Alla Festa del Cinema di Roma, da un paio d’anni, non mancano i numeri. Quelli dei film, soprattutto: più di 130 titoli in cartellone tra film di finzione, documentari e serie tv, omaggi, restauri e proiezioni speciali, in un programma stracolmo di opportunità (anche troppe) per chi – con attenzione – sa dove andare a pescare. THR Roma propone una guida ragionata per non perdersi nel labirinto dei titoli della diciottesima edizione della rassegna.
Le opere prime (delle donne)
Ai festival internazionali, spesso, i nomi che “girano” sono sempre gli stessi. La Festa del Cinema di Roma, d’altra parte, propone un buon numero di opere prime in concorso: cinque esordi caratterizzati da una forte presa sulla realtà e con uno spiccato interesse per i temi di genere. E se nella sezione competitiva il numero delle registe resta ancora piuttosto basso – appena 5 su 18 – è l’esordio di una donna ad aprire la festa, quello di Paola Cortellesi con la commedia C’è ancora domani: una storia di emancipazione nella Roma popolare della seconda metà degli anni ’40, in bianco e nero, in cui la regista recita al fianco di Valerio Mastandrea ed Emanuela Fanelli. Il suo esordio – arrivato dopo una lunga esperienza da sceneggiatrice – segue di poco quello della collega Micaela Ramazzotti con Felicità, pioniera a Venezia di una new wave di attrici-registe. Alla Festa di Roma esordiranno (fuori concorso) anche Kasia Smutniak con il documentario Mur, girato tra Polonia e Bielorussia, Margherita Buy con Volare e Giovanna Mezzogiorno con il cortometraggio Unfitting, interpretato da Ambra Angiolini.
Bruciano le periferie francesi in After The Fire di Mehdi Fikri, opera prima ambientata in un quartiere di immigrati di Strasburgo, in cui l’uccisione di un ragazzo da parte della polizia innesca una spirale di proteste guidate – soprattutto – dalle donne delle banlieue. Ed è sempre una riflessione sul femminile e sulle convenzioni di genere l’esordio dello svedese Ernst De Geer, che con The Hypnosis racconta l’inquietante mondo delle start-up per la salute riproduttiva delle donne. Il figlio del regista britannico Mike Leigh, Leo, sceglie Roma per il suo esordio, Sweet Sue, in cui una matura signora londinese (Maggie O’Neill) si infatua di un attempato motociclista con un figlio influencer. Dall’Iran infine arriva l’ultima opera prima del concorso, il duro Achilles di Farhad Delaram, in cui una prigioniera politica, a lungo internata in un ospedale psichiatrico, si unisce a un ex cineasta in un viaggio attraverso il paese in fuga dal regime.
La musica alla Festa del Cinema di Roma
Non c’è festa senza musica e quest’anno, a Roma, ci sarà da ballare. A partire dagli omaggi, con il premio alla carriera al compositore giapponese Shigeru Umebayashi, noto per il sodalizio musicale con autori come Wong Kar-wai e Zhāng Yìmóu.
Sul fronte delle star, sul tappeto rosso sfilerà il britannico Sting, in occasione della proiezione del film della moglie Trudie Styler, Posso entrare? An ode to Naples, cui ha partecipato anche il rapper Clementino, atteso sul red carpet con la coppia. A Roma arriverà anche l’ex Eurythmics Dave Stewart, che con il gruppo capitolino Mokadelic si esibirà in un live al Teatro Palladium per accompagnare il video di trenta minuti Who to love, girato da Giorgio Testi e lanciato in occasione del nuovo album del cantante britannico.
È ancora la musica al centro sia del documentario biografia su Zucchero, Zucchero – Sugar Fornaciari di Valentina Zanella, girato durante l’ultimo tour mondiale del cantante, che dell’opera di Daniele Vicari Fela, il mio dio vivente, tributo al grande artista nigeriano Fela Kuti. Due piccole “chicche” tra le proiezioni speciali: il restauro del film del 1979 Ciao Nì, girato da Paolo Poeti e interpretato da Renato Zero, e Maria Callas lettere e memorie – Monica racconta Maria di Tom Volf, documentario dedicato al tour internazionale dello spettacolo teatrale Maria Callas: lettere e memorie e interpretato da Monica Bellucci (presente alla festa).
Due titoli che parlano di musica compaiono tra i film di finzione: l’animazione Dispararon Al Pianista di Fernando Trueba, indagine giornalistica sulla scomparsa in Argentina del pianista jazz Francisco Tenório Júnior, e The performance di Shira Piven, incredibile storia dell’incontro tra un abilissimo ballerino di tip tap ebreo-americano e Adolf Hitler, davanti al quale è chiamato ad esibirsi.
Le sorprese nelle sezioni
Il maestro dell’animazione Miyazaki con il suo nuovo film, Il ragazzo e l’airone, Alba Rohrwacher nel panni di Monica Vitti (Mi fanno male i capelli) e le serie tv, da Mare Fuori a Suburraeterna. Ma oltre a questi titoli più in vista, sbirciando nel programma ci sono alcune piccole, interessanti sorprese. Almeno una per sezione. Dal concorso, per esempio, attenzione a One day this will be yours dello svedese Andreas Öhman: la storia è quella di una fumettista richiamata per un misterioso annuncio nella fattoria in cui vivono i suoi genitori, raccontata mescolando con tocco geniale riprese dal vero e animazione. Turbamenti dell’anima, inquietanti segreti, una foresta: quando una famiglia scandinava si riunisce in un film, da Festen in poi, accade sempre qualcosa di interessante.
Lo conferma anche un altro titolo, Mother, Couch dell’esordiente danese Niclas Larsson: qui siamo in un emporio di mobili in mezzo alla campagna dove una signora, dopo essersi seduta su un divano, rifiuta ostinatamente di rialzarsi nonostante i tre figli cerchino di smuoverla da lì. Adattamento dal romanzo omonimo dello scrittore svedese Jerker Virdborg, e nella sezione Freesyle, il film è una commedia dell’assurdo con un notevole cast britannico e americano (Ewan McGregor, Rhys Ifans, Lara Flynn Boyle). Nella sezione Grand Public da non perdere un altro esordio d’attore, quello di Michele Riondino che dirige la sua opera prima voluta, pensata e studiata per anni: Palazzina Laf, film di finzione sulla palazzina nella quale, negli anni ’90, i proprietari e i dirigenti dell’Ilva di Taranto confinavano gli impiegati “ribelli” al declassamento. Eco di cinema civile, una causa sentita fortemente dal regista, due fuoriclasse come Elio Germano e Vanessa Scalera nel cast. Imperdibile infine un restauro-remake, quello de Il Camorrista, che nel 1986 fu film di Giuseppe Tornatore ma anche – su espressa richiesta del produttore di allora, Goffredo Lombardo della Titanus – serie tv. La serie non andò mai in onda, almeno fino a quest’anno: alla Festa di Roma passeranno le prime due puntate con molto materiale inedito, lavorato e rimontato dallo stesso Tornatore.
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