Dalla provincia pugliese al Centro Sperimentale di Cinematografia. Un percorso di avvicinamento alla recitazione e al cinema, che Nicola Nocella condivide con Riccardo Scamarcio. Dopo alcuni ruoli secondari, il successo arriva improvviso, come protagonista de Il figlio più piccolo di Pupi Avanti, per cui vinse il Nastro d’Argento nel 2010 coma attore esordiente. Fisico alla John Belushi, che ha interpretato a teatro, è un pasticcere molto celebre – protagonista assoluto – e pieno di sé in Rido perché ti amo di Paolo Ruffini, in sala dal 6 luglio, di cui è anche uno degli sceneggiatori.
La si può definire una fiaba?
Assolutamente. È una fiaba ma contemporanea, vive nella quotidianità. La grandezza delle favole è proprio questa, quando ti ritrovi nei loro personaggi è proprio perché sono contemporanei. È il motivo per cui nessuno riesce a fare Pinocchio al cinema, è talmente enorme e straordinario che hai bisogno di sei episodi per farlo bene, oppure devi essere Kubrick che lascia la sceneggiatura a Spielberg. Questo film è una storia piena di personaggi ambientata in un piccolo paese, con tutti gli elementi della favola: la piazza, ogni personaggio che racconta qualcosa, il protagonista poi è Shrek, se non è una favola questa. Shrek è uno dei riferimenti di questo film, insieme a Little Miss Sunshine, che non c’entra niente con la storia ma ha quel respiro, poi Il favoloso mondo di Amélie, Love Actually, Jaco Van Dormaeil, uno dei miei grandi amori, con il suo Dio esiste e vive a Bruxelles. Poi ha moltissimo di Francesco Nuti. Tutta colpa del Paradiso è il primo film che ricordo di aver visto in televisione, quindi è facile immaginare che possa essere rimasto in me. C’è poi Il ciclone. Tutte fiabe, a pensarci. Perché la commedia romantica, purtroppo, soprattutto nella contemporaneità, può essere solo una favola.
Ci sono un bambino e una bambina che si promettono un amore, poi li ritroviamo da adulti, ma nel tuo personaggio, il bambino cresciuto, ritroviamo un pasticcere che, come alcuni chef, si sente un artista e un divo
Non è che si sente un artista, lui è un genio. È il più grande pasticcere vivente. Per preparare questo film, ve lo dico, tanto ormai non si può più arrabbiare, sono stato dal maestro Luigi Biasetto, che ha il suo regno a Padova. Tutte le cose che il mio personaggio dice, le ho sentite dire da lui, compreso: “questa non è una pasticceria, è un atelier”. Nel monologo finale del mio personaggio, che ho scritto, c’è molto di quello che ha detto Biasetto. Però la pasticceria è fatta di dosi, ma soprattutto di amore. I dolci li fai sempre per qualcuno. Il mio personaggio è una star, ha le foto con Obama e il Papa, ma allo stesso tempo ha perso l’amore. Glielo dice la donna che ama: “tu hai smesso di fare le cose per amore e hai iniziato a farle per altri motivi”. Ha perso quello che era il suo superpotere. Ogni tanto puoi fare un dolce che, anche se rispetta le dosi, è difficile da digerire. Ogni tanto succedono delle cose che, se riesci a digerire, dimostri di meritare quell’amore.
Oggi sembra quasi coraggioso, nell’era cinica in cui viviamo, raccontare una storia in cui l’amore sia il protagonista.
Partiamo dal presupposto che se cucini per te stesso ti stai facendo da mangiare, se lo fai per qualcun altro allora sì che stai cucinando. Parlando di cinismo, mi vengono in mente due personaggi come Ciprì e Maresco, due geni. Leopoldo ogni tanto sembra uscito da “Cinico TV”. Il cinismo fa parte di quest’epoca e ci ha portato, piano piano, verso la mediocrità. Se parliamo di eccellenza, il cinismo deve snaturarsi per arrivare a qualcosa di più alto. Non si può essere cinici fino in fondo, quando si parla di amore. È una questione di sentimenti. Se potessimo decidere chi amare sarebbe tutto molto più semplice, ma anche tutto molto meno magico. Se vuoi fare un film con la magia come protagonista, la magia è l’amore e l’amore la felicità, allora aprirti al fatto che possa succedere un casino. Devi abbandonare l’ossessione del controllo, oggi tanto di moda, e lasciare che succeda qualunque cosa. In questo film succede proprio questo.
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