Il taiwanese Lee Hong-Chi, 33 anni, è un attore che ha sempre voluto fare il regista. L’occasione è arrivata con la pandemia, che gli ha permesso di trovare il tempo per raccogliere le idee e immaginare il progetto con cui esordire dietro alla macchina da presa: Love Is a Gun, scritto insieme a Lin Cheng Hsun e presentato nella sezione della Settimana della Critica durante l’80esima edizione della Mostra di Venezia. Il protagonista è Sweet Potato, un giovane ex galeotto tornato suo malgrado a frequentare il mondo criminale.
Come è stata la sua prima esperienza da regista?
Nasco come attore. E gli attori, in genere, devono fare una cosa sola: recitare. Sperimentando la regia mi sono reso conto invece che la parte più ostica è quella organizzativa. In più ho voluto lavorare con attori non professionisti, cosa che ha richiesto un investimento umano oltre che professionale.
Perché è passato alla regia?
Ho approfittato della pausa del Covid. Nel 2020 il lavoro era fermo, così ho cominciato a pensare al film. Avevo tempo per mettere a fuoco la storia che volevo raccontare. Ho subito capito che avrei voluto ricercare un senso di verità, da qui la scelta degli interpreti non professionisti. Volevo che il loro modo d’essere e di parlare si integrasse nella narrazione, non il contrario.
Sweet Potato, il protagonista, prova una frustrazione che appartiene a tanti giovani. Anche a lei?
Certo. Frustrazione nei confronti degli altri, della scuola, della società, degli ostacoli che si frappongono tra me e il mio obiettivo. Ma oltre alla frustrazione, Sweet Potato ha anche una grande determinazione, che è un’attitudine che mi ha sempre molto incuriosito nelle persone. Tutti hanno un “motore” che li spinge ad agire: lavoro, famiglia, amore.
Quale è stata l’ispirazione per la storia?
Ho visto al telegiornale un adolescente di Taipei di diciott’anni, che ha estratto una pistola in pubblico e si è messo a sparare. Non aveva precedenti e la sua famiglia era in regola. Eventi come questo mi spingono a interrogarmi sulle zone oscure della testa delle persone. Nel caso di Sweet Potato, il suo periodo più felice era quello in cui studiava nella città natale. Ma quando si è scontrato con le avversità della vita, e con la società, ha finito per essere arrestato.
Come ha lavorato sulla colonna sonora?
Suono la batteria e per la colonna sonora di Love Is a Gun ho chiamato il tastierista della band di cui faccio parte. Si chiama Bruce e ha un grande talento. Aveva perso fiducia nel suo futuro come artista e aveva deciso di rinunciare. Credo sia anche per questo che ha interpretato così bene, in musica, lo spirito di Sweet Potato. Mi sono fidato da subito del suo talento: la musica è stata tra le prime componenti del film.
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