Il primo bersaglio è un’asta d’arte a Venezia: guidata dal loro stoico capo Cyrus (Kevin Hart), la squadra al centro di Lift si prepara a rubare pezzi inestimabili dalle grinfie dei ricchi. Un gruppo efficiente di geni della tecnologia e maestri del travestimento, che si considera il nuovo Robin Hood culturale. Ruba ai potenti, inganna i ricchi e aiuta gli artisti.
F. Gary Gray, già noto regista di Straight Outta Compton (2015), torna dietro la macchina da presa dopo cinque anni da Men in Black: International firmando per la prima volta un film Netflix con Hart produttore. Nel cast anche Gugu Mbatha-Raw, Vincent D’Onofrio, Úrsula Corberó, Billy Magnussen, Jacob Batalon, Jean Reno e Sam Worthington.
Venezia secondo F. Gary Gray
In un edificio di imponente bellezza si terrà l’asta al centro della prima sequenza di Lift. Un tappeto rosso delinea il percorso verso la porta d’ingresso, mentre ai lati delle corde si aggirano veneziani in maschera. La città, che Gray ha catturato con maggiore attenzione nel suo The Italian Job del 2003, appare sgargiante in questa apertura. La luce tocca ogni superficie, come se l’esposizione fosse stata alzata al massimo.
Questa luminosità non sembra disturbare il protagonista Cyrus, che si dirige verso il posto assegnatogli mentre controlla la sua squadra via microfono. Quando inizia l’asta, offre milioni per un Nft (opera d’arte digitale dematerializzata, ndr) dell’anonimo artista N8 (Jacob Batalon). E il film fino a questo punto è ancora promettente, perché permette di capire le dinamiche in gioco.
A osservare da lontano Cyrus e la sua squadra c’è l’agente dell’Interpol Abby (Gugu Mbatha-Raw). Donna molto ambiziosa che guida un gruppo dedicato a rintracciare e arrestare Cyrus e i suoi “banditi”.
Un film che non si fida di se stesso
Una volta che l’azione prende il via, anche questi primi segni di promessa vengono meno. Lift non sembra fidarsi abbastanza degli spettatori tanto da nascondergli dei dettagli. È troppo insicuro, troppo desideroso, troppo ansioso di essere misterioso. I suoi trucchi non vengono tanto rivelati quanto piuttosto vomitati attraverso un’esposizione goffa. Quando Cyrus e la sua squadra mettono le mani sull’Nft, rapiscono anche l’artista. E il rapimento, non così preoccupante come sembra, suscita un clamore internazionale.
Qui si presenta l’opportunità di commentare un intero nuovo mondo dell’arte visiva digitale e il suo rapporto con gli artisti. Invece Lift costruisce questo momento in modo che Cyrus possa guidare gli N8 in ogni fase del loro furto e spiegare la missione del gruppo. Non c’è bisogno di ipotizzare le motivazioni, individuali o collettive, in Lift. Tanto Cyrus le spiega prima o poi.
Il vero colpo di Lift
La messa in scena della cattura di N8 conduce al vero dramma di Lift. Dopo una conversazione con il suo collega Huxley (Sam Worthington), direttore di un dipartimento più “serio” dell’Interpol, Abby è costretta a reclutare la squadra di Cyrus. Huxley ha nel mirino un obiettivo più grande: Jorgenson (Jean Reno), un pericoloso miliardario che ha stretto un accordo con un gruppo anonimo di hacker per inserirsi nelle reti di tutto il mondo e causare danni di massa. Altre spiegazioni aggiornano il pubblico sul piano: Abby deve fare in modo che Cyrus e compagnia rubino milioni di dollari in oro da un volo senza che Jorgenson lo scopra.
Se a questo punto del film il pubblico è ancora coinvolto (tutto questo avviene nei primi 20 minuti), scoprirà anche che Abby e Cyrus hanno un passato che complica la loro attuale relazione. E che dovrebbe anche aggiungere tensione alla dinamica, ma è praticamente impercettibile. Nonostante i rispettivi talenti, Hart e Mbatha-Raw sono male assortiti e la sceneggiatura di Daniel Kunka non dà al loro legame abbastanza tempo per crescere. La storia d’amore tra Abby e Cyrus vive di ricordi espositivi della loro infanzia e di una vorticosa settimana insieme.
Kevin Hart, un ruolo drammatico poco bilanciato
La rappresentazione che Hart fa di un ricercato a livello internazionale è inoltre caratterizzata da un’inutile formalità. Recentemente l’attore si è dedicato a ruoli più drammatici, ma in questo caso la sua interpretazione manca del necessario spirito scherzoso. Niente a confronto con la sua interpretazione di un padre single in Un padre, che lo vedeva usare le sue radici comiche per fondare la performance drammatica.
Cyrus accetta di aiutare l’Interpol in cambio dell’immunità e la banda si mette al lavoro per la più grande rapina di sempre. Come in tutte le grandi rapine, c’è un livello di impossibilità e un rischio per le loro vite. Motivati da un futuro privo di sorveglianza, Cyrus e i suoi compagni di fuga formulano un piano per recuperare l’oro dall’aereo, offrire Jorgenson alle autorità e salvare vite.
Il ritmo incalzante degli intrighi dà a Lift una necessaria iniezione di brividi. Anche se la tecnologia tende all’irrealistico, Gray è un regista abbastanza abile da far sì che le scene relative all’acquisizione di tecnologia e alla sua difficile esecuzione aggiungano un piccolo senso di urgenza al tutto, che non basta a salvare Lift, ma almeno rende il film un po’ meno ridicolo.
Traduzione di Pietro Cecioni
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