Matthew Vaughn ha diretto alcune delle miglior scene d’azione degli ultimi anni. Impossibile dimenticare la sequenza della chiesa di Kingsman – Secret Service del 2014 in cui un lobotomizzato Colin Firth dà il via a un massacro in cui entreranno a far parte tutti, santi e peccatori, sulle note di Free Bird dei Lynyrd Skynyrd.
E se si torna ancora un po’ indietro, al 2010, in maniera meno raffinata, ma piena di divertimento, in uno squallido appartamento pieno di tipi poco raccomandabili e cocaina, la piccola, ma furiosa Hit-Girl tagliava (in tronco) gambe e infilzava farabutti in Kick-Ass. Anche lì, la canzone, era The Tra La La Song dei The Banana Splits.
Lo stesso regista che con Argylle – La super spia – produzione Apple TV+ che continua a spendere e spandere non solo sbattendo in faccia i suoi milioni, ma prendendo anche un cast all star – riesce a sbagliare il brano e la scena centrale del film, facendoti rimpiangere la brillantezza action e demenziale di una volta.
E che invita anche a rivalutare un troppo poco considerato The King’s Man – Le origini, anno 2021, la cui scena di ballo/combattimento di Rasputin ha un concentrato di ritmo e movimento invidiabile da qualsiasi delle sequenze anonime e annoiate che popolano sempre più spesso il cinema contemporaneo – Chad Stahelski, David Leitch e Christopher McQuarrie a parte.
Argylle, anche le spie sbagliano
In Argylle, storia di una scrittrice di spy story che si ritrova coinvolta in una vera missione di spionaggio come il protagonista dei suoi libri (dalle fattezze di Henry Cavill), gli interpreti di Bryce Dallas Howard e Sam Rockwell si ritrovano in mezzo a una nebbia colorata in una scena che replica una pseudo danza in cui, tra prese e piroette, i buoni e i cattivi si sparano, si picchiano e si fanno fuori.
Avvolti dai fumogeni, i personaggi si intrattengono in una coreografia sulle note di una ballad che genera una dissonanza tra ciò che il pubblico vede e ciò che sente. E seppur era nell’intento di Vaughn, non significa che questa volta il regista sia riuscito a colpire nel segno.
Dimentichiamoci anche per un momento la CGI dozzinale e l’effettistica posticcia che oramai galoppa imperterrita tra le megaproduzioni, la sensazione di imbarazzo che subentra è del tutto speculare a quella svagata e ironica che ci si aspetterebbe. Sono comprensibili le intuizioni astruse, e per questo solitamente apprezzabili di Matthew Vaughn, ma purtroppo si ripercuotono in tutta la seconda parte (nonché nella conclusione di Argylle).
La riprova è ciò che accade in un’altra sequenza che dovrebbe racchiudere l’apice dell’assurdo del film. Riscoperta una sopita abilità da pattinatrice sui pattini, la protagonista Elly (Howard) scivola tra rittberger, axel e salchow improvvisati su un’improbabile pista fatta di petrolio. Anche lì la musica è sbagliata e gli effetti calcano troppo la mano. E, così, una sequenza che sarebbe potuta risultare epica finisce per aumentare il sentimento di impaccio, che genera sempre più attrito nel suo rotolare verso la fine.
Argylle – La super spia è un Matthew Vaughn depotenziato. Sono i soldi che non possono sostituire l’ingegno e che, stavolta, l’hanno reso meno sferzante della lama a cui ci ha abituato. Duecento milioni di budget a fronte dei 94 investiti per il primo Kingsman: l’attestato che per essere un’eccellente agente segreto i denari non fanno mai male, ma è la furbizia l’arma con cui salvarti. E che è vero che se più grande è la spia, più grande è la bugia, ma non è detto che lo sia anche il film.
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