Aveva trentadue anni Liliana Cavani quando presentò per la prima volta un suo film alla Mostra di Venezia. Era il 1965 e con Philippe Pétain: processo a Vichy vinse il Leone di San Marco per il documentario. Peccato però che la regista era in vacanza e non andò a ritirare il premio. “È andata così. Non ci posso fare nulla” afferma ridendo durante la conferenza stampa de L’ordine del tempo, suo ultimo lavoro presentato fuori concorso a Venezia 80 che l’omaggia proiettando anche Incontro di notte, corto del 1960 inserito come evento speciale della Settimana della Critica. Quasi sessant’anni dopo però Cavani, oggi novantenne (auto)ironica, ha un appuntamento con la Mostra del Cinema che non può mancare: l’assegnazione del Leone d’oro alla carriera.
A consegnarglielo Charlotte Rampling. Sarà infatti l’attrice britannica a tenere la laudatio della regista di Carpi durante la cerimonia nella Sala Grande del Palazzo del Cinema. La stessa interprete che nel 1974 con Il portiere di notte scandalizzò il mondo grazie al ruolo di Lucia Atherton, un’ebrea sopravvissuta ai lager nazisti che anni dopo incontra il suo aguzzino e inizia con lui una relazione sadomasochista.
“In ogni film ho messo interamente quello che ero in quel momento”, ricorda la regista. “Ho raccontato Il portiere di notte come ho raccontato gli altri miei film. Ma deve aver toccato una tastiera poco usata. Ha creato stupore. Da parte mia, vista l’accoglienza ricevuta, e da parte degli attori. Sono stata fortunata a lavorare con Charlotte Rampling e Dirk Bogarde. Ho potuto fare quello che avevo in mente, togliendo e aggiungendo scene. Questa libertà è stata importante perché il film l’ho capito nel farlo. Lo avevo già dentro grazie al materiale filmato della guerra che avevo visto anni prima per i miei documentari”.
Proprio il lavoro realizzato all’inizio della sua carriera come documentarista con Storia del Terzo Reich (1963-64) – in proposito dice: “I negazionisti sono da legare alla poltrona per mostragli tutto il materiale sui lager. Siamo matti. Pensiamo che nel passato erano incivili ma le guerre sono diventate sempre più criminali. Manca una fettina di humanitas nella scuola italiana. Io stessa studiai Lettere Antiche. Sapevo più della guerra del Peloponneso che della Seconda Guerra Mondiale” – e poi con Età di Stalin (1964), La donna nella Resistenza è stato fondamentale per Cavani per capire il personaggio femminile protagonista del film.
“Mi ricordava una donna della Resistenza. All’inizio non voleva essere intervistata, poi ci ha richiamato perché invece voleva parlare. Ma si vergognava di essere sopravvissuta. Quello è stato un fatto psicologico nuovo da esplorare per me. Come un maestra piemontese che ogni estate andava a Dachau. Ne sentiva il bisogno, ma non sapeva nemmeno perché. Il portiere di notte risente di questi personaggi. Perché un film è sempre un dialogo con il prossimo. È il destino di questa professione”.
“Il mio cinema seguente penso abbia risentito di questo passaggio attraverso la Storia”, continua Cavani riferendosi anche a L’ordine del tempo. “È nato da un testo di Carlo Rovelli. Scrive libri scientifici molto interessanti. Anche se non si capisce quasi tutto o niente è importante fare lo sforzo. Io e il mio co-sceneggiatore, Paolo Costella, ci facevamo spiegare da lui, poi di guardavamo e ci dicevamo a vicenda: ‘Tu hai capito?’ (ride, ndr)”.
E se scoprissimo che il mondo potrebbe finire nel giro di poche ore? È quello che accade una sera a un gruppo di amici di vecchia data – interpretati, tra i tanti, da Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Ksenia Rappoport, Richard Sammel e Valentina Cervi – che, come ogni anno, si ritrova in una villa sul mare per festeggiare un compleanno. Da quel momento, il tempo che li separa dalla possibile fine del mondo sembrerà scorrere diversamente, veloce ed eterno, durante una notte d’estate che cambierà le loro vite.
“È una situazione che ci permette di riflette sul tempo, sulla paura del tempo futuro e del tempo passato”, chiosa la regista. Il tempo convive con noi. Ne siamo lievemente perseguitati”.
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