“Non è un biopic convenzionale, Widow Clicquot, piuttosto un ritratto, un dipinto della memoria e di come ricordiamo le nostre vite”, descrive così il suo film il regista Thomas Napper, presente alla Festa del Cinema di Roma insieme ai protagonisti Haley Bennett e Tom Sturridge.
La vera storia è quella di Barbe-Nicole Clicquot, imprenditrice esperta di vini e produttrice del celebre champagne che porta il suo nome, uno dei più pregiati della regione francese. “È un film indipendente dal brand, però, il che ci ha permesso di lavorare con estrema libertà”, ci tiene a precisare Bennett anche nelle vesti di co-produttrice insieme al compagno Joe Wright.
Un impero al femminile
Al genio e all’intuizione creativa della vedova Clicquot si devono tecniche enologiche usate ancora oggi, ma la sua fu una lotta senza pari nella Francia napoleonica dell’Ottocento. Una donna libera e indipendente che, “se non femminista anacronistica, è almeno una personalità molto forte che afferma se stessa al di là della considerazione e del giudizio altrui”.
Rifiuta di farsi definire dal matrimonio e dal possesso di un uomo, rimanendo fedele al progetto e alla visione condivisa con François, il marito suicida, interpretato da un intenso e tormentato Tom Sturridge.
Nel loro rapporto, raccontato attraverso una struttura a flashback che viaggia continuamente tra passato e presente, c’è una sorta di linguaggio segreto ed egualitario. “Non è tuttavia una dichiarazione politica consapevole” dichiara Sturridge a The Hollywood Reporter Roma a proposito dei ruoli di genere nel film. “Perché da attore nel momento in cui pensi a una dichiarazione ti poni al di sopra della scena, al di sopra di ciò che in quel momento è il tuo lavoro: stare dentro la scena stessa”.
Il senso e il messaggio di Widow Cliquot non passa attraverso prese di posizione esplicite e politiche ma si esprime nella psicologia dei suoi personaggi. E riesce in ogni caso a costruire una descrizione accattivante del potere, tra il vecchio mondo pre-rivoluzionario e quello post-napoleonico, tra il maschile e il femminile. “Da donna borghese che ha vissuto la rivoluzione francese da un punto di vista eccezionale e fuori dall’ordinario, nascosta e salvata dalla sua domestica, Barbe-Nicole ha interiorizzato e compreso il senso delle tre parole che hanno infuocato la Francia: libertà e uguaglianza, certo, ma soprattutto fratellanza” spiega il regista Napper a THR. “E questo si riflette nel modo in cui, da sola e a ventisei anni, gestisce un’azienda e gestisce i suoi operai”, redistribuendo il potere stesso.
“Non sceglie mai la via più facile, perché è convinta che l’unica cosa che contraddistingue una persona – uomo o donna che sia – sia il modo in cui risponde alle sfide”, prosegue Napper riguardo la sua protagonista.
Haley Bennett e il premio alla carriera alla Festa del Cinema
“Interpretare un personaggio è quasi sempre come iniziare una relazione, imparare a conoscere qualcun altro ed è la parte di questo lavoro che preferisco di più” aggiunge Bennett. Al tempo stesso è uno strumento con cui arrivare a una nuova conoscenza di sé. Lo sottolinea, la protagonista, soprattutto in occasione della consegna del premio alla carriera Progressive Cinema, che riceve il 19 ottobre in occasione della proiezione di Widow Clicquot alla Festa del Cinema.
“Ho finalmente raggiunto un punto fermo nella mia carriera dopo 15 anni, anche se ho ancora tanto da imparare. È incredibile per me ricevere questo premio proprio a Roma, città del cinema per eccellenza, ma soprattutto è entusiasmante sentirmi adesso in pieno controllo delle cose, considerando che a lungo invece ho avuto la sensazione di essere piccola e senza voce in questo ambiente”, prosegue Bennett.
Widow Clicquot, un quadro della memoria
L’arco narrativo della vedova Clicquot si fonde così con il percorso artistico e personale dell’attrice che la interpreta. Non sarebbe però altrettanto affascinante senza altri elementi cinematografici che sono pensati in funzione della protagonista. La scenografia prima di tutto, a partire dal vigneto e dalla fattoria che – scelti come unica location di una storia di successo commerciale e imprenditoriale che in realtà coinvolge l’intera Europa – comunicano immediatamente la dimensione intima della storia narrata.
Il cuore di Widow Clicquot non è infatti il successo della donna geniale dietro il brand, quanto la descrizione di un rapporto di totale fusione di un uomo con una donna e di entrambi con la natura.
“Una particolarità della relazione tra François e Barbe-Nicole è che non è mai uguale alla scena precedente”, afferma Tom Sturridge. “Mi ha subito affascinato l’intensità romantica che poi diventa sessuale e poi, ancora, qualcosa di pericoloso e sempre diverso”. Ciò che si vede tra i due protagonisti è una forma di “vero amore, quello che permette di sbloccare diversi aspetti di sé, con la sicurezza di vedersi specchiato nell’altro”, aggiunge Bennett.
Bisogna fare attenzione, però, a non confonderla per una storia di pura felicità. La struttura stessa, che si muove continuamente tra passato e presente, è ingannevole. “Svela lentamente i traumi di una relazione complessa”, conclude il regista, “perché quello che mi interessava fare era un racconto della memoria. Di come i nostri ricordi cambiano e si fanno più cupi e più complessi man mano che troviamo il coraggio di scavare più a fondo”.
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