Esistono i vincitori e esistono i vincitori morali. Esistono i perdenti ed esistono i perdenti a cui il fato si è messo di traverso. Esistono nel gioco, nello sport, nella vita. Esistono anche in un mondo luminoso e patinato come Hollywood, meta dei sogni per eccellenza, dove tutti i desideri sono più luminosi e le cadute assai più rovinose. E se si è i Golden Globes 2024 e si decide di puntare le telecamere ovunque, fisse, sempre, anche nei momenti di pausa e pubblicità, significa che i risultati di quella corsa, di quella gara al premio che “non determina il valore di un’opera”, ma che se vinciamo comunque non ci dispiace, allora è bene dire “giù le maschere”.
Vediamoli perciò quei vincitori che sono davvero vincitori, ma sono anche vincitori morali, e quei perdenti che sono davvero perdenti, ma sono anche perdenti per qualche luna storta o stravolgimento del destino, che si può leggere anche come “Golden Globe Foundation”, nuova ente di assegnazione dei premi.
Tutti i vincitori dei Golden Globes 2024
Christopher Nolan (e compagnia bella)
Fino alla serata del 7 gennaio 2024 al Beverly Hilton Hotel, in California, Christopher Nolan non era mai stato premiato con un simile riconoscimento. Non lui direttamente. Lo ha raccontato anche sul palco dei Golden Globes, dove ha ritirato il premio per la miglior regia (dopo Robert Downey Jr., prima di Cillian Murphy, aspettando l’apoteosi di premi raggiunta da Oppenheimer), ricordando come l’unica volta che ha tenuto in mano un simile riconoscimento era in onore di Heath Ledger, suo Joker ne Il Cavaliere Oscuro morto l’anno precedente. L’arrivo di un premio che anche i fan più accaniti si sono domandati spesso se sarebbe mai arrivato. In fondo si penserebbe quasi che Nolan non sia un regista da Oscar. E invece, dopo la serata dei Golden Globes, potrebbe essere cambiato tutto.
Lily Gladstone e il significato del suo premio
Ve lo ricordate quando nel 1973 Marlon Brando vinse l’Oscar per il ruolo di Vito Corleone ne Il padrino, non si presentò per protesta alla serata mandando una giovane attivista Apache per denunciare le scabrosità compiute dagli americani sul suo popolo e si scoprì poi che era tutta una farsa? O, almeno, così sembrerebbe? Bene, verità o non verità che sia, la vittoria come migliore attrice drammatica di Lily Gladstone per Killers of the Flower Moon ha ristabilito il dovuto equilibrio, facendone la prima interprete nativa americana (autentica, questo è certo!) a ricevere un simile premio.
Succession, il cast e il trono passato ai figli
Aveva il numero più alto di candidature ai Golden Globes per una serie. Era lo show che aveva svettato su tutti. E di fatto ha vinto. Succession ne esce come successo assoluto perché raggiunge il record con tre globi ricevuti per la miglior serie drammatica nel corso delle stagioni (prima di quest’anno, era stata premiata nel 2020 e nel 2022), chiudendo in bellezza facendo salire i suoi protagonisti sul trono che, di fatto, nella serie è stato fatto a brandelli. È un win-win. Vincono tutti. O quasi. Ma ai perdenti ci dobbiamo ancora arrivare.
Emma “Bella Baxter” Stone
Due Golden Globes e un biglietto di sola andata per gli Oscar. La passata vincitrice di La La Land, Emma Stone, ringrazia Yorgos Lanthimos dicendogli che le ha cambiato la vita. Ma forse non sa quanto lei l’ha cambiata a noi. Da Suxbad – Tre menti sopra il pelo, prima apparizione al cinema, passando per Crazy, Stupid, Love e lo Spider-Man della Sony. Adolescente, ragazza, donna. Tutti gli step della sua Bella in Povere creature!. Che non vediamo l’ora di veder stringere in mano un’altra statuetta.
Anatomia di uno scandalo (tutto francese)
La Francia, soprattutto quest’anno, ha una fortuna: avere più di un’opera di altissimo valore cinematografico con cui competere nell’award season mondiale. Ma è uno scandale tutto alla francese quello che si è consumato sul palco dei Golden Globes 2024, facendo alzare alla regista e sceneggiatrice Justine Triet i suoi premi (miglior sceneggiatura e miglior film in lingua non inglese) di fronte a tutta la commissione degli Oscar che le ha preferito La Passion de Dodin Bouffant al suo Anatomia di una caduta.
Le ragioni parrebbero politiche: Triet ha vinto la Palma d’oro a Cannes, si è espressa contro la promulgazione della riforma delle pensioni del presidente Emmanuel Macron e così, la pena, è stata la sua esclusione della gara per favorire la pellicola di Trần Anh Hùng. E forse i due premi ricevuti a Los Angeles sono solo il primo passo per vedere Anatomia di una caduta in dirittura di arrivo per qualche statuetta. Magari non per il miglior film internazionale, ma potrebbe fare doppietta per la miglior sceneggiatura originale, come accaduto ai Golden Globes. La prima volta per un’opera non in lingua inglese.
Ve lo ricordate Beef – Lo scontro?
La domanda è lecita. Beef – Lo scontro, miniserie originale Netflix, ha vinto i premi principali: miglior miniserie, attore e attrice protagonisti. Ed è di gran sollievo constatare che, ancora oggi, ci sono opere seriali che riescono a superare la prova del tempo, seppur limitata, accompagnandoci i primi dell’anno (lo show è uscito comunque ad aprile, ma ben lontano rispetto all’award season) e lasciando una traccia al punto da ritornare, venir addirittura premiati, dimostrare che in questa epoca non esistono solo opere cotte e mangiate, ma c’è ancora modo di fruire con coscienza un prodotto, lasciarlo marinare e digerendolo solamente quando lo vediamo stringere un globo dorato tra le mani.
The Bear, una vittoria necessaria
Scontato, ma necessario premiare la seconda stagione di The Bear. Scontato, ma necessario perché non solo, come accaduto con la precedente, era stata riconosciuta come miglior serie e migliore attore protagonista (Jeremy Allen White), bensì per vedere sul palcoscenico Ayo Edebiri, volto che vogliamo e dobbiamo rivedere ancora nel futuro. Pochi minuti del suo discorso avranno sicuramente confermato a metà della stanza la sua verve comica (anche genuinamente involontaria) e all’altra metà di volerne sapere di più di quella giovane attrice, magari mai vista prima. Si può cominciare proprio con The Bear, per l’appunto, ma si può anche abbondare con gli appetitosi Bottoms (Prime video) e Theatre Camp (Disney+).
I perdenti dei Golden Globes 2024
Barbie: che il premio al miglior box-office sia un contentino?
Per il primo anno in questa 81esima edizione dei Golden Globes, la serata ha annunciato la categoria per il miglior film box-office e, di conseguenza, il suo primo vincitore. Il riconoscimento è andato a Barbie, con un tiratissimo sorriso da parte di Margot Robbie e un’aria un po’ smarrita da parte di Greta Gerwig che, compreso che probabilmente sarebbe stato l’unico globo per cui sarebbero state convocate sul palco, hanno ringraziato tutti coloro che si sono vestiti di rosa e si sono recati al cinema nel corso dei mesi, soprattutto ricordato che ognuno di noi è una Barbie o un Ken a cui il film parla. E sarebbe tutto bellissimo (e rosa) se non fosse che il dispiacere è percepibile nell’aria. Ma a Barbie-Stereotipo hanno insegnato così: si affronta ogni avversità trentadue denti lucenti e sbiancati alla volta.
Sandra Hüller: due ruoli, nessun globo
Aveva sue possibilità. Non una. Due possibilità. Anatomia di una caduta – che si è aggiudicato due premi – e La zona d’interesse. Sandra Hüller è stata amata per le sue interpretazioni di una donna accusata dell’omicidio (o della caduta?) del marito e in quella di una moglie di un capo nazista che pensa solo al suo bel giardino. Poi la nomination è stata comunque una sola (per il film di Justine Triet), ma a quanto pare il clamore e lo stupore per il suo talento non sono stati abbastanza.
May(be) December
Diciamo che la vera sconfitta di May December è essere stato candidato fin da subito come miglior film commedia o musicale. Cosa possa esserci di comico (lasciamo stare di musicale) in una storia di abusi, prigioni e manipolazioni è tutto da spiegare. Ma a uscirne davvero male è probabilmente Natalie Portman, candidata e anche produttrice del film di Todd Haynes. Pensare che nell’opera le aveva riservato (o si era?) un monologo ad hoc. La Frankenstein di Emma Stone ha però battuto il suo personaggio di un’attrice alla ricerca disperata di ruolo con cui vincere un premio. Ironico, no?
Kendall Roy, anche nella vita vera
E di ironia, i Golden Globes 2024, ne hanno per tutti quanti. Possibile che Jeremy Strong aka Kendall Roy sia l’unico della famiglia di Succession che non è riuscito a conquistare il riconoscimento, a differenza dei suoi “fratelli” Kieran “Roman” Culkin e Sarah “Shiv” Snook? A quanto pare, seppur non presente alla serata di premiazione, ci toccherà immaginarci la reazione di Strong così, proprio come il già iconico finale della quarta e ultima stagione della serie.
Stand-up comedian, chi?
Altra nuova categoria, altra perplessità all’orizzonte: vengono premiati i migliori comici con i loro stand-up eppure il tavolo sembra il più funereo della serata. Vero che non si può scadere nel cliché appropinquandosi e esordendo con un: “E fateci ridere!”. Ma almeno si cercasse di non far sentire più del dovuto l’assenza di Ricky Gervais, l’unico che forse l’istituzione dei vecchi Golden Globes non avrebbe mai più voluto vedere fino alla fine della sua carriera – li aveva insultati pesantemente quattro anni fa, quando era conduttore della serata e aveva promesso che non si sarebbe mai più presentato (come ha fatto) – e che invece la riforma ha per di più premiato.
Italia, amore mio
Per concludere, una delusione tutta italiana. Io capitano non conquista la statuetta e Matteo Garrone torna a casa come ci era partito. Un po’ lo sapevamo, ma che siamo tristi (e perdenti) almeno per oggi possiamo concedercelo.
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