Comunque vada sarà dura. Perché i film belli alla fine non sono pochi (erano parecchi anche quelli modesti o fuori posto, ma questo è un altro discorso). E perché sono molto diversi, in ogni senso. La giuria poi, guidata da Damien Chazelle (il presidente più giovane mai visto a Venezia), è agguerrita e dovrebbe fare scelte molto “d’autore”, ma chissà.
Le mie preferenze, in ordine d’apparizione al Lido, vanno alla follia visionaria di Pablo Larrain (El Conde); al rigore assoluto di Ryusuke Hamaguchi (Il male non esiste); alla coraggiosa megalomania di Saverio Costanzo (Finalmente l’alba); alla generosità di Bradley Cooper (Maestro), ovvero alla sua capacità di fare ottimo cinema dentro un grande spettacolo per tutti, arte sempre più rara; infine alla superba prova a tre di Stéphane Brizé e dei suoi protagonisti, Alba Rohrwacher e Guillaume Canet (Hors-saison).
Ma temo che queste resteranno in buona parte pie illusioni perché contano anche il coraggio produttivo, l’impegno sociale, il profilo degli autori, l’equilibrio generale. Sarà difficile non premiare almeno uno dei due grandi film sui
migranti, Io capitano di Matteo Garrone e Green Border di Agnieszka Holland, che non potrebbero essere più diversi. Improbabile anche ignorare Poor Things! di Lanthimos, sopravvalutato ma brillante, pieno di Grandi Temi e destinato a sicuro successo.
In questo senso, sul fronte intimista, Memory di Michel Franco ha sicuramente più chances di Hors Saison, che la società e le diversità le racconta eccome, ma in modo più sottile e indiretto. Sarebbe bello che anche il talento e la faccia tosta di Pietro Castellitto non passassero inosservati, ma non ci sono premi per tutti, qualcuno resterà fuori.
Le scelte più dolorose riguardano gli attori. Alba Rohrwacher (Hors Saison) o Jessica Chastain (Memory)? Emma Stone (Poor Things) o Carey Mulligan (Maestro)? Anche Léa Seydoux nello scombinato La bête è meravigliosa. E sarebbe stupendo che qualcuno notasse il Pinochet vampiro di Larrain, Jaime Vadell. Ma è difficile vincere con un ruolo simile.
La giuria comunque ha un potere esorbitante: rileggere una selezione eclettica e diseguale decidendo cosa valorizzare. Negli ultimi due anni le scelte furono radicali. Speriamo che la storia si ripeta e non vinca il Joker di turno.
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