Guardare al passato per conoscerci meglio oggi. È un po’ il compito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, che dal 7 al 14 ottobre fanno fare al pubblico un tuffo indietro nel tempo catapultandoli nella loro 42esima edizione, alla riscoperta di opere e generi nascosti che rivivono durante la manifestazione. L’evento, diretto da Jay Weissberg, si terrà al Teatro Verdi Pordenone, dopo la pre-apertura del 6 ottobre al Teatro Zancanaro di Sacile, in cui la Zerorchestra ha accompagnato con le sue note la pellicola Poker Faces di Harry A. Pollard del 1926.
Ed è proprio il direttore, studioso e critico del cinema (con un passato di 18 anni a Variety) Jay Weissberg a raccontarci il senso profondo della sua selezione. “I temi sono sempre diversi, ma cercano di essere di anno in anno coerenti tra loro, penso all’evento speciale per Sherlock Jr con Buster Keaton – che compie 99 anni – per arrivare allo sguardo sul genere slapstick. L’idea però è sempre restituire la varietà di un cinema vasto, fondato sull’intrattenimento e la meraviglia che provavano gli spettatori allora. Se guardiamo alle rassegne e i festival dedicati al cinema delle origini, pensiamo che quel periodo sia fatto di soli capolavori, ma in realtà stiamo parlando di un’industria nascente che aveva tanto racconto di genere e, appunto, intrattenimento”
A inaugurare le Giornate è La Divine croisière (1929), uno degli ultimi film muti di Julien Duvivier, accompagnato dalla partitura composta e diretta da Antonio Coppola ed eseguita dall’Octuor de France. Le retrospettive del 2023 andranno dalla classicità di Buster Keaton del già citato Sherlock Jr. (1924), affiancato dal suo doppio Charlie Chaplin con The Pilgrim, opera del 1923 presentata in prima mondiale nel nuovo restauro commissionato dal Chaplin Office con la partitura originale composta dallo stesso Chaplin eseguita dall’Orchestra da Camera di Pordenone diretta da Ben Palmer.
Un vero lavoro di indagine, ritrovamento, ricerca. “Dagli archivi del cinema britannici a quelli della Catalogna abbiamo girato il mondo alla ricerca di opere spesso perdute, probabilmente la parte più bella del mio, del nostro lavoro. Ritrovare qualcosa che si crede perso per sempre è un’emozione speciale, devo ringraziare il fatto di aver lavorato tanto a New York, dove ogni epoca e ogni film può essere recuperato con un po’ di impegno. E ti senti sempre un po’ detective mentre lo fai. Quello a cui tenevamo di più era restituire l’idea di un periodo, di un’epoca, sia a livello cinematografico che sociale e politico. Ecco perché, a meno che non vi siano contenuti insopportabili per la sensibilità attuale, proiettiamo anche lavori che ora risultano inevitabilmente anacronistici e politicamente scorretti, superati nei costumi e nelle visioni. Per ricordarci chi eravamo. E come”.
Dagli immaginari dei regni balcanici – arriva la seconda retrospettiva sulla Ruritania – al filone slapstick, fino al focus su due attori: il tedesco dei film d’avventura Harry Piel e la stella del firmamento western Harry Carey. Le Giornate del cinema muto – Pordenone Silent Film Festival offrono tanti appuntamenti speciali, come l’evento musicale di mercoledì 11 ottobre con Hindle Wakes (1927) di Maurice Elvey, accompagnato dalla partitura di Maud Nelissen e l’omaggio per il centenario della figura del letterato e viaggiatore Pierre Loti, che rivivrà grazie alle immagini di alcuni dei luoghi da lui visitati.
A questo articolo ha contribuito Martina Barone
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