“Il cinema italiano è un paradosso”. Da anni non avevamo una definizione più calzante della nostra Settima Arte di quella di Thierry Fremaux. “Una delle cinematografie storicamente tra le più importanti al mondo, che oggi vive una situazione di grande fragilità. Il governo italiano non sostiene il cinema come facciamo noi in Francia, ed è un peccato. Quest’anno abbiamo tre film italiani in concorso, due veterani e una giovane: è incredibile che in un paese con così tanti problemi, esistano ancora i poeti”. Parole dure, quelle del delegato generale del festival di Cannes Thierry Fremaux, pronunciate durante l’incontro con la stampa internazionale a un giorno dalla partenza ufficiale dell’evento.
“Il modello francese non sarà perfetto, ma il cinema qui da noi conta, è importante”, ha proseguito Fremaux. “E lo è grazie al lavoro della critica, ma anche grazie al supporto del governo. Che ci permette, per esempio, di insegnare il cinema a scuola. Dovete combattere, continuare a reagire. Le istituzioni ci sono, e in tante il cinema lo amano: penso al Centro sperimentale di cinematografia o alla Cineteca nazionale. Ma forse bisognerebbe fare di più per far sentire la loro voce”. Si apre così, con un invito alla “resistenza”, il viaggio dell’Italia a Cannes, rappresentata da Marco Bellocchio (Rapito), Nanni Moretti (Il sol dell’avvenire) e Alice Rohrwacher (La Chimera): “Autori che portano avanti la bandiera della creatività. Non da soli, naturalmente: penso anche a Paolo Sorrentino”.
Tappeto rosso e agenti da schierare
Nel giorno dei preparativi – il tappeto rosso da montare, le scale mobili del palazzo del cinema ferme, l’esercito di agenti (256 posti di blocco previsti per filtraggio e sorveglianza, fa sapere la polizia) ancora da schierare – Fremaux coglie l’occasione per sciogliere alcuni dubbi e lasciare interrogativi aperti. I primi, riguardo alla possibilità che i lavoratori del settore energetico possano dar corpo alle minacce, ovvero tagliare la corrente elettrica a Cannes: “Il primo ministro sta conducendo un dialogo direi positivo con i sindacati. Noi non siamo preoccupati. Il festival è un palcoscenico naturale per chi ha qualcosa da dire e non ci tiriamo indietro”.
Sulla mancata partecipazione a Cannes di due beniamini della critica, il maestro dell’animazione Hayao Miyazaki e Woody Allen, il delegato generale ha preferito tagliare corto: “Parlo solo dei film che sono a Cannes”.
Cinema al femminile
In un’ora di confronto, Fremaux ha confermato la solidarietà al popolo ucraino (“siamo solidali con Zelensky”), evitato le polemiche in arrivo sulla partecipazione di Johnny Depp al festival (“mi interessa Depp come attore, del suo processo non mi importa nulla”) e ritornato sul tema del cinema al femminile, rappresentato quest’anno da sette registe in concorso: “Sono il 30% dei film. Noi scegliamo le opere, non il genere dei registi. Certo, se siamo in dubbio se scegliere il film di un uomo o di una donna, scegliamo quello di una donna. Cosi come, se siamo indecisi, tra un film americano e quello di un paese inedito al festival scegliamo il secondo. Cannes ha fatto molti passi avanti, da quello storico 2018 (il red carpet di 82 donne del cinema, ndr). Quest’anno avremmo voluto una presidente di giuria donna, ma non è stato possibile. Ruben Ostlund (l’attuale presidente di giuria, ndr) non è un piano B: era la nostra prima scelta, fra gli uomini”.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma