Sono sette le candidature ai Golden Globes per Killers of the Flower Moon (qui la nostra recensione), il film di Martin Scorsese che lo scorso maggio è stato presentato in anteprima mondiale, fuori concorso, a Cannes 76 . Miglior film drammatico, miglior regia, miglior sceneggiatura per Scorsese ed Eric Roth, miglior attrice in un film drammatico (Lily Gladstone), miglior attore in un film drammatico (Leonardo DiCaprio), miglior attore non protagonista (Robert De Niro) e miglior colonna sonora (Robbie Robertson). Nella categoria principale il film dovrà vedersela con Anatomia di una caduta di Justine Triet, La zona di interesse di Jonathan Glazer, Maestro di Bradley Cooper, Oppenheimer di Christopher Nolan e Past Lives di Celine Song.
Quest’anno, dopo lo scioglimento della Hollywood Foreign Press Association avvenuto nel 2023, il premio verrà organizzato dalla nuova Golden Globe Foundation. Non sarà dunque più l’Hfpa a supervisionare la cerimonia ora presieduta dai produttori Dick Clark Productions, che appartengono a Penske Media Eldridge (la joint venture tra Penske Media Corporation e Eldridge che possiede anche The Hollywood Reporter). Il prossimo 7 gennaio sulla Cbs andrà in onda lo show che, come da tradizione, anticipa la notte degli Oscar.
Killers of the Flower Moon, la trama
Ambientato negli anni Venti e liberamente tratto dall’omonimo saggio di David Grann, il film racconta il genocidio della Osage Nation, la popolazione nativoamericana proprietaria delle sorgenti petrolifere, attraverso la storia d’amore tra Ernest Burkhart (DiCaprio) e Mollie Kyle Cobb (Gladstone). Lui uomo bianco, ignorante e inetto, in cerca di fortuna attraverso un matrimonio vantaggioso, lei una donna Osage acuta, determinata e di un’eleganza imponente. Il loro amore è sincero, come lo è anche la sete di potere e ricchezza di Ernest, che diventa complice di un violento e silenzioso sterminio orchestrato anche dallo zio, William Hale (De Niro), e scoperto solo diversi anni dopo dall’Fbi.
Dalla durata al messaggio: perché è un racconto “epico”
Ancor prima dell’uscita in sala la critica ricorrente a Killers of the Flower Moon ha riguardato la sua durata colossale (3 e ore 26 minuti la versione proiettata a Cannes). Scorsese non si è comunque lasciato scoraggiare, invitando gli amanti del cinema ad “avere rispetto” per l’opera nel suo complesso, anche perché “c’è chi guarda le serie tv per più di cinque ore senza pausa”, aveva affermato rimproverando l’ipocrisia di alcuni commenti.
Anche Thelma Schoonmaker, storica partner di Scorsese al montaggio, lo scorso ottobre aveva minacciato provvedimenti contro la violazione degli accordi di distribuzione di alcuni esercenti, colpevoli di aver inserito un intervallo nelle proiezioni del film. L’opera perde il suo senso, secondo la montatrice. E il suo senso è quello di una discesa sempre più profonda e senza ritorno alle radici violente, avide e perfide degli Stati Uniti: un nuovo mito di fondazione, nel sangue, perciò apertamente politico.
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