Beatrice Fiorentini è al suo debutto cinematografico. Romana classe 2000, con una partecipazione nella serie A casa tutti bene di Gabriele Muccino e prossimamente su Sky con Un amore – al fianco di Stefano Accorsi e Micaela Ramazzotti -, l’attrice è alle prese con l’horror Resvrgis. Pur non essendo un’appassionata del genere, è suggestionata dalla “potenza” delle storie dell’orrore.
In anteprima alla 21esima edizione di Alice nella città, il film di Francesco Carnesecchi è un racconto di prede e cacciatori nelle profondità di un bosco, oscuro come i segreti che i protagonisti non possono più celare (nel cast anche Ludovica Martino, Beatrice Modica e Blu Yoshimi).
Come mai il desiderio di diventare attrice?
La verità è che non lo so. È come quando ti innamori, viene dalla pancia. Mi sarei dovuta iscrivere al liceo classico, invece sono finita all’artistico. Non sapevo ancora chi fossi, ho cominciato a sperimentare. Avevo quasi paura di questa mia inclinazione per l’arte. Crescendo ho cercato di farmi coraggio, è stato l’incontro con un’insegnante che mi ha fatto conoscere il teatro a farmi fare i primi passi.
Avrebbe mai pensato che, per il suo primo film, sarebbe finita in un horror?
Lavorare a Resvrgis è stato elettrizzante, mi ha messa a confronto con il mio lato più oscuro, quello che tengo nascosto. L’horror non è il mio genere da spettatrice, perché sono una gran fifona. Il problema è che io credo a tutto. Se la sera vedo un horror non riesco a dormire. È come se una parte della me stessa bambina non se ne fosse mai andata.
Di solito l’horror porta bene agli esordienti, non trova?
Mi piace pensare che anche Johnny Depp, tra gli attori che preferisco, ha debuttato in un film horror (Nightmare – Dal profondo della notte, 1984, di Wes Craven, ndr.)
Cosa la spaventa?
Il tempo. Il passato porta con sé i fantasmi, come racconta Resvrgis. Mi spaventa anche la superficialità, l’incapacità di guardarsi dentro.
La foresta è un luogo metaforico in Resvrgis?
La foresta nel film è il giardino interiore di ogni personaggio. Girare là dentro mi faceva star male. Torni in albergo e ti porti addosso un senso di inquietudine. La natura, di notte, sa essere selvaggia. Eppure ho cercato un contatto intimo, personale con il bosco. Nello sconforto, abbracciavo un albero.
La faceva stare meglio?
Per un momento. Poi ricominciavano le riprese e l’insofferenza tornava. Dopo il set correvo in hotel e mi buttavo sotto alla doccia, guardando il sangue finto sparire nello scolo. Mi mettevo a letto, ma ero talmente suggestionata che il suono delle gocce nella vasca da bagno mi rendeva paranoica. Mi sentivo ancora lì, sul cucuzzolo della montagna. Un giorno abbiamo girato una sequenza nella quale dovevo restare completamente immobile. Quel senso di prigionia mi dava la sensazione che ci fosse davvero qualcosa di malvagio che strisciava sotto ai miei piedi. Quando ho finito mi sono fatta dare immediatamente il telefono e ho chiamato una persona cara, avevo avuto la sensazione che fosse morta. Poi me ne sono vergognata. Ma il potere della suggestione può essere forte.
Resvrgis parla di prede e cacciatori. Lei cosa si sente?
Non mi piace fare la vittima, gioco d’anticipo. Dipende anche da chi mi trovo davanti. Se mi sento in pericolo, attacco.
Qual è il suo prossimo progetto?
Un amore, prossima serie di Sky, girata in contemporanea all’horror: ho potuto bilanciare lato horror e lato romantico. Interpreto Anna, la versione giovane del personaggio di Micaela Ramazzotti. L’ho studiata molto, non perché volessi essere uguale a lei, ma per capire la sua anima d’attrice.
Se invece dovesse nominare un attore o un’attrice che la ispira?
Anna Magnani. L’unica che sa farmi ridere e piangere insieme.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma