Dopo la trilogia di film sul mondo del lavoro (La legge del mercato, In guerra, Un altro mondo) Stéphane Brizé ha portato in concorso al Lido il più “morbido” Hors-saison, con Guillaume Canet e Alba Rohrwacher: la storia di due anime innamorate e fragili che si incontrano a quindici anni di distanza dal loro ultimo saluto, scoprendo che l’intensità di quell’amore non è mai scemata. “Come tutti gli esseri umani, mi interesso a cose diverse – spiega il regista – e adesso sono in un’altra fase della mia carriera”.
Alba Rohrwacher, giocherellando con le dita, rievoca il tempo passato sul set, nel golfo di Morbihan a Saint-Pierre-Quiberon, in Bretagna: “Mi sono persa nel personaggio. La sceneggiatura mi ha presa subito, era un copione potente, che racchiudeva la visione precisa di un regista”. Cui l’attrice si è affidata senza paura: “Ho incontrato un grande artista e mi sono messa nelle sue mani, perché sentivo che le sue braccia mi potevano sostenere”.
Hors-saison e il mestiere dell’attore
Il protagonista di Hors-saison, Mathieu (Guillaume Canet), è un attore sulla cinquantina. Attraente e famoso, attraversa una fase di profonda crisi, in cui dubita di sé stesso e del suo futuro. Abbandonata la compagnia teatrale poco prima del debutto, decide di ritirarsi in una spa di lusso per rigenerarsi. Ma le persone non smettono di fermarlo, di chiedergli autografi e selfie.
Una domanda che ricorre, dice Rohrwacher sul personaggio di Mathieu, è: “qual è il problema? Perché sembra non mancargli nulla. Per lui è una crisi enorme, per gli altri poco più che nulla”. Ma nel mestiere dell’attore, “che ha a che fare con il mostrarsi e il nascondersi, ci si salva solo guardandosi con ironia, con distacco”. Del suo personaggio, invece, Rohrwacher dice di aver apprezzato “l’audacia. Dopo una vita passata a costruirsi un’isola felice, Alice ha il coraggio di mettere in discussione tutto. E quindi di mettersi in pericolo, un comportamento che sento molto vicino al mio”.
L’istinto di non guardare ai rimpianti
“Nessun rimpianto” è una frase che nel film viene ripetuta più volte. Come ha spiegato il regista, i personaggi rimuginano “sulle scelte mai fatte, o fatte in modo sbagliato, sugli incontri mancati o sprecati, sulle porte mai aperte, sui momenti della vita in cui abbiamo deciso di imboccare una strada invece di un’altra”. Sono domande che appartengono a tutti. “Ho rimpianti anche io – dice Rohrwacher – ma scelgo, per istinto e convinzione, di non lasciarmi ossessionare. Mi sono confusa con il personaggio con sorprendente armonia. All’inizio avevo paura, soprattutto perché dovevo recitare in francese, ma per Brizé non è mai stato un problema”.
Gli scioperi di Hollywood
Rohrwacher ha visto il film per la prima volta solo un giorno prima della proiezione ufficiale, a Venezia 80, ritrovando “tutta la grandezza del processo creativo”. Il mondo degli attori, fuori dalla confortante cornice della costa del Nord della Francia, è però in disordine, in un momento di lotta e mobilitazione. “Mi sento vicina agli scioperi di Hollywood e spero che questo sforzo possa migliorare le condizioni di lavoro”. Per Brizé “questo sciopero è un’azione che avviene sotto gli occhi del mondo intero. Si lotta contro il tentativo di sfruttare gli artisti in nome del profitto. Anche noi siamo operai artigiani, con il nostro mestiere di registi e di attori. Spero che lo sciopero contagi presto tutti gli altri settori produttivi”.
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