Tre sorelle, Emily, Charlotte e Anne. Tre talenti fuori dal tempo, in tutti i sensi: autrici fuori dal comune e fuori dal canone della loro epoca. «Emily Brontë è una donna forte, ribelle, sensibile, piena di fascino. Ma è la sorella meno in vista, adorata da una nicchia di fedelissimi che l’hanno eletta a eroina proprio perché fuori dagli schemi. Se fosse vissuta oggi, sarebbe un’outsider. Una nerd. Una darkettona”.
Ossessionata sin da ragazza dalla personalità della penultima delle sorelle Brontë, l’attrice 58enne Frances O’Connor (Mansfield Park) ha dedicato alla scrittrice inglese il suo esordio da regista, Emily, al cinema dal 15 giugno. Un ritratto estremamente accurato, interpretato dalla star della serie Sex Education, la britannica 27enne Emma Mackey, della giovane Emily nel suo rapporto con la famiglia (il dolore per la perdita della madre, l’autoritario padre), che prova a immaginare la genesi – ancora piena di mistero – del suo capolavoro Cime tempestose, uscito nel 1847 a breve distanza da Jane Eyre di Charlotte e Agnes Grey di Anne.
Perché è ossessionata da Emily Brontë?
Ho cominciato a interessarmi a lei a 26 anni. Mi colpiva l’idea di una ragazza completamente fuori posto, estranea al suo tempo, ma intelligentissima, con un’immaginazione brillante. Mi pareva una storia molto contemporanea. Anche io mi sentivo così alla sua età, alla ricerca della mia strada. Ma a differenza di Emily, io almeno ho avuto dalla mia parte i movimenti.
Che intende?
Se non ci fosse stato il #metoo non sarei mai riuscita a dirigere il mio primo film. Ho ricevuto un budget di sei milioni di sterline (circa 7 milioni di euro, ndr). Sono un sacco di soldi per un’esordiente. Certamente ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada delle persone che hanno creduto in me, nel mio copione e in Emma. Ma il #metoo ha contribuito a far sì che le donne venissero finalmente prese sul serio anche come registe.
Nel suo film trovano spazio anche le poesie di Brontë: come le ha messe in scena?
La sua poesia è fondamentale. Serve a costruire l’atmosfera. Volevo che il pubblico si sentisse immerso nella sua mente. Ho lavorato molto sul suono per suggerirne il mondo interiore, intimo ed evocativo.
Come ha ricostruito il rapporto fra le sorelle Brontë?
Il museo Brontë ci è stato incredibilmente d’aiuto, consentendoci libero accesso a tutto il materiale, inclusi i loro vestiti originali e le pagine dei manoscritti. Anche se qua e là ho estremizzato, c’è molta verità in quello che vedrete sullo schermo. Emily ha aiutato Charlotte a connettersi con la sua voce interiore e scrivere Jane Eyre. È raro vedere sullo schermo la dinamica tra donne e potere. Ne so qualcosa, avendo tre sorelle.
Da attrice ha mai pensato di interpretare Brontë?
Ero già troppo vecchia per il ruolo quando l’ho scritto. Ma ho messo nel film tutta la mia esperienza: quella personale, della ragazza che ero, e quella professionale. Una scrittrice, in un certo senso, recita con la fantasia tutti i ruoli del suo copione. Mi sento soddisfatta, mi piace questa nuova fase della mia vita.
Cosa ha chiesto a Emma Mackey, come attrice?
Di entrare nello spaesamento di Emily. Volevo che avesse ben chiaro il suo arco narrativo, chi fosse Emily e dove sarebbe arrivata, ma le ho chiesto anche di sentirsi libera di viverne il viaggio. Emma sapeva perfettamente cosa fare. Abbiamo fatto una breve conversazione e abbiamo provato molto. Se scegli di far recitare qualcuno perché ne hai intuito il talento, poi devi saperlo lasciare andare. Abbiamo lavorato a lungo con le altre “sorelle” facendo lunghe passeggiate, sperimentando giochi da tavola, ascoltando musica insieme.
Continuerà da regista o tornerà a recitare?
Sto scrivendo il prossimo film. Mi piace recitare, ma la regia è la mia nuova passione. Voglio raccontare le mie storie. Abbiamo bisogno di più registe. Il mondo del cinema è ancora molto squilibrato, dominato dai maschi.
E chi dice che non è più così?
Confrontasse i budget. Quelli delle donne sono sempre, da sempre, minori.
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