“Ho deciso di filmare la morte”. Lo ha detto e fatto Gianfranco Rosi con Fuocoammare, con tanto di vittoria dell’Orso d’oro al Festival di Berlino, in cui ha messo in contatto due mondi agli antipodi: quello glamour con Meryl Streep, presidentessa di giuria, che consegna il premio al regista e quello dell’isola di Lampedusa, con i migranti del Mediterraneo. Gli invisibili che diventano visibili. Descritti persino nel particolare delle foto, delle diapositive e delle lacrime da Pietro Bartolo, medico e responsabile sanitario dei primi sbarchi, che con un nodo alla gola spiega alla telecamera le immagini di corpi senza vita e barconi straripanti di gente, di cui si respira il presagio di morte. Anche se quell’orizzonte d’acqua si staglia liscio, privo di onde.
Un mare, come vediamo in questa nostra “playlist”, che ha aperto un varco per costruire un’iconografia riconoscibile, le cui immagini e narrazioni hanno cercato di sensibilizzare il pubblico, muovendosi – o meglio, navigando – tra il reale e la finzione.
La Storia del Mediterraneo
Un mescolamento che si ritrova in Mediterranea, film d’esordio di Jonas Carpignano, in cui il protagonista Koudous Seihou mette in scena la propria esperienza personale interpretando se stesso, con un nome inventato. Quel suo tragitto assieme al fratello dal Burkina Faso a Rosarno, in Calabria, teatro della rivolta dei braccianti del 2010.
La corruzione e la mafia entrano in gioco ne Lamerica di Gianni Amelio, dove la Storia torna con lo sbarco della Vlora e quell’esodo che ha segnato la memoria albanese e italiana degli anni Novanta, trattata in forma documentaristica anche da La nave dolce di Daniele Vicari. O la scrittura di Emanuele Crialese, che con Terraferma fonde i poemi di Giovanni Verga con fatti che potrebbero essere reali: pescatori siciliani che salvano i migranti invece di lasciarli affogare, sfidando chi li intimava di non farlo.
I flussi migratori nel cinema
Tornando a Fuocommare, tra i suoi meriti c’è poi la risonanza ricevuta dal film, arrivato anche agli Oscar senza vincere la statuetta: la fotografia di una tragedia quotidiana che torna anche in Open Arms – La legge del mare (in originale solo Mediterráneo) di Marcel Barrena, che raggiunge l’isola di Lesbo per aiutare chi è fuggito dal proprio paese.
Quei flussi migratori mostrati da Ai Weiwei su larga scala con Human Flow, l’Eldorado di Markus Imhoof, Come un uomo sulla terra di Andrea Segre. Una peregrinazione che forse non potremmo mai capire davvero, se non vivendola sulla nostra pelle, come racconta Checco Zalone col suo ironico, ma non troppo, Tolo Tolo.
- Mediterranea di Jonas Carpignano (2015 / Kanopy)
- Fuocammare di Gianfranco Rosi (2016 / Raiplay)
- Open Arms – La legge del mare di Marcel Barrena (2021 / NowTV)
- Terraferma di Emanuele Crialese (2011 / Amazon Prime)
- Tolo Tolo di Checco Zalone (2020 / Netflix)
- Eldorado di Markus Imhoof (2018 – Plex)
- Lamerica di Gianni Amelio (1994 / Chili)
- La nave dolce di Daniele Vicari (2012 / RaiPlay)
- Come un uomo sulla terra di Andrea Segre, Riccardo Biadene, Dagmawi Yimer (2008)
- Human Flow di Ai Weiwei (2017 / RaiPlay)
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