“A Berlino e nel mondo vogliamo far conoscere il nostro nuovo star system. Abbiamo giovani bravissimi nel cinema italiano, quello che noi dobbiamo fare è dar loro spazio per farsi conoscere e lanciarli per una nuova riconoscibilità internazionale”. Mostra entusiasmo Lucia Borgonzoni, sottosegretaria alla cultura, in occasione dell’evento Celebrating Connections, organizzato dal ministero della cultura e da Cinecittà presso il Padiglione Italia della Berlinale.
Presentato dal giovanissimo attore Federico Ielapi (ha tredici anni) nell’avveniristico padiglione tirato su alle spalle del Gropius Bau (dove si svolge lo European Film Market) è stata l’occasione per presentare l’ultimissima leva degli interpreti del Bel Paese, tra cui Ginevra Francesconi, Saul Nanni (presto lo si vedrà nei panni di Rocco Siffredi giovane in Supersex), poi Domenico Cuomo (Mare Fuori) e Sara Serraiocco.
Presente sul palco anche Stefano Accorsi, preceduto da un trailer della miniserie Marconi, che non solo ha voluto incoraggiare i giovani attori ma anche avvisare che quello dell’interprete “è il mestiere più frainteso del mondo”, nel senso che la “parte glamour ne è solo una piccola parte” e che è cruciale la gavetta (vedere alla voce Anna Magnani, “che era partita dall’avanspettacolo, dove poteva capitare che ti tirassero gatti morti sul palco”).
Mentre Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà, ha annunciato che gli studi del leggendario studio cinematografico della capitale “passeranno da 20 a 25 entro il 2026”, il Ceo di Rai Cinema Paolo Del Brocco si è fatto portatore di un videomessaggio di Matteo Garrone da Los Angeles, dove sta promuovendo in tutte le sedi possibile il suo Io Capitano, in concorso agli Oscar come miglior film internazionale.
Promuovere il nuovo star system italiano “risponde anche in parte alla polemica che era nata durante la Mostra del cinema di Venezia”, spiega Borgonzoni, “su come mai arrivano gli americani e fanno un film su un personaggio italiano e non prendono un italiano. Perché chi fa un film cerca un volto che abbia una riconoscibilità internazionale. Ma se non aiutiamo questi ragazzi a girare e a farsi conoscere questo non accadrà mai”.
Ha gioco facile, la sottosegretaria, nel ricordare che “l’Italia è il posto migliore per girare, siamo una nazione del cinema: non solo per lo splendore delle nostre location, anche per la straordinaria qualità delle nostre maestranze. Non a caso siamo, dopo gli Stati Uniti, il secondo paese al mondo per numero di Oscar conquistati. Non solo i grandi registi e i grandi attori: ma costumisti, scenografi, fotografi”.
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