La fine della 74esima Berlinale è vicina. La cerimonia di premiazione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino di quest’anno si apre sabato sera: la giuria, presieduta dall’attrice di 12 Anni Schiavo e Black Panther Lupita Nyong’o, consegnerà gli ambiti Orsi d’oro e d’argento.
Il dramma iraniano My Favourite Cake di Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha ha buone probabilità di essere premiato quest’anno. Il film, che racconta di una vedova settantenne e dei suoi timidi tentativi di storia d’amore con un tassista suo coetaneo, è stato il preferito dalla critica. Una vittoria per la pellicola rappresenterebbe un messaggio politico dopo che il governo iraniano ha vietato ai registi di partecipare al festival.
Se la giuria scegliesse My Favourite Cake per l’Orso d’oro, sarebbe la terza volta in 10 anni – dopo Taxi Teheran di Jafar Panahi (2015) e Il male non esiste (2020) di Mohammad Rasoulof – che Berlino assegna il suo massimo riconoscimento a registi iraniani in contumacia.
Langue Étrangère di Claire Burger, un dramma d’amore tra due ragazze adolescenti – una francese, l’altra tedesca – è un altro favorito per i premi, con le giovani protagoniste Lilith Grasmug e Josefa Heinsius che sono considerate forti candidate per il premio berlinese per la migliore interpretazione di genere.
Corsa all’Orso
Cillian Murphy, star di Oppenheimer, potrebbe aggiungere un Orso d’argento alla sua bacheca di trofei se la giuria apprezzerà la sua interpretazione ferma e cupa in Small Things Like These di Tim Mielants, nei panni di un uomo che nell’Irlanda degli anni Ottanta assiste a terribili abusi sulle donne da parte della chiesa cattolica e lotta con la propria coscienza per fare la cosa giusta.
Hong Sangsoo, un habitué dei premi della Berlinale – ha vinto due volte l’Orso d’argento nel 2020 (Domangchin yeoja), nel 2021 (Introduction) e nel 2022 (The Novelist’s Film) – potrebbe completare il quartetto con il suo ultimo film, Yeohaengjaui pilyo (A Traveler’s Needs), la sua terza collaborazione con la star francese Isabelle Huppert, dopo In Another Country (2012) e Claire’s Camera (2017).
Il candidato tedesco con le migliori probabilità di successo dell’Orso d’Oro è Sterben (Dying) di Matthias Glasner, un potente melodramma di tre ore, commovente e divertente, che racconta la storia di un direttore d’orchestra tedesco (Lars Eidinger) e sulla sua famiglia estremamente disfunzionale. Il film potrebbe essere il primo film tedesco a vincere il primo premio di Berlino dopo Head-On di Fatih Akin nel 2004.
The Devil’s Bath, un film horror austriaco dei registi di Goodnight Mommy Veronika Franz e Severin Fiala, potrebbe essere troppo cruento per la giuria berlinese, ma lo psicodramma su una donna portata agli estremi nell’Austria rurale del XVIII secolo ha conquistato il pubblico di Berlino.
E i documentari?
Due degli ultimi otto vincitori dell’Orso d’Oro sono stati documentari (Sur l’Adamant di Nicolas Philibert l’anno scorso e Fuocoammare di Gianfranco Rosi nel 2016) e quest’anno un paio di documentari hanno ottime possibilità. C’è Dahomey di Mati Diop, un esame delle questioni sollevate dal ritorno in Africa delle opere d’arte saccheggiate. Architecton del regista russo Victor Kossakovsky utilizza immagini straordinarie per esaminare il mondo della pietra e del cemento, l’ambiente naturale e quello costruito, e il modo in cui si sgretolano e si ricostruiscono.
Una possibile sorpresa per l’Orso d’oro è Pepe del regista dominicano Nelson Carlos De Los Santos Arias. Questo miscuglio inclassificabile di documentario e fiction è narrato da un ippopotamo portato in Colombia dal re della droga Pablo Escobar, in una contemplazione onirica della natura, della dislocazione culturale e dei modelli di alimentazione dei megaerbivori.
In lizza per i premi della Berlinale
In corsa per i massimi riconoscimenti del Festival del Cinema di Berlino ci sono anche il dramma culinario La Cocina del regista Alonso Ruizpalacios con Rooney Mara e Raúl Briones, il dramma fantascientifico Another End di Piero Messina con Gael García Bernal, Renate Reinsve, Bérénice Bejo e Olivia Williams, Sons di Gustav Möller, un thriller ambientato in una prigione del regista danese di The Guilty (2018), e Black Tea, il primo lungometraggio di Abderrahmane Sissako dopo Timbuktu del 2014, venduto da Gaumont.
Ma non sono i soli, anche A Different Man di Aaron Schimberg, con Sebastian Stan, Renate Reinsve e Adam Pearson, Gloria! di Margherita Vicario, L’Empire, parodia fantascientifica di Bruno Dumont, e poi il dramma sull’era Covid Suspended Time di Olivier Assayas.
Particolare considerazione anche per From Hilde, With Love, dramma d’epoca tedesco di Andreas Dresen, con l’attrice di Babylon Berlin Liv Lisa Fries nel ruolo della combattente della resistenza contro il regime nazista Hilde Coppi, Who Do I Belong To, del regista tunisino Meryam Joobeur e Shambhala di Min Bahadur Bham, il primo film nepalese in concorso a Berlino.
La cerimonia di premiazione della 74ª Berlinale avrà inizio sabato 24 febbraio alle 18.30 a Berlino, in diretta sul sito web della Berlinale o sul canale YouTube del festival.
Traduzione di Pietro Cecioni
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