La donna che riapriva i teatri di Francesco Ranieri Martinotti è un documusical ispirato a Roberta Betti, mecenate pratese cui si deve la riapertura del teatro Politeama della cittadina toscana. Drusilla Foer, Simona Marchini, Giovanni Caccamo, Patrizia Pepe e Franco Godi raccontano la battaglia di questo straordinario e tenace personaggio contro l’avidità di speculatori edilizi. Il film, prodotto da Camillo Esposito per Capetown S.r.l., in collaborazione con Rai Cinema è stato presentato oggi Fuori Concorso nella sezione Ritratti e Paesaggi del Torino Film Festival, distribuito da Kitchen Film.
Il film è ispirato a un particolarissimo episodio avvenuto a Prato negli anni ’90 che riguardò la vita culturale della città gioiello dell’industria tessile italiana. Un caso di mecenatismo che consentì di sottrarre ad investitori senza scrupoli il Teatro Politeama che avrebbe visto trasformata, la platea, il bocca scena, il palcoscenico e tutta la volumetria dal pavimento alla cupola di Nervi, in una ripida rampa per accedere ai diversi livelli di un immenso garage. A differenza di quanto avviene oggi, i mecenati che finanziarono quell’iniziativa non furono i classici brand delle sponsorizzazioni, ma le titolari di una piccola impresa di pulizie insieme a molti altri privati cittadini.
Protagonista del documentario è Roberta Betti, nata a Prato, figlia di un muratore e di una sarta, che riuscì a sottrarre dalla speculazione edilizia il Politeama della città riuscendo a creare un comitato cittadino per acquistare dalla banca, proprietaria dell’immobile, il teatro che si trova nel cuore della città e che ancora oggi dopo trent’anni continua ad avere un cartellone ricco di spettacoli: dall’opera lirica, al teatro, dall’operetta, ai concerti pop.
Drusilla Foer
Voce narrante di questa straordinaria rinascita è Drusilla Foer, che abbiamo raggiunto telefonicamente durante una pausa delle prove dello show al Blue Note di Milano previsto per il 7, 8 e 9 dicembre, dove presenterà live Dru, il suo primo album.
Chi è Roberta Betti?
È un personaggio unico in Italia, una donna che aveva un’altra attività economica, una impresa di pulizia, ma che ha messo a disposizione tutto il suo denaro, la sua energia e la propria visione, la propria determinazione, in nome del teatro. Non esiste un’altra donna, un’altra realtà come il teatro Politeama di Prato pagato dai cittadini. Una guerriera che ha protetto la civiltà, questo tipo di civiltà.
Come ci è riuscita?
Roberto Betti è stata un soldato, ha lottato per quello spazio che rischiava di finire diviso e frammentato, trasformato in un garage e vari appartamenti. Ha tenacemente chiesto aiuto al popolo pratese perché pagasse una piccola partecipazione per la salvezza di questo posto. È difficile definirlo un luogo comunale perché ha degli investitori che sono tutta la città di Prato, con il supporto degli industriali che in quegli anni avevano uno sguardo attento all’arte contemporanea, alla musica, non dimentichiamoci il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, il Fabbricone e tutti gli altri posti che hanno fatto l’avanguardia del teatro.
Ha avuto molto coraggio.
Sa qual è stata l’ultima cosa così pagata dai cittadini? Il duomo di Firenze nel 1200, quando tutti i cittadini hanno contribuito alla sua costruzione. Così Roberta Betti ha chiesto a tutti i pretesi di salvare il teatro cittadino. Infatti viene ricordata come una combattiva, donna illuminata che ha salvato Prato ridonandogli il suo Politeama, un luogo di cultura. Molti pratesi sono stati i valorosi soldati del suo esercito.
Che cosa rappresentava il Politeama per la città?
Il Politeama era più di un semplice intrattenimento. Rappresentava tutta la ricchezza economica pratese. All’epoca aveva uno sguardo attentissimo alla restituzione del valore dei denari in cultura. Roberta Betti non solo è stata capace di salvare questo spazio ma anche di farlo diventare una grande cassa di risonanza dell’intrattenimento ben fatto, serio, della musica, della danza, della scuola, della formazione. Una scuola fondata da Roberta Betti sul Musical che ha dato la vita a tantissimi attori che oggi lavorano, alcuni diventati anche famosi.
Cosa ha rappresentato per lei Roberta Betti?
(Qui la commozione ha preso il sopravvento, ndr). Io le devo moltissimo perché mi ha fatto vivere il Politema pratese come casa mia. Mi sono sempre sentita a casa, conosco ogni centimetro di quel teatro, dopo gli spettacoli mi giravo dal palco verso di lei, l’applaudivo e la ringraziavo e le mandavo dei grandi baci perché mi ha dato tanto fiducia in quello che faccio.
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