Uno dei film più belli di John Ford (quindi della storia del mondo) è I cavalieri del Nord-Ovest, 1949. È un western nel quale non succede nulla. John Wayne è un ufficiale che sta per andare in pensione e spende gli ultimi giorni di servizio per tentare di evitare la guerra contro i Cheyenne. Un film di guerra nel quale non si spara (quasi) un colpo. Ed è un capolavoro perché descrive la quotidianità dei soldati, le loro sbronze, i loro amori, le loro risse, in una parola: la vita.
Cannes 2023 ha già un piccolo merito: aver proposto almeno due bellissimi film nei quali, come in I cavalieri del Nord-Ovest, non succede praticamente nulla. In Le foglie morte di Aki Kaurismaki una donna e un uomo si incontrano, si perdono e si ritrovano nella Helsinki di oggi. È una storia d’amore in cui nessuno dice “ti amo”, non ci si bacia, a stento ci si guarda negli occhi. In realtà qualcosa succede: sia lui sia lei perdono svariati lavori, perché sono due proletari e il capitalismo finnico non sa che farsene, di due così. Ma tutto avviene senza dramma, perché purtroppo è la normalità, e perché lo stile di Kaurismaki non “grida” mai le cose: le guarda avvenire, con sguardo neutro, tenero e attonito.
Una meravigliosa sorpresa
Qualche giorno dopo Kaurismaki, che per chi non l’avesse capito è la nostra Palma del cuore, ecco arrivare nello stesso giorno L’été dernier (“L’estate scorsa”) di Catherine Breillat e Perfect Days (“Giorni perfetti”) di Wim Wenders. Il primo l’abbiamo prudentemente evitato, perché siamo cronisti di lungo corso e la regista francese ha fin troppi precedenti, almeno per il gusto di chi scrive. Sappiamo però che è il film giusto al momento giusto: un’avvocata di successo, parigina e bella, è sposata con due figlie; il marito ha un figlio 17enne da un precedente matrimonio, e la signora pensa bene di spupazzarselo finendo in un mare di guai. Ok: si passi ad altro, prego.
Perfect Days, per chi ha seguito da vicino la carriera di Wim Wenders (incluso il film sul Papa di cinque anni fa), è una meravigliosa sorpresa. Wenders continua ad essere un magnifico autore di documentari ma non faceva un bel film di finzione dal secolo scorso. Sempre per chi scrive, addirittura da Il cielo sopra Berlino – ma possiamo fargli passare anche Lisbon Story, che è del 1994: quasi trent’anni fa! Ebbene, Perfect Days è una magnificenza, ed è bello proprio perché non succede nulla. I “giorni perfetti” del titolo sono le giornate lavorative di Hirayama, un signore di Tokyo che fa un lavoro umile (pulisce i gabinetti pubblici sparsi per la città, per conto della ditta “Tokyo Toilet”) ma lo fa con il cuore, con la felice consapevolezza di essere utile al prossimo.
Foto di alberi (passioni vintage)
Hirayama vive da solo: si alza la mattina, si lava, va al lavoro, aiuta il suo giovane collega chiacchierone che ha bisogno di soldi per non andare in bianco con la fidanzata, va a mangiare in localini dove incontra gente povera e serena come lui. Nell’ultima mezz’ora di film gli piomba in casa una nipote adolescente: scopriremo che la sorella dell’uomo è ricca, e forse lo era anche lui, ma la ragazza preferisce stare con lo zio sfigato anziché con la famiglia piena di soldi. Mentre lavora, Hirayama scatta fotografie di alberi e raccoglie piantine che mette in vaso e cura con amore. È povero, in una città di ricchi, ma forse è felice.
Fa bene al cuore vedere film così, dove mentre guardi scorrere le immagini create da maestri come Wenders e Kaurismaki non temi che avvengano incesti, sparatorie, stupri, rapine in banca, inseguimenti automobilistici, cataclismi climatici e scontri all’ultimo sangue tra supereroi. Sarà cinema vecchio. Beh, è cinema-cinema, raccontato solo con la forza dei sentimenti e delle immagini – e della musica! La grande differenza tra Kaurismaki e Wenders è che il primo utilizza musiche di finlandesi sconosciuti perché – parole sue – non ha i soldi per pagare i diritti dei classici rock che ama tanto, mentre il secondo, quei soldi, li ha.
Hirayama è un uomo vintage: in macchina ascolta ancora le audiocassette! E mentre gira per Tokyo mette su, in ordine sparso, gli Animals, Van Morrison, Nina Simone, Lou Reed e tanti altri. Ultima cosa: Hirayama è interpretato da un attore giapponese stupendo, Koji Yakusho, che ha girato decine di film con tutti i registi nipponici importanti e che dovrebbe essere un vincitore abbastanza ovvio del premio al miglior interprete.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma