“Le ombre sono il posto migliore per giocare”, dice Jude Law a Cannes, alla conferenza stampa del dramma in costume Firebrand del brasiliano Karim Aïnouz, passato ieri in concorso al festival.
Un’affermazione interessante, considerata la tendenza del cinema – americano, ma non solo – ad annientare ogni possibile “ombra” con il faro del politicamente corretto. “Naturalmente certi territori vanno esplorati in sicurezza e con onestà, altrimenti non ne vale la pena – ha aggiunto l’attore britannico – Karim è stato molto bravo a costruire la giusta atmosfera sul set e Alicia (Vikander, che nel film interpreta la regina Katherine, ndr) è stata altrettanto coraggiosa nell’affrontare le cose orribili che ho dovuto infliggerle”.
Le cose orribili, ovvero la violenza fisica ed emotiva, sono quelle perpetrate dal re Enrico VIII sull’ultima delle sue sfortunate mogli. Argomento, di questi tempi, delicatissimo e sensibile: “Come mi sono sentita? Ho lavorato pensando di interpretare una donna consapevole di poter morire per mano del compagno ogni volta che dice o fa la cosa sbagliata – ha detto Vikander – perché Katherine va avanti così, terrorizzata da quest’uomo che su di lei ha potere di vita e di morte. Jude è stato implacabile, ma gentile. Il vero orrore è sapere che questo genere di dinamiche non appartengono solo all’Inghilterra pre-elisabettiana. Sono contemporanee. Sono cose che capitano anche oggi”.
L’Enrico VIII di Firebrand, tra effetti prostetici e odori maleodoranti
Protagonista in Firebrand di una stupefacente trasformazione fisica, Jude Law ha rivelato il piccolo trucco usato sul set per suggerire il grado di corruzione (del fisico, ma non solo) del crudele monarca: “Mi sono fatto preparare da una profumiera un mix di aromi repellenti, soprattutto essenze fecali e di sudore, che ho usato per ‘sentire’ l’atmosfera di morte che circonda il re negli ultimi giorni di vita. Diciamo che ogni volta che entravo in scena, la gente se ne accorgeva”.
Quanto alla costruzione del personaggio, Law ha detto di essersi servito degli effetti prostetici esclusivamente per riprodurre le gambe di Enrico VIII, gonfie e infettate dalla gotta. “Basta una barba, una parrucca e qualche ritocco alla fronte per cambiare completamente la fisionomia di una persona. Nel caso di Enrico VIII, il costume mi ha aiutato a riprodurre la sua silhouette imponente, quella di una specie di Babbo Natale maligno. Non volevo avere la faccia carica di trucco, perché indossare una maschera mi avrebbe impedito di restituire la naturalezza delle espressioni del re. Un personaggio che per me è prima di tutto un uomo, e non un mostro: non spetta a me giudicare”.
Dall’attore di Firebrand, nato a Londra, anche una battuta sulla monarchia inglese, a due settimane dall’incoronazione di Carlo III: “Cosa penso della monarchia? Non seguo il gossip e non mi interessa – ha aggiunto – Mi fa l’effetto del teatro: mi affascinano le antiche cerimonie medievali. Anche se il teatro, quello vero, lo seguo con più attenzione”.
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