Domenica mattina, Londra, Wood Green, una delle ultime fermate a Nord-est della Piccadilly Line. Zona molto popolare, dove pagare una pinta oltre i 5£ nei due abbastanza malfamati pub potrebbe provocare una sommossa, ma anche dedicata all’intrattenimento. C’è infatti un centro commerciale e ben due multiplex.
Quello della catena Cineworld la domenica diventa la casa del Signore.
Della Jubilee Church London, per l’esattezza, che affitta tre delle 11 sale della struttura per altrettanti diversi servizi ecclesiastici. E questo avviene a Wood Green, ma anche nelle strutture gemelle di Ilford ed Enfield.
Spostiamoci a Angel, zona assai posh nel quartiere di Islington. Il Vue Cinema è il centro operativo della The Well Church London e della Christian Community of London. I primi li potete trovare in Sala 1, mentre i pastori David e Maribel Ravelo hanno scelto lo Screen 6, forse perché sono in due ed è il doppio di tre.
Londra, il cinema che diventa una chiesa. O viceversa
In un mercato cinematografico che dopo il Covid nel Regno Unito non si è mai realmente ripreso, questi affitti sono una mano santa per le catene, che, giusto ricordarlo, sono fondamentalmente aziende immobiliari per cui il business cinematografico è in realtà secondario. Situazioni di questo genere sono quindi perfettamente normali, e la stessa cosa accade negli Stati Uniti con le chiese evangeliche, pentecostali, avventiste, battiste e via discorrendo. Con la differenza che oltre a servire messa, i cinema vengono usati anche per proiettare film.
Christian Movies, un’industria parallela dai risultati “trascendentali”
Cristiani naturalmente. Un fenomeno che negli ultimi anni ha avuto un incredibile sviluppo, e sebbene alcuni di questi prodotti abbiano anche generato incassi notevoli (per dire: 102 milioni per Heaven is for Real, che nel 2014 vedeva protagonisti Greg Kinnear, Kelly Reilly e Thomas Hayden Church, per la regia del premio Oscar per Braveheart Randall Wallace), il loro fine ultimo è un altro e ben più importante: veicolare i valori cristiani presso un pubblico più ampio possibile.
Ci sono dei veri e propri specialisti di questa industria cinematografica parallela. I fratelli Erwin, per esempio, che si sono costruiti una carriera registica con film come God Provides, October Baby (storia di una matricola del college che scopre di essere stata adottata perché la madre naturale non riuscì ad abortire), fino all’incredibile successo di I Can Only Imagine, 86 milioni di box office a fronte di un budget di appena sei.
Allo stesso modo esistono produzioni e produttori ormai specializzati. Come Joe Knopp, che oltre al suddetto I Can Only Imagine (realizzato anche attraverso la Mission Pictures International e la City on a Hill Productions) è tra i fautori (ne ha firmato anche la sceneggiatura) del documentario The Trump I Know e soprattutto di Unplanned, divenuto nel 2019 un vero e proprio caso internazionale.
Diretto da Chuck Konzelman e Cary Solomon, e dagli stessi scritto con Abby Johnson, il film racconta la storia di quest’ultima, un’ex direttrice di una clinica Planned Parenthood che diventa un’attivista pro-vita. Il film arrivava nelle sale americane il 29 marzo del 2019, preceduto da una campagna promozionale molto aggressiva. Lo stesso giorno iniziava a Verona il XIII World Congress of Families.
Christian Movies e il santo algoritmo di Pureflix
Unplanned si può visionare su PureFlix, piattaforma streaming specializzata in opere incentrate su fede e famiglia, disponibile purtroppo solo sul mercato americano.
Anche se in Italia potrebbe avere successo, tra i Don Matteo e i vari supersanti delle fiction Rai.
Ma Unplanned ha anche un distributore italiano. Si tratta della Dominus Production, società fondata da Federica Picchi e che ha un catalogo specializzato nel genere, disponibile anche on demand. Ma non Unplanned, che ha un sito dedicato e aggiornatissimo, dove è possibile scoprire quando e dove saranno le prossime proiezioni. E se volete organizzare uno screening nella vostra città, basta compilare l’apposito form.
A questo proposito, è sempre utile ricordare che in Italia esiste un circuito d’esercenza alternativo che è quello delle Sale della Comunità, ovvero quello dei cinema parrocchiali. Nel 2019, subito prima della pandemia, se ne contavano 800, una rete che raggiungeva anche centri piccolissimi, dove è quasi sempre impossibile trovare un cinema a impresa privata. Nello scorso dicembre hanno fatto il loro congresso a Milano, per contarsi e rilanciarsi. La maggior parte di queste non sono neanche tracciate da Cinetel, quindi parliamo di un sottobosco che lavora con la copia a noleggio e vive sugli incassi (e l’8×1000). Tante hanno bisogno di rinnovarsi, e lo possono fare anche grazie ai fondi e alle facilitazioni messe a disposizione dell’esercenza a livello nazionale ed europeo.
Per il cinema sul grande schermo sarebbe davvero una manna dal cielo.
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