“Vorremmo vedere i volti dei giornalisti che ci fanno le domande!”. Dall’altra parte dello schermo Todd Haynes e Natalie Portman, rispettivamente registra e protagonista/produttrice di May December, film candidato agli Oscar 2024 per la miglior sceneggiatura originale firmata da Samy Burch in sala dal 21 marzo con Lucky Red dopo il passaggio a Cannes 76. Una storia ispirata alla vicenda di Mary Kay Letourneau, insegnate americana che negli anni Novanta fu accusata di aver adescato un suo alunno dodicenne in seguito diventato suo marito.
In May December Natalie Portman interpreta Elizabeth Berry, una famosa attrice intenzionata a realizzare un film sulla storia vera di Gracie Atherton e Joe Yoo, coppia interpretata da Julianne Moore e Charles Melton, la cui relazione clandestina aveva infiammato la stampa scandalistica e sconvolto gli Stati Uniti vent’anni prima. Per prepararsi al suo nuovo ruolo, entrerà nella loro vita rischiando di metterla in crisi.
Sono tanti i toni che attraversano il film. Tra questi quello dalle sfumature da thriller – rese ancor più evocative della colonna sonora che riprende la score di Michel Legrand per Messaggero d’amore – con Elizabeth intenta a collezionare più informazioni possibili sulla coppia come una sorta d’investigatrice. “È ovvio che la gente tenda a vedermi simile ad Elizabeth, semplicemente perché siamo entrambe attrici. Ma il mio modo di affrontare il personaggio è molto diverso. Il rischio che lei corre è di interferire con la storia che sta raccontando” sottolinea l’attrice. “Un rischio che correte anche voi giornalisti. Da un punto di vista etico e morale, potreste ferire le persone che state cercando di ritrarre. La sceneggiatura di Samy Burch mi ha molto commossa e sorpresa. Pone molte delle domande che trovo più interessanti sulla performance, l’identità e sul fatto che l’arte possa essere immorale”.
May December e l’ambiguità
Un film che non divide il mondo in bianco e nero, buoni o cattivi e in cui è impossibile guardare alla storia raccontata con dei contorni netti. “È uno dei motivi per cui amo così tanto il lavoro di Todd, perché sembra essere davvero a suo agio con l’ambiguità, con questo continuo cambiamento. E anche il fatto di essere il personaggio con cui ci si identifica e relaziona nel film” afferma Portman.
“Quindi è la persona che sceglie, in un certo senso, chi trovare come guida in questo paesaggio di emozioni che il film propone e racconta. E che si sente a suo agio nel provocare il pubblico e ti sposta a tal punto che ti sembra che il pavimento venga sollevato da sotto i tuoi piedi. Quella che raccontiamo è una storia che condividiamo come esseri umani e che è molto umana. Perché, in genere, le storie in cui c’è una separazione netta e chiara tra giusto e sbagliato rendono più difficile comprendere la realtà, ciò che esiste e accade nel mondo. Nella vita reale le situazioni non sono mai così nettamente binarie”.
“Ciò che trovo molto interessante è questo senso di instabilità dal punto di vista morale presente nella sceneggiatura di Samy Burch e nelle conversazioni che abbiamo avuto dopo l’idea di iniziare a fare il film” racconta il regista che fa un parallelismo anche con la situazione politica statunitense odierna.
“Ero attratto da questa sfida, dal fare un film complicato per un pubblico contemporaneo. Non ci siamo preoccupati troppo del fatto che l’ambiguità potesse non essere ben accolta dagli spettatori. Ciò che ci ha sorpreso, da un punto di vista creativo e intellettuale, è che sia il pubblico che la critica erano molto aperti a questa sfida, ad entrare in questo territorio ambiguo. Mi piacerebbe che la vita politica americana fosse un po’ più ambigua e meno chiara di quella che vediamo oggi e in cui assistiamo a questi ultimi fragili, deboli tentativi di un sistema democratico di mantenere le vestigia dell’autoritarismo”.
Un racconto femminile (e indipendente) inedito
Al centro del film due donne, Elizabeth e Gracie. Da un lato un’attrice in cerca di informazioni e gesti da carpire, dall’altro la protagonista di una storia di cronaca cavalcata dai media la cui vita privata diventa il soggetto di un film per la televisione. Due donne speculari. E non è un caso che nel film di Todd Haynes gli specchi e le immagini riflesse ritornino a più riprese per enfatizzare il tema dell’identità che attraversa il racconto. “In altri miei film esploro aspetti di soggetti femminili che si trovano in contrasto con il loro ambiente sociale. Ma ciò che trovo molto diverso in questa sceneggiatura è che queste donne al centro della storia hanno una tale volontà e un tale potere sugli uomini e sulle famiglie della loro vita e perseguono davvero i loro desideri unici e a volte inquietanti” sottolinea Todd Haynes.
“Credo sia questo a renderlo diverso da tutti gli altri film che ho fatto. E poi c’è anche la figura più vulnerabile di questo film che secondo me è Joe. Quello che mi è piaciuto molto nella sceneggiatura di Samy è stato il fatto che ha creato un primo e un secondo atto in cui è circondato dalle dinamiche di potere tra queste due donne. Possiamo aprire un po’ la porta a ciò che scopriamo di Joe. E in un certo senso possiamo identificarci con lui”.
“È stato bellissimo poter girare un film indipendente diretto da Todd Haynes. È sempre stato il mio sogno lavorare con lui” ammette Portman parlando di May December. “Devo dire che per chiunque altro, tranne che per noi due, realizzare questo film per come è stato fatto sarebbe stato qualcosa di terribile e irraggiungibile. Lo abbiamo girato in 23 giorni con un budget molto ridotto. Ma Todd aveva una tale visione e capacità di leadership che, invece di farci sentire come se non avessimo tempo o denaro, ci sembrava di avere tutto il tempo del mondo e di non avere limiti. Allo stesso tempo, però, ci ha permesso di essere estremamente creativi e di esprimerci al meglio delle nostre possibilità”.
May December: verità messe in discussione e toni diversi
Uno degli aspetti più interessanti del film è la capacità di mischiare continuamente le carte in tavola, di mostrare il racconto da diverse angolazioni e di usare un sottile umorismo che attraversa tutta la pellicola. “L’ironia era quella di raccontare una storia folle su personaggi molto complicati. Non è solo la storia che gioca un ruolo in questo film, ma è anche un film che racconta come si raccontano le storie e come si sopravvive ai momenti difficili che ci colpiscono nella nostra vita” racconta il regista.
“La vicenda di Gracie mostra come certe vicende vengono create e raccontate per nasconderne altre e la verità. E il fatto che questa storia che stiamo cercando di raccontare riveli la verità è in realtà qualcosa che mettiamo costantemente in discussione nel corso del film”.
Personaggi e risvolti nebulosi, un tema complesso e ricco di insidi. May December non lascia indifferenti e costringe ad immergersi nel racconto. “Ognuno di noi porta con sé le proprie aspettative, le proprie conoscenze, i propri pregiudizi e le proprie opinioni, ma ciò che una grande sceneggiatura e, spero, un grande film è in grado di fare è prendere il pubblico e portarlo continuamente dentro e poi spingerlo a cambiare la propria posizione e la propria opinione” afferma Haynes.
“Una continua conversazione con se stessi, un continuo scambio e un continuo dubbio mettendo in discussione le loro riflessioni e i loro pensieri. Questo è quello che è successo in questo film ed è stato fatto con una struttura molto semplice ma con molta complessità e attori e troupe straordinari. In un certo senso, siamo riusciti a condurre il tono del film con umorismo, tristezza, mistero e suspense”.
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