Alice nella Città (e nell’animazione). Il cortometraggio è presente, ma fa fatica ad emergere fuori dai festival

Nella sezione indipendente della Festa del Cinema di Roma c'è posto anche per i film animati in formato breve. Tra Z.O, S'ozzastru e Black Eyed Dog, nonostante il pregiudizio, il genere si sta prendendo spazio nelle kermesse

L’animazione sta piano piano conquistando spazio all’interno dei festival. Ad Alice nella Città, nella cornice della 18esima Festa del Cinema di Roma, ci sono opere d’animazione, sia lungometraggi come Invelle di Simone Massi che Il ragazzo e l’airone del maestro Hayao Miyazaki. Ma anche nelle sezioni dedicate al cortometraggio, come Z.O, S’ozzastru e Black Eyed Dog. È un formato un po’ sfortunato quello del cortometraggio, che oltre il circuito festivaliero ha diverse difficoltà ad emergere sul mercato, con fortissimi gap strutturali.

Al momento “è un cane che si morde la coda”, come sostiene Loris G. Nese, 32 anni, al festival con il suo cortometraggio Z.O. (Panorama Italia Concorso), un racconto direttamente dal suo quartiere di Salerno (la zona orientale, da qui il titolo). “Se il sistema cominciasse ad ingranare, con broadcaster e attori del mercato che aumentano la distribuzione di questo prodotto, ci sarebbe più produzione”. Un discorso, quello di Nese, che prende in considerazione non solo formato corto, “ma vale anche per l’animazione”.

“Al momento è considerato il fratello minore del lungometraggio, sarebbe bello vederlo diventare un fratello della stessa età, la lunghezza del formato è un valore artistico”, continua Nese, che nella sua opera di animazione ha raccontato la storia di tre giovani tifosi della Salernitana, tra l’abbandono e i clan familiari, in una città che ha avuto un picco di crescita che non è mai stato corrisposto a un aumento di servizi.

La realtà di Z.O ad Alice nella Città

“Salerno è una città spaccata tra centro storico e zona est, una divisione anche valoriale molto sentita da chi ci abita”, ha spiegato il regista e fondatore di Lapazio Film a The Hollywood Reporter Roma. “L’idea nasce da un’osservazione spontanea, e da storie che si raccontano che io ho messo sotto forma di fiction, ambientandola nel 1999”. Si vede una PlayStation 1, un videogioco di calcio, e fotografie della città con immagini di repertorio unirsi a un’animazione lisergica, virtuale. Quello è un altro mondo, che pian piano diventa più chiaro e si fa più reale, come gli attori che hanno partecipato a Z.O.

La tecnica usata da Nese è il rotoscope, una modalità di animazione che gli ha permesse, sul piano artistico, di elaborare una suggestiva inquadratura della città di Salerno. “Mi interessava restituire una visione senza tempo – conclude Nese – mostrando anche la realtà fotografica”.

Una scena di Z.O. (Courtesy of <yoastmark class=

La natura e S’ozzastru

Una realtà che l’animazione riesce a cogliere, con toni estetici persin più coinvolgenti. Il reale è limitante, in quest’ottica. Ciò porta al minimalismo di Carolina Melis, 48 anni, metà sarda e metà danese, che ad Alice nella Città porta S’ozzastru (Panorama Italia Proiezione Speciale), la cui stessa esistenza è una dichiarazione d’intenti abbastanza forte. Una produzione, orgogliosamente, sarda: dalla scrittura al montaggio, realizzata dalla casa di produzione Nical Studio.

Nel corso dell’intervista con THR Roma, Melis risponde da Seoul. “Sarebbe bello poter creare un ponte, una connessione sul fronte dell’animazione tra la Sardegna e la Corea del Sud”, racconta. La regista, che ha passato diversi anni della sua vita a Londra, lavorando con MTV e Nexus, è tornata dieci anni fa sull’Isola e ha scelto di rimanere. “Ho avuto la percezione che stesse nascendo qualcosa di interessante e di importante”, ha dichiarato.

S’ozzastru, un termine sardo che si usa per indicare un olivastro, racconta la storia dell’umanità, ma dal punto di vista di un albero millenario, che ha visto questa specie nascere, inventare, crescere e scontrarsi. Il film, come spiegato anche negli ultimi fotogrammi, è ispirato a un fatto di cronaca: nel 2021, un olivastro millenario in Sardegna è andato in fiamme, distruggendo quasi 28mila ettari di campagne e case, e uccidendo migliaia di animali. Ma un anno dopo, il “s’ozzastru” è tornato a germogliare, ed è diventato “un simbolo di resilienza”.

L’epica-poetica

Uno stile d’animazione minimalista e suggestivo, in una narrazione che l’autrice di S’ozzastru definisce “epico-poetica”, “ho lavorato con un pennello molto grezzo, e ho dato molta importanza al dettaglio delle imperfezioni”, continua Melis, che racconta anche di aver preso la produzione di questo cortometraggio come un gioco, ma che poi si è presto trasformato in una sfida produttiva interessante: “Questa è la dimostrazione che si può fare tutta la produzione in Sardegna, e proprio per questo stiamo pensando anche alla realizzazione di serie con tematiche sociali ed ecologiche, proprio come S’ozzastru”.

Sullo spazio dell’animazione ai festival (e non soltanto ad Alice nella Città), a differenza di Nese, Melis ha sentito molto il pregiudizio nei confronti di questo genere cinematografico, che spesso ha indicato i prodotti d’animazione come unicamente per bambini, secondo lei “una tattica per sminuire il genere e ridurlo a gioco”. “Ho lavorato sempre a stretto contatto con la musica, i miei lavori sono legati alla colonna sonora – conclude Melis – un approccio ben distante da quello per l’animazione per bambini”.