“A Thousand and One è una lettera d’amore per New York, ma anche una lettera di rottura. Di quelle che si scrivono quando ci si lascia”. La penna che verga questo biglietto, dedicato alla città che non dorme mai, è di A.V. Rockwell. La macchina da presa che riprende, pure.
Sceneggiatrice e regista all’esordio nel lungometraggio, l’autrice nata e cresciuta nella Grande Mela, di origine giamaicana, ha debuttato con A Thousand and One al Sundance Film Festival 2023, vincendo il premio per il miglior film drammatico. In precedenza aveva curato la regia di videoclip per artisti pop e R&B come Alicia Keys, e aveva vinto nel 2018 al Toronto International Film Festival con il corto Feathers. Per il suo primo lungometraggio, la cineasta ha detto di essersi ispirata “ai maestri” Spike Lee e Martin Scorsese, sulla scia dei registi newyorkesi che hanno voluto raccontare la propria città: “È stato bello ripercorrere le loro orme onorando la nostra New York, ma mostrandola in una nuova luce”. Quella di una metropoli “selvaggiamente gentrificata, fin dagli anni Novanta, drammaticamente stravolta nella sua geografia fisica, umana e spirituale”.
Harlem, storia di un quartiere e della sua città
Questa è la New York che fa da sfondo a A Thousand and One, storia di Inez, madre single con precedenti penali, che rapisce suo figlio per sottrarlo ai servizi sociali.
“New York è la terza protagonista, anzi l’antagonista: è la ‘cattiva’ del film. I protagonisti sono costretti a reagire ai cambiamenti che avvengono nelle loro vite, scaturiti dalle profonde mutazioni che hanno trasformato la città – commenta Rockwell – dalle misure prese da Rudy Giuliani alla visione di Michael Bloomberg. Ogni trasformazione è diventata un ulteriore ostacolo nel cammino dei personaggi, pesando sulle loro vite e sulle relazioni”.
La stessa Rockwell, a New York, è nata e cresciuta. “Se dovessi individuare qualcosa di mio nel film, direi che è il confronto tra lo sguardo con cui osservavo la città da bambina, e quello che ho adesso. Quando racconto gli anni Novanta nel film, ci ho messo la New York che ricordavo. Quella che ami incondizionatamente pur sapendo che non sarai mai completamente ricambiato. In Inez ho riconosciuto tante donne che ho incontrato: rappresentare questi personaggi, che ho visto e vissuto, è stato terapeutico”.
A Thousand and One: ritratto di madri e di figli
A dare corpo a Inez, appunto, è Teyana Taylor, artista poliderica, cantante e attrice per il grande e piccolo schermo.
“Quando sono salita a bordo del progetto era già iniziata la pre-produzione. Stavano facendo una serie di provini e mi chiesero di inviarne uno. Non conoscevo ancora bene la storia, ma capii subito che volevo farne parte – dice Taylor, – Anche io rivedo in Inez tante donne della mia infanzia. Madri che portano sulle spalle il peso di intere famiglie. Mi sono appassionata alla sua storia. Una volta che sono stata scelta, insieme alla regista, abbiamo aggiunto il resto delle sfumature”.
Una protagonista che “era già lì, scritta sul copione”, cui Teyana Taylor ha aggiunto la propria esperienza di madre: “Non serviva che facessi altro. Ho solo messo a frutto la mia esperienza come genitore. Mi ha reso più facile mettere in scena il rapporto col piccolo Teddy (interpretato da Aaron Kingsley Adetola, ndr.), visto che ho due figli di sette e due anni. La novità, per me, era avere a che fare con gli adolescenti (Aven Courtney e Josiah Cross, ndr.) È stato divertente. Ho anche imparato qualche dritta per quando cresceranno i miei figli”.
A Thousand and One sarà in sala in Italia il 29 giugno con Lucky Red, dopo il riconoscimento ricevuto al Sundance. “Un film così caldo, presentato in un posto così gelido. Non ho mai avuto tanto freddo come quando siamo stati al Sundance – racconta l’attrice – C’è da dire che ci siamo scaldati con l’amore e l’accoglienza che abbiamo ricevuto”.
Un “festival speciale” per A.V. Rockwell: “Sono molto grata al Sundance. È uno spazio per le voci indipendenti, un luogo in cui farci sentire in un’industria come quella americana in cui, si sa, non è facile farsi notare”.
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