![Kenneth Branagh è di nuovo Hercule Poirot in Assassinio a Venezia](https://beta.hollywoodreporter.it/wp-content/uploads/2023/09/haunting_in_venice_dtlr2_4k_185_t_709_tiff_87836.jpg)
Un bravo detective parte sempre da un elenco. L’elenco degli indizi, l’elenco degli eventi, l’elenco dei sospettati. Perciò, ecco un elenco di ciò che, sorprendentemente, convince di Assassinio a Venezia, terzo film con protagonista l’Hercule Poirot di e con Kenneth Branagh, nato dalla penna di Agatha Christie.
Punto primo: il distacco dalle pellicole precedenti. Assassinio sull’Orient Express (2017) puntava sul ricco gruppo di attori famosi e sull’offerta di un giallo adatto al grande pubblico, convincendo a metà. Un intrattenimento modesto, insomma, ma azzeccato nonostante certe ingenuità nel ritmo del racconto. Formula alla Cluedo, poca sostanza.
Il film aprì la strada al Poirot baffuto, mezzo belga e mezzo inglese, di Branagh – che prova a togliersi il suo british così polite, non sempre riuscendoci – che nel 2022 tornò nel sequel Assassinio sul Nilo (2022). Un film sfibrato e intollerabile. Noioso e lento come il corso del fiume sul quale si consuma l’omicidio.
I misteri di Venezia
Punto secondo: le location. Tra le prime immagini di Assassinio a Venezia c’è un piccione a Piazza San Marco, un tentativo di sfuggire alla retorica da cartolina sulla città galleggiante. La verità è che, come Roma, in questo 2023 anche la Serenissima è stata spesso sfondo cinematografico per le produzioni americane, con luoghi che tornano da una pellicola all’altra.
![Tina Fey e Kenneth Branagh in Assassinio a Venezia](https://www.hollywoodreporter.it/wp-content/uploads/2023/09/AHV-02986_R.jpg)
Tina Fey e Kenneth Branagh in Assassinio a Venezia
C’è il ponte dei Conzafelzi, palco dell’elettrizzante sequenza tra la Ilsa Faust di Rebecca Ferguson e il villain Gabriel di Esai Morales in Mission Impossible 7, lo stesso su cui Hercule Poirot passa ogni mattina per arrivare al suo ufficio – e da cui un povero disgraziato viene buttato in acqua. C’è il Gran Canale, che le quattro amiche di Book Club – Il capitolo successivo attraversano su un taxi acquatico, prima di essere invitate a una cena esclusiva da uno degli ospiti dell’Hotel Danieli.
E se si guarda indietro ci sono Casanova, Casino Royale e The Tourist, senza dimenticare le indagini di un altro pseudo detective, Robert Langdon, nel terzo capitolo Inferno della saga di Dan Brown.
Per Assassinio a Venezia Branagh scopre Palazzo Pisani, la Scala Contarini del Bovolo, la chiesa dei Miracoli e la zona dei rii e Palazzo Malipiero. Ricostruisce poi una parte delle location ai Pinewood Studios di Londra, ma l’atmosfera della laguna resta e si sente, più autentica degli scenari dei film precedenti.
È soprattutto il lavoro nella casa infestata dai fantasmi – il libro da cui il film è tratto è Poirot e la strage degli innocenti, con spiriti di bambini che fluttuano per le stanze e canticchiano dalle pareti – che stupisce e meraviglia. Portandoci direttamente al terzo punto.
La notte di Halloween di Assassinio a Venezia
Punto terzo: la regia. Impostando l’opera come un vero e proprio horror, con inquadrature dall’alto, carrelli con Poirot in primo piano e l’intenzione di distorcere, contorcere e allungare le camere del palazzo abitate dai personaggi durante la notte di Halloween del 1947, Assassinio a Venezia ha un’idea di genere (dell’orrore) molto mainstream. Una svolta rispetto alle opere precedenti, con l’azzeccata scelta della montatrice Lucy Donaldson, complice perfetta delle parti più horror della pellicola.
![Michelle Yeoh è la spiritista del film Assassinio a Venezia di Kenneth Branagh](https://www.hollywoodreporter.it/wp-content/uploads/2023/09/assassinio-a-venezia-la-recensione-cosa-sorprende-del-giallo-di-kenneth-branagh-punto-per-punto-come-i-veri-detective.jpg)
Michelle Yeoh è la spiritista del film Assassinio a Venezia di Kenneth Branagh
Mentre Hercule Poirot risolve il mistero sulla morte di una giovane che “sentiva le voci”, smascherando i segreti di una sensitiva che giura di saper parlare con i fantasmi, Branagh imbastisce altrettanti artifici per coinvolgere il pubblico nelle indagini. E funziona. Ci intrattiene con i sotterfugi della spiritista interpretata da Michelle Yeoh e ci fa dubitare della sicurezza del detective, ritiratosi dal mestiere e richiamato “in missione” da una scrittrice (Tina Fey) – come se fosse la stessa Agatha Christie a sollecitarlo.
Condotto in una dimora maledetta, con una donna “sacrilega” che prova a far crollare le sue certezze razionali, Assassinio a Venezia dimostra che anche dopo un pessimo sequel può sempre arrivare un gran bel film.
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