Isabelle Huppert, 70 anni e un centinaio di film, è tra le più grandi dive europee. Cinema e teatro i suoi luoghi d’elezione, è una di quelle poche interpreti di cui basta dire nome e cognome: non c’è bisogno di descriverla, citarne i film, capace com’è, dal grande schermo e dal palco, di occupare l’immaginario dello spettatore.
La incontriamo in una piovosa mattinata romana all’interno di una rassegna storica come Rendez Vous, il festival del nuovo cinema francese che porta a Roma ogni anno il meglio delle opere transalpine e dei suoi artisti. E, ovviamente, gli attori più importanti di un cinema in grande salute, che continua a saper essere popolare e sperimentale.
In questa cornice Isabelle Huppert protegge – come fa abitualmente – la sua immagine, con un’ossessione per il controllo alla Stanley Kubrick. Delle sue interviste cura persino le luci, fa da direttrice della fotografia e da regista.
Isabelle Huppert in sala con La verità secondo Maureen K.
Nella nostra intervista parla del lavoro dell’attrice, del senso profondo del cinema – “mi dà piacere farlo ed è importante che lo dia anche agli spettatori, credo non debba insegnare nulla”, accenna all’opera che le è valsa minuti di applausi nel 2022 alla Mostra del Cinema di Venezia, La verità secondo Maureen K (in sala dal 21 settembre), che racconta la vera storia di Maureen Kearney, rappresentante sindacale della centrale nucleare di una multinazionale francese che divenne un’informatrice, denunciando accordi top secret che scossero il mondo dell’economia e della politica d’Oltralpe.
L’attrice francese si apre ai microfoni di The Hollywood Reporter Roma con disincanto – “il corpo è soltanto un pezzo”, e un mezzo – anche rispetto al peso di personaggi complessi e dolorosi come la protagonista del film di Jean-Paul Salomé, schiacciata da un’ingiustizia pubblica, il licenziamento di decine di migliaia di lavoratori, che combatte e una privata, che finisce per subire, e che viola la sua intimità. “Esco facilmente dai ruoli: le emozioni che vivo, le provo come attrice, da donna ho un’altra sfera emozionale che non viene toccata dalle opere che interpreto”. Tanto da confessare “altro che cinema, io volevo essere una pattinatrice”.
Sorprende in questa intervista, però, scoprirla anche insospettabilmente fatalista. “Nulla è mai un caso, le cose sembrano che avvengano a caso, ma ci sono delle forze più o meno decifrabili che ci guidano”.
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