È destinato a diventare il maggiore incasso della stagione 2023/24 fino a oggi (al momento ha incassato 27,5 milioni di euro). E nel frattempo C’è ancora domani viene comprato ogni giorno per essere distribuito in sempre più paesi in giro per il mondo. Una grande soddisfazione per Paola Cortellesi, che alla sua prima regia mette in fila anche i blockbuster americani, mentre sono già diciotto i paesi in cui è stato venduto, con trattative in corso per territori fondamentali come gli USA e il Regno Unito, mentre per la Francia sarà addirittura Universal a prendersi in carico l’uscita del film nelle sale.
Ma esiste un altro aspetto delle vendite internazionali, quello della cessione dei diritti per la realizzazione dei remake. Uno dei più fortunati film italiani degli ultimi anni, Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, detiene il record di 20 (ventunesimo in arrivo) diverse versioni internazionali. Ma anche in questa categoria C’è ancora domani di Paola Cortellesi potrebbe eccellere, sempre naturalmente che sia nelle intenzioni della produzione cedere i diritti di sfruttamento.
La possibilità di raccontare altre storie come quella di Delia stuzzica la fantasia, ma fa anche venire voglia di ripassare un pò di Storia, quella con la S maiuscola. È un gioco, il provare a declinare C’è ancora domani in culture diverse dalla nostra, magari anche mettendo insieme degli ipotetici cast e registi. Ma soprattutto per ricordare che per i propri diritti bisogna sempre lottare, perché niente è dato per scontato.
There’s Still Tomorrow (USA)
Ci potrebbero essere almeno quattro diverse possibilità per raccontare la storia di Delia negli Stati Uniti. Per la prima si deve tornare indietro fino al 18 agosto del 1920, quando fu approvato il XIX emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America che dava alle donne il diritto di voto. Una grande vittoria frutto di una lunga campagna da parte delle femministe americane (sulla scia delle suffraggette britanniche e irlandesi). “Il diritto di voto dei cittadini degli Stati Uniti non potrà essere negato o limitato dagli Stati Uniti o da qualsiasi Stato in ragione del sesso.” Le prime presidenziali in cui votarono le donne americane furono quelle del 2 novembre dello stesso anno, che videro la vittoria del candidato repubblicano Warren G. Harding.
La seconda opzione è quella di una donna che deve mandare avanti la famiglia nel duro periodo della Grande Depressione, magari nella Brooklyn del novembre del 1932, alla vigilia delle elezioni presidenziali che avrebbero visto primeggiare Franklin Delano Roosevelt, il presidente del New Deal, l’uomo che avrebbe fatto risorgere gli Stati Uniti.
La terza storia potrebbe essere ambientata in uno stato del sud, Alabama o Mississipi. È il novembre del 1960, Richard Nixon e John Fitzgerald Kennedy si sfidano per la Casa Bianca. È la prima elezione successiva al Civil Rights Act del 1957, legge del Congresso che facilitava l’accesso al voto per gli afroamericani. Il coraggio di una madre che sfida la segregazione per andare al seggio e dare un futuro migliore ai suoi figli e che contribuirà con il suo voto all’elezione di JFK.
Cast possibili: per i primi due si può scegliere tra Kate Winslet, Emily Blunt e Carey Mulligan per il ruolo di Delia. Sebastian Stan sarebbe perfetto per sostituire Valerio Mastandrea, ma si accettano suggerimenti. Harvey Keitel è il nonno, senza ombra di dubbio.
La terza ipotesi potrebbe esserci un ballottaggio tra Thandie Newton, Zoe Saldana e Halle Berry. Potrebbe essere interessante riunire padre e figlio sul grande schermo, Denzel e John David Washington per i due ruoli maschili.
There’s Still Tomorrow (Regno Unito)
Anche qui c’è la possibilità di una variante: commedia sociale in stile Full Monty o dramma proletario alla Ken Loach? In entrambi i casi, c’è l’imbarazzo della scelta, come in un libro game. Nel 1918 il movimento delle suffraggette riuscì a far approvare una legge che permetteva alle donne di oltre trent’anni e sposate di accedere al voto. Il suffragio universale femminile sarebbe arrivato solo dieci anni più tardi nel 1928. La Whitechapel di quegli anni sarebbe l’ambientazione perfetta, per entrambe le scelte narrative. Sulla protagonista c’è l’imbarazzo della scelta: Olivia Colman, Sally Hawkins, Keira Knightley, Claire Foy, chi può ne ha più ne metta, sono tutte brave le attrici inglesi, e oltretutto intercambiabili con il ruolo di Emanuela Fanelli. Benedict Cumberbatch o James McAvoy sarebbero perfetti nel ruolo di Ivano. E Jim Broadbent naturalmente è il nonno.
Il y a toujours demain (Francia)
Il diritto di voto alle donne in Francia è stato ratificato il 21 aprile 1944 dal Comitato di Liberazione Nazionale. Nel paese di Liberté, Égalité, Fraternité dal 1789 fa un po’ strano, ma di questi tempi si può sempre dare la colpa a Napoleone. Sarebbe interessante rendere la storia contemporanea in questo caso, ambientandola in una casa della medio-alta borghesia parigina in cui il capofamiglia è un sostenitore della campagna di Marine Le Pen, interpretato da Guillaume Canet, e la moglie invece si scopre fervente socialista e seguace di Olivier Faure. Lei è ovviamente Marion Cotillard. Invece del nonno una suocera, a scelta tra Fanny Ardant e Isabelle Huppert.
まだ明日がある (C’è ancora domani – Giappone)
Il 3 maggio del 1947 entra in vigore la nuova costituzione giapponese. L’articolo 15 sancisce il suffragio universale, ma in realtà le donne andarono a votare per la prima volta un anno prima, il 10 aprile del 1946, una data storica, perché in quelle elezioni, le prime dopo la fine della Seconda guerra mondiale, otto mesi dopo le bombe di Hiroshima e Nagasaki, ben 39 candidate furono eletta alla Camera dei Rappresentanti, record rimasto imbattuto per quasi sessant’anni. Sarebbe bellissimo raccontare la storia di Delia a Tokio, tra kimono e sake, in forma di anime, ultimo film di Hayao Miyazaki.
Todavía hay mañana (Spagna)
Il 9 dicembre del 1931 viene estese il diritto di voto alle donne nell’allora repubblicana Spagna, cinque anni prima dell’inizio della lunga dittatura di Francisco Franco. Grande merito per questa conquista lo ebbe la deputata del Partido Republicano Radical Clara Campoamor. Fu un risultato straordinario all’interno di una carta costituzionale da molti considerata la migliore mai stilata, poi modificata, e non in meglio, nel 1978. Detto ciò, la versione spagnola dovrebbe finire nelle mani di Pedro Almodóvar, che potrebbe raccontare la storia di Delia nella Madrid del 1931, con un marito manesco perché non riesce ad accettare la sua omosessualità, dato che è segretamente innamorato del fidanzato della figlia, a sua volta costretto dalla famiglia benestante a un matrimonio di facciata. Mai casting fu più semplice: Penelope Cruz e Javier Bardem. Semplicemente perfetti.
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