Celeste, Giorgia e Letizia hanno tra i 20 e 30 anni e una passione particolare: quella per le ballroom, le sale da ballo dove a New York, negli anni Sessanta, prese forma la cosiddetta “ball culture”. Diffuse anche nella periferia di Torino, e fino a qualche anno fa “esclusive” della comunità LGBTQIA+, le ballroom oggi sono spazi aperti in cui chiunque può esprimersi, esibendosi e sfidandosi in abiti da drag queen o drag king, secondo stili e coreografie ben codificate. È questo il cuore del documentario della Settimana della Critica About Last Year, delle registe Dunja Lavecchia, Beatrice Surano e Morena Terranova, unica opera in concorso della sezione.
Le ballroom sono una realtà LGBTQIA: perché avete scelto come protagoniste donne cisgender?
Terranova: Abbiamo conosciuto la Kiki House of Savoia, il gruppo di cui fanno parte Celeste, Giorgia e Letizia, tramite un’amica. Le ballroom sono nate a Harlem su spinta della comunità LGBTQIA+, ma quando sono arrivate in Europa si sono aperte alle donne cisgender: anche loro, nella nostra società, hanno bisogno di un luogo in cui sentirsi protette.
Non è “appropriazione culturale”?
No, perché è una battaglia anche quella delle donne cisgender: la comunità LGBTQIA+ ha accolto integralmente la lotta per la libertà d’espressione delle donne, che sono le uniche ad avere potere sul proprio corpo
Le protagoniste si sentivano in soggezione durante le riprese?
Non facevano caso alla nostra presenza. Ci conosciamo dal 2017, il nostro legame va oltre le telecamere. Tra l’altro sono abituate a essere filmate, o a filmarsi a propria volta: basta vedere la sequenza su TikTok nel film. Si sentono a loro agio e ci hanno accolto nel proprio spazio personale.
L’attenzione è sulle tre giovani, più che sulle ballroom: perché?
Celeste, Giorgia e Letizia sono portatrici sane di temi importanti. Non volevamo un documentario in cui si spiegasse per filo e per segno cosa siano le ballroom e quali siano i valori che le hanno fatte nascere. Sarebbe stato didascalico.
Come è stata l’esperienza della ballroom parigina, cui hanno partecipato le protagoniste?
Quando siamo arrivate a Parigi ci siamo rese conto di quanto fossero arrivate lontano le ragazze, e noi insieme a loro. È un evento che trasmette una grande energia, ha una forza potentissima, di cui ti accorgi anche se sei solo un ospite. La competizione è forte, così come la carica emotiva.
Avete partecipato a qualche lezione da “sex siren”, la categoria nella quale competono le ragazze?
Ce lo siamo ripetute mille volte, ma alla fine non lo abbiamo mai fatto. Sarebbe stato bello, ma sono molto timida. Mi piace il fatto che le giovani e le giovanissime frequentino ambienti in cui si sentono sicure, in cui possono interrogarsi sulla proprià identità e farlo senza la paura del pregiudizio. Noi registe abbiamo imparato molto da loro. Anche se a vent’anni non avevamo la loro “self confidence”.
Se oggi siamo più liberi di parlare di sessualità è anche merito delle nuove generazioni?
Assolutamente. È questo che emerge da About Last Year. Il documentario è quasi un coming of age su tre ragazze che cambiano nel tempo. Abbiamo grandissima fiducia nelle prossime generazioni. Basta guardare dove siamo arrivati rispetto a dieci anni fa, quando i discorsi sui corpi e sulla sessualità erano considerati di nicchia. Stiamo vivendo un momento ostile a livello politico, la paura è che certe tematiche possano tornare tabù. Ma grazie a questi ragazzi e a queste ragazze un futuro diverso è possibile.
Senza giudizi?
Non è facile affrontare le aspettative e il giudizio della società. Ma realtà come le ballroom offrono gli strumenti giusti per permettere a tantissime persone di sentirsi a proprio agio con se stessi. E con la propria sensualità.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma