Dario Argento: “Oggi gli horror sono brutti, meglio un remake anni ’40”

Il maestro del brivido è atteso a Londra per la retrospettiva che il British Film Institute dedica alla sua opera. "Scrivere un film mio? Francamente, tutti quelli che volevo fare li ho fatti”

Un nuovo progetto per Dario Argento, 82 anni, impegnato in questi giorni nella sceneggiatura del remake “di un thriller anni Quaranta, commissionato dai francesi. È un po’ di tempo che lavoro molto bene con loro, abbiamo un grande rapporto. Ho fatto anche un film francese da attore protagonista, Vortex (di Gaspar Noé, ndr), con cui ho vinto, misteriosamente, il premio per la migliore interpretazione al festival di Locarno. Scrivere un film mio? Francamente, tutti quelli che volevo fare li ho fatti”. 

Così il maestro del brivido, intervistato dalla direttrice di THR Roma Concita De Gregorio, risponde sui suoi prossimi progetti, a pochi giorni dalla partenza per Londra. Nella capitale inglese Argento è atteso per il 12 maggio, per un incontro-conversazione con gli spettatori dell’istituto di Southbank, che dal 1 al 23 maggio ospita una retrospettiva di tutti i suoi film. “Restaurati – precisa lui – e in 4k”. 

Organizzata da Cinecittà e British Film Institute, Dario Argento: Doors into Darkness prevede le proiezioni di 17 film del regista romano, precedute da dibattiti e incontri sul suo cinema, tutti in anteprima per la Gran Bretagna: da L’uccello dalle piume di cristallo – il suo straordinario debutto del 1970 – a Il gatto a nove code (1971), il capolavoro-manifesto Profondo rosso (1975), Suspiria (1977), il meta-giallo Tenebre (1982), Trauma e molti altri. Reduce dalla frattura del femore (“Ma mi sto riprendendo”), Argento guarda con un misto di sospetto e interesse alla new wave del cinema horror, di cui da oltre cinquant’anni è uno dei più autorevoli maestri.

“Tanti film horror nuovi, purtroppo, sono brutti. I più interessanti sono quelli americani. Ma l’horror funziona così, è ciclico: 15 anni di successi, poi man mano si abbassa il livello, ed ecco che improvvisamente sparisce quasi dall’orizzonte. Funziona così dagli anni Trenta. È un cinema costoso, ma anche redditizio: l’horror si vende nel mondo, non incontra le difficoltà di cui soffre all’estero tanto cinema italiano”. 

“Argento è senza dubbio uno dei più influenti nomi nella storia del cinema horror, nessun altro regista ha saputo creare mondi con uno stile tanto preciso e una simile, onirica inquietudine – ha detto di lui Micheal Blyth, curatore della retrospettiva e senior film programmer del BFI – È un piacere collaborare con Cinecittà al tributo a un autore rivoluzionario. Di rado il terrore ha avuto un aspetto così bello”.