Il regista iraniano Mohammad Rasoulof non può lasciare il Paese per partecipare al Festival di Cannes e far parte della giuria di Un Certain Regard.
Come riportato per la prima volta dal servizio di informazione in lingua farsi di Radio France Internationale (RFI), Rasoulof sperava di partecipare a Cannes 76 dopo che le autorità iraniane, a febbraio, gli avevano concesso un rilascio temporaneo, in seguito a sette mesi di detenzione, dalla prigione di Evin di Teheran a causa di problemi di salute.
L’amico di Rasoulof, il regista dissidente Jafar Panahi, è stato autorizzato a lasciare l’Iran la scorsa settimana per viaggiare all’estero, per la prima volta dopo quattordici anni.
Rasoulof, invece, non ha ottenuto il permesso di lasciare il Paese.
Rasoulof, un regista dissidente
Il regista cinquantenne è uno dei maggiori critici del regime iraniano e le sue dichiarazioni pubbliche lo hanno costretto a finire in prigione più volte nel corso degli anni. Gli è stato vietato di girare film e, negli ultimi sei anni, di lasciare il Paese.
Rasoulof ha continuato a lavorare, girando film in segreto. Nel 2020 ha girato There Is No Evil, un duro attacco alla violenza e all’ipocrisia della Repubblica islamica, che è stato fatto uscire clandestinamente dal Paese e presentato al Festival di Berlino, dove ha vinto l’Orso d’oro per il miglior film.
Prima del divieto di viaggio, il regista era un habitué di Cannes. I suoi lungometraggi Manuscripts Don’t Burn (2013) e A Man Of Integrity (2017) sono stati entrambi presentati in anteprima a Un Certain Regard. Il primo ha vinto il premio della critica Fipresci, il secondo il premio per il miglior film. Il tour internazionale di A Man Of Integrity è stato l’ultimo viaggio di Rasoulof fuori dal Paese. Quando è tornato in Iran, dopo la prima del film a Telluride nel settembre 2017, le autorità hanno confiscato il suo passaporto.
Rasulof è stato arrestato lo scorso luglio, prima delle proteste in corso di Woman Life Freedom, per aver firmato una petizione che condannava la violenza della polizia contro i manifestanti.
Traduzione di Pietro Cecioni
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