Una sinfonia in bianco e grigio con due attori in stato di grazia. Uno di quei film sentimentali che riescono solo ai francesi, e meno male che ci sono. Due cuori in inverno e una città balneare fuori stagione, forse in Bretagna, con i tetti d’ardesia, il mare spumeggiante, le strade vuote che invitano al raccoglimento e alla depressione. Anche o forse soprattutto se sei un famoso attore cinematografico, hai passato i 50, sei scappato dal tuo esordio a teatro a quattro settimane dalla prima guadagnandoti l’odio dei colleghi.
E malgrado i selfie che ti piovono addosso nel grande centro di talassoterapia dove sei venuto a nasconderti, sospetti di essere un bluff, un vigliacco, un poveretto. Fino a quando l’amore di quindici anni prima, una pianista di origine italiana e scarso successo trasferitasi lì con un marito, una figlia, una vita semplice e forse felice, non scopre che sei in città e ti lascia un biglietto in portineria…
Hors-saison: rinascita e sconfitta
Dopo tanto cinema estremo e sociale, non tutti avevano capito che Stéphane Brizé è uno degli eredi del grande Claude Sautet. Eppure Hors-saison lo conferma in modo quasi plateale. Che racconti La legge del mercato o dettagli la crisi di un manager di mezz’età (Un altro mondo), il suo è un cinema di maschi feriti, lacerati, chiamati a una verifica inattesa che può significare rinascita o sconfitta.
Con le sue fisime e i suoi lati ridicoli, una fidanzata lontana e sempre indaffarata ma ipervolitiva, una fama che lo precede ma non lo rappresenta, il Mathieu di Guillaume Canet è un perfetto campione della specie. Un cugino francese del Bill Murray di Lost in Translation, tormentato dal dubbio che il mondo intorno sia perfino più ridicolo di lui.
L’entusiasmo di Alba
Fino a quando quell’italiana persa di vista tanti anni prima non riappare con la sua grazia, il suo entusiasmo, i suoi tarli segreti, le sue inevitabili ambiguità (Alba Rohrwacher al suo massimo storico). È lei il vero punto di forza scritto da Brizé insieme a Marie Drucker. Lei che spiazza e sorprende Mathieu come noi.
Lei che ha preso una strada opposta alla sua, anche perché forse non poteva prenderne altre. E poco a poco sgretola le ultime difese del divo, smonta le certezze residue, gli insinua il dubbio che ci siano più libertà, più immaginazione, più possibilità in una vita qualunque che in una di successo. Oltre, naturalmente, a quello che non avrebbe mai dovuto lasciarla…
Vendetta, rivalsa o preludio a una nuova vita, il cuore di questa morbida ma implacabile opera di demolizione sta nell’intervista a quell’anziana signora di provincia, grande amica dell’imprevedibile Alice, che dopo essere rimasta vedova sta per risposarsi con una donna. L’esibizione dei due imitatori di uccelli alla festa di nozze è un pezzo che non si dimentica oltre che un paradossale e strepitoso saggio di recitazione.
Surfare sulle emozioni
Ma Brizé surfa sulle emozioni dei suoi protagonisti, e sulle nostre, usando con abilità anche il pedale del sonoro. Un dialogo che sfuma, una musica che cambia, un silenzio inatteso, e Hors-saison trapassa da amore postumo a vertigine esistenziale. Non siamo nella Marienbad di Resnais, altra città termale, il tempo non è circolare, l’amore non esclude dubbi più radicali e tutti individuali. Mathieu, attore, vive dei suoi riflessi. Alice ha guardato oltre lo specchio. Ma chissà se le è convenuto.
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