Il dispaccio newyorkese di oggi analizza le differenze tra il Festival di Cannes e la Mostra d’arte cinematografica di Venezia, a cominciare dall’apertura con l’attesissimo Jeanne du Barry di Maïwenn con Johnny Depp, Louis Garrel e la stessa regista.
Il lavoro parallelo dei rispettivi direttori Thierry Fremaux e Alberto Barbera e la politica degli autori privilegiata da Cannes con nomi che ritornano ogni volta che hanno un film pronto: Ken Loach e Wes Anderson, ma si potrebbe dire lo stesso in passato di Jean Luc Godard, come se questi cineasti fossero in qualche modo parte integrante del festival stesso. Significativa, quest’anno, la presenza di La Chimera di Alice Rohrwacher.
E ancora: la difesa della cinematografia nazionale, sposata da entrambe le manifestazioni. Il rapporto con le piattaforme e in particolare Netflix, che ha avvantaggiato Venezia dopo il netto divieto a Cannes da parte degli esercenti.
La presenza del mercato, che invece avvantaggia molto il festival francese; il film di chiusura, che quest’anno a Cannes, come già a volte nel passato, sottolinea che si tratta di una scelta da seguire con la massima attenzione. Anche in questo la manifestazione francese si distingue da tutti gli altri festival.
E infine quanto è importante la collocazione temporale dei film: i direttori stanno benissimo dove programmare le opere sulle quali puntano maggiormente. Due posizioni di grande pregio sono ad esempio il primo sabato, e due giorni prima della chiusura.
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