Zack Snyder stava attraversando una fase “Fortnite”. Quella che era cominciata come un’attività per legare con uno dei suoi figli si era trasformata in un’ossessione solitaria, con il regista cinquantasettenne che giocava di nascosto all videogiocò ogni volta che riusciva. Una notte, circa un anno fa, sua moglie e partner nella produzione, Deborah Snyder, si è svegliata trovandolo non nel loro letto, ma collegato alla sua console. Erano le 3 del mattino, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Poco dopo, Deborah ha comprato al marito dell’argilla e degli attrezzi e ha suggerito: “Perché non fai qualcosa?”.
E questo, per farla breve, è il modo in cui il regista più discusso di Hollywood si è appassionato alla ceramica.
“È un’ossessione”, ammette Snyder in una mite giornata di novembre nella sua casa sulle colline sopra Pasadena. È seduto nel suo ufficio, un cubo modernista che contiene anche una sala di proiezione, un’area di montaggio e una palestra. A pochi passi di distanza si trova lo studio di ceramica che Snyder ha costruito di recente nella proprietà per il suo nuovo hobby. Poco distante, vicino al campo da pickleball, si trova la casa della sua famiglia, una struttura in vetro e cemento della metà del secolo scorso che assomiglia molto alla casa di Bruce Wayne nel film di Snyder del 2016 Batman v Superman: Dawn of Justice.
Ceramica e film: l’ossessione del plasmare (e smontare)
La compulsione di Snyder a plasmare – e a smontare – lo ha reso uno dei registi più discussi degli ultimi due decenni. Per alcuni è stato il salvatore dell’universo dei supereroi DC. Per altri, lo ha distrutto. Il suo ultimo film, Rebel Moon, rappresenta una sorta di allontanamento dalla traiettoria della sua carriera fino ad ora, un cambiamento di genere, se non necessariamente di tono o di ambizione, e forse un rinfrescante cambio di passo rispetto alle calamite di polemiche che realizzava negli anni 2010.
Innanzitutto, il suo nuovo film non contiene un singolo personaggio dei fumetti da reimmaginare in chiave dark. Si tratta invece di un’epopea spaziale ad alto budget su un gruppo di ribelli fuorilegge su un remoto planetoide che combatte un impero malvagio. Pensate a Star Wars, solo più grintoso, più violento, più sexy e vietato ai minori (almeno nella versione autorizzata del regista, ma di questo parleremo più avanti).
Ironia della sorte, Rebel Moon arriverà su Netflix il 22 dicembre, proprio nella stessa data in cui la Warner Bros, ex casa di Snyder, distribuirà Aquaman e il regno perduto. Snyder non ha nulla a che fare con questo sequel, ma tecnicamente si tratta dell’ultimo film del cosiddetto “SnyderVerse”, la costellazione di film ispirati ai fumetti DC – alcuni dei quali diretti da Snyder, altri prodotti da lui stesso o realizzati con attori da lui scritturati, come Henry Cavill in L’uomo d’acciaio del 2013 e Gal Gadot e Jason Momoa nell’originale Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016 – che portano tutti l’inimitabile firma di Snyder.
Un regista fuori dalle etichette
Snyder non è il tipo di regista che viene osannato ai festival cinematografici, né quello i cui film brillano al botteghino. Le sue opere, liriche e roboanti, sono oggetti contundenti, non dispositivi di precisione a orologeria, il che è parte di ciò che le rende così controverse. Ma hanno i loro fan, un esercito che a volte ha usato i social per difenderlo in modi che hanno fatto vacillare persino i dirigenti degli Studios più intransigenti. In particolare, quelli della Warner Bros. che, nel 2020, tre anni dopo il fallimento di Justice League al botteghino, hanno ceduto alle richieste dei fan e hanno dato a Snyder 80 milioni di dollari per rivedere il suo director’s cut.
“Non mi sono mai considerato l’architetto della DC. Non mi interessava il mercato. Mi piaceva Batman, mi piaceva Superman, volevo creare qualcosa di bello. Se volevano un prodotto commerciale, avevano scelto la persona sbagliata”, afferma a proposito dei suoi anni alla Warner Bros.
Cosa aspettarsi quindi dall’epopea scientifica di prossima uscita su Netflix? A giudicare da una visita al set, Snyder ha plasmato un mondo completamente nuovo. Un mondo che non ha bisogno di orfani kryptoniani o di miliardari che rimuginano sotto i mantelli.
Rebel Moon, da Star Wars a progetto indipendente
Esattamente un anno fa, nel novembre del 2022, Snyder si trovava su un set dei Sunset Gower Studios di Hollywood, per dirigere una sequenza di battaglia cruciale. Due dei suoi attori principali – Sofia Boutella, che Rebel Moon interpreta la riluttante leader dei ribelli Kora, e Ed Skrein, che interpreta Noble, un crudele ammiraglio dell’impero del male – sono in piedi su una piattaforma e si colpiscono a vicenda con bastoni luminosi. La piattaforma, circondata da teli verdi che in seguito verranno riempiti digitalmente con un paesaggio futuristico, è inclinata, rendendo difficile per gli artisti mantenere l’equilibrio. In una ripresa, Boutella colpisce accidentalmente Skrein in fronte. Snyder chiede una pausa.
Le due parti di Rebel Moon sono un’enorme doppia produzione che secondo Netflix è costata 165 milioni di dollari, anche se questa cifra sembra fantascienza se si considera che il solo stipendio di Snyder si aggira sulle otto cifre. Il film si basa su un’idea che Snyder ebbe per la prima volta durante gli studi di cinema negli anni ’80, immaginando un’ambientazione spaziale per i Magnifici Sette o i I Sette Samurai. Decenni dopo, quando era in fase post-produzione con L’uomo d’acciaio, propose a Kathleen Kennedy della Lucasfilm una versione rielaborata di Rebel Moon come storia di Star Wars.
“Pensavo che Star Wars fosse in uno stato vulnerabile, quindi credevo di avere una possibilità”, ricorda l’autore di quell’incontro del 2012. Snyder voleva che il film fosse vietato ai minori – vuole che tutto sia vietato ai minori – ma la questione è diventata presto irrilevante. Sei mesi dopo, la Disney ha annunciato l’acquisto della Lucasfilm e Snyder ha capito che ogni possibilità era morta.
Lui era dispiaciuto, ma Deborah era felicissima. “Non avrebbe mai voluto che questo andasse alla Lucasfilm”, ricorda Snyder. “Pensi di avere difficoltà con la DC? Pensi di essere arrabbiato con loro perché non ti lasciano fare quello che vuoi? Cosa pensi che diventerà Star Wars? Quando tutto è crollato, lei mi ha detto: questa è la cosa migliore che potesse capitarti”.
Per un po’ di tempo il progetto si è trasformato in una serie televisiva, una sorta di “Il trono di spade nello spazio”, in quanto Snyder ha collaborato con Erik Newman, che aveva prodotto il suo primo film (il remake del 2004 del thriller sugli zombie L’alba dei morti viventi della Universal, per il quale era stato pagato 225 mila dollari). Ogni episodio doveva essere incentrato sul reclutamento di un personaggio in una banda di ribelli per affrontare un malvagio impero galattico. Poi il progetto è cambiato di nuovo, tornando a essere un lungometraggio, questa volta con una sceneggiatura di quasi 200 pagine su un gruppo di fuorilegge e contadini, guidato da un’impavida protagonista femminile, che si ribellano per proteggere il loro pacifico insediamento lunare da un reggente tirannico.
Dopo alcune trattative sulla lunghezza, Netflix ha dato il via libera al progetto come due episodi. Inizialmente, Snyder avrebbe dovuto rendere il film vietato ai minori di 13 anni, ma dopo un’altra serie di discussioni, è stato deciso che avrebbe avuto un ulteriore montaggio: più lungo, più sexy, più violento e vietato ai minori. Scott Stuber, presidente di Netflix, che ha supervisionato la realizzazione di L’alba dei morti viventi di Snyder nei primi anni 2000 alla Universal e ha lavorato con il regista al suo film per Netflix del 2021, Army of the Dead, ha visto un regista immutato; anche a distanza di due decenni, Snyder è rimasto lo stesso uomo energico degli inizi.
“Ci sono stati alti e bassi nella sua vita e nella sua carriera, ma la cosa che amo è il suo entusiasmo da ragazzo”, afferma Stuber. “Quando ha una telecamera e quando parla di quello che sta facendo, è appassionato e innamorato della possibilità di raccontare una storia. E questo è contagioso”.
La set visit di Rebel Moon
Il film è stato girato in parte a Santa Clarita, dove la produzione ha costruito un villaggio in scala reale e un campo di grano gigante. Ma qui, al Sunset Gower, lo spettacolo è più retrò, come se ci si trovasse in un backlot cinematografico della vecchia scuola. Un gruppo di operatori spinge una navicella spaziale a grandezza naturale lungo una corsia. Un paio di attori in costume con ferite da laser si aggirano sorseggiando bibite.
Oggi Snyder si è alzato presto per occuparsi dei bambini: sua figlia di 11 anni ha un’infezione all’orecchio. E la famiglia ha un nuovo cucciolo. Il regista ha gli occhi un po’ stralunati e sbadiglia, ma non durerà a lungo. Quando iniziano le riprese, si focalizza immediatamente. “Ancora una”, grida Snyder a Boutella e Skrein mentre continuano a colpirsi con bastoni luminosi. “Più violento!” In una o due riprese, Skrein è tutto occhi sporgenti e bocca spumeggiante.
Presto, qualcos’altro scuoterà Snyder ancora di più. Mentre dirige la scena, sul set circola la notizia che la Warner Bros. ha annunciato nuovi leader per il suo Universo DC: James Gunn e Peter Safran.
Snyder ha lavorato con Gunn quando entrambi stavano iniziando la loro carriera cinematografica – Gunn ha scritto L’alba dei morti viventi – ma i due hanno finito per seguire strade molto diverse. Infatti, Gunn, che ha diretto i film di Guardiani della Galassia per la Marvel, è diventato praticamente l’anti-Snyder. Mentre Snyder ha continuato a esplorare le oscure e tormentate spire dell’anima pacata di Clark Kent, Gunn ha girato film di fantascienza popolari, carichi di colonne sonore, che fanno sembrare lo spazio esterno uno spasso.
“L’ho chiamato e gli ho detto che gli auguro tutto il meglio”, dirà in seguito Snyder a proposito del trasferimento di Gunn nella sua vecchia fortezza della solitudine.
Chi è Snyder e cosa aspettarsi da lui
Fin dall’inizio, Snyder è stato un tipo che ha infranto le regole. È cresciuto a Greenwich, nel Connecticut, dove suo padre era un selezionatore di dirigenti e sua madre un’artista. La scuola era difficile per Snyder, che è dislessico. Sua madre ha coltivato il suo lato artistico, comprandogli la sua prima macchina da presa. L’ha usata per realizzare una protesta poco lusinghiera sull’amministrazione del suo liceo. Finì per essere espulso per questo: la sua prima controversia cinematografica.
Dopo essersi diplomato alle scuole d’arte e di cinema, è approdato nel mondo dei video musicali – ha diretto per gli ZZ Top e Morrissey – e poi ha iniziato a produrre spot pubblicitari, dove ha incontrato la futura moglie Deborah, che allora era una produttrice musicale. La coppia è sposata da 19 anni e ha sette figli e figliastri da precedenti matrimoni e relazioni, di età compresa tra gli 11 e i 30 anni.
All’inizio degli anni Duemila ha ottenuto il suo primo ingaggio da regista con S.W.A.T., un film d’azione prodotto dalla Sony e basato sulla serie televisiva degli anni Settanta. Voleva fare – e cos’altro? – un film vietato ai minori. La produzione insisteva al massimo su un divieto ai minori di 13 anni. Così si è licenziato. Era sicuro che la sua carriera fosse finita prima di cominciare. “Al primo film non bisogna mollare”, consiglia ai futuri registi.
Il successo con 300
Ma naturalmente la sua carriera non era affatto finita. Alla fine è stato ingaggiato per il remake di L’alba dei morti viventi, che è diventato un successo e ha ottenuto recensioni positive. Questo risultato gli ha permesso di ottenere la regia di 300, il film che ha cambiato tutto per Snyder iniziando a farlo emergere come nome a Hollywood. Il film del 2007, costato 60 milioni di dollari e tratto da una graphic novel di Frank Miller sulla battaglia delle Termopili, era altamente stilizzato, con sfondi digitali e tinte desaturate, pieno di sanguinosi fendenti di spada al rallentatore.
La domenica del weekend di apertura di 300, Snyder ricevette una telefonata a sorpresa. Al telefono c’era Tom Cruise che, pur non avendo alcun legame con il film, chiamava ancor prima dei vertici della Warner Bros. per congratularsi con lui per i numeri del botteghino: il film aveva incassato 70,8 milioni di dollari in pochissimi giorni.
Sentendosi sicuro di sé e con un successo all’attivo, Snyder scelse per il suo progetto successivo un adattamento che quasi tutti gli altri a Hollywood avevano definito non filmabile: Watchmen, la graphic novel seminale di Alan Moore e Dave Gibbons che registi acclamati, da Terry Gilliam a Darren Aronofsky, avevano tentato di realizzare, fallendo, fin dagli anni Ottanta.
Snyder ha portato sullo schermo il suo adattamento del 2009, mostrando ancora una volta il suo singolare stile visivo, ma ha finito per incassare 185 milioni di dollari a fronte di un budget di 120 milioni. I suoi due film successivi – l’animato Il regno di Ga’Hoole – La leggenda dei guardiani del 2010 e Sucker Punch del 2011 – non hanno avuto affatto successo al botteghino.
Il legame con Christopher Nolan
Tuttavia, Watchmen attirò l’attenzione di un potente alleato: Christopher Nolan. “Ho sempre creduto che Watchmen fosse in anticipo sui tempi”, scrive Nolan in una e-mail. “L’idea di una squadra di supereroi, che il film sovverte così brillantemente, non era ancora una cosa diffusa nel cinema. Sarebbe stato affascinante vederlo realizzato dopo Avengers“.
Snyder si sente sia di Hollywood che lontano da essa. Chiama Nolan il suo unico amico regista, e i due si sentono al telefono circa una volta al mese. È stato tra i pochi registi di un gruppo selezionato, tra cui Paul Thomas Anderson, Todd Phillips e Denis Villeneuve, a poter vedere in anteprima Oppenheimer di Nolan nell’estate 2023.
Ed è stato sempre il rapporto con Nolan, che per la Warner Bros. aveva realizzato la trilogia di Batman, a convincerlo ad accettare la regia di Superman. Firmando il contratto per L’uomo d’acciaio, inizia la sua decennale odissea nell’universo DC (Detective comics, contrapposti in genere alla Marvel).
L’uomo d’acciaio e Justice League: ascesa e caduta di Snyder
Certo, alcuni fan sono rimasti sconcertati dal climax poco convincente di L’uomo d’acciaio, quando Superman spezza il collo a Zod, commettendo un omicidio per la prima volta nella storia cinematografica del personaggio. Ma poco importa. La Warner sembrava essere completamente d’accordo con la visione più cupa di Snyder per il franchise, posizionando i suoi film DC come l’antitesi dei più morbidi supereroi rivali della Marvel, di proprietà della Disney. Dopo che il film, costato 200 milioni di dollari, ne ha incassati 670 in tutto il mondo, le quotazioni di Snyder alla Warner sono salite, salite e salite. Avrebbe fatto altri film e avrebbe supervisionato gli spinoff. Sarebbero stati racconti di vita e di morte, di uomini e di dei. Era la mitologia moderna e Snyder si considerava un Prometeo di Hollywood.
Ma gli dei avevano altri piani. Soltanto la metà delle grandi ambizioni di Snyder si è realizzata. Wonder Woman, prodotto da Snyder e sua moglie e diretto da Patty Jenkins, ha incassato 821 milioni di dollari in tutto il mondo ed è stato un fenomeno pop. Aquaman, diretto da James Wan, ha incassato un miliardo di dollari. Ma i film dello stesso Snyder non sono andati come previsto. Batman v Superman: Dawn of Justice è costato così tanto – 250 milioni di dollari – che i suoi 874 milioni di dollari di incasso sono stati considerati una delusione. E, cosa altrettanto dolorosa per Snyder, il film è stato stroncato dai recensori (“Cupo, iperprodotto e poco elaborato”, ha commentato il Washington Post).
La tragedia personale sul film più importante
“È stato il momento in cui mi sono sentito più vulnerabile”, afferma ora. E poi c’è stato Justice League, che avrebbe dovuto essere lo zenit della carriera registica di Snyder, ma che ha finito per essere il nadir. A un certo punto, durante la post-produzione dell’ambizioso ensemble di supereroi, la Warner ha iniziato a perdere fiducia negli istinti di Snyder, spingendolo a orientarsi verso un tono e un approccio più marveliano.
Snyder si è opposto, lottando per mantenere la sua visione più cupa. Al culmine della battaglia, però, la figlia ventenne di Snyder, Autumn, si è tolta la vita. Non sorprende che Snyder e sua moglie abbiano perso la voglia di combattere e si siano allontanati dal film per concentrarsi sulla famiglia. Lo studio ha coinvolto Joss Whedon, che aveva diretto il primo film della Marvel, Avengers, che ha incassato 2 miliardi di dollari, per finire di montare Justice League.
“Ci tenevamo molto a quello che stavamo facendo”, racconta Snyder a proposito del botta e risposta sul montaggio del film. “Non stavamo cercando di fare un film degli Avengers. Non lo stavamo facendo. Non sapevamo come farlo, francamente. Hanno portato qualcuno che lo sapeva fare. Non ho mai visto la versione di Whedon, ma non era la risposta”.
Justice League – nella versione di Whedon – è uscito nel novembre 2017, guadagnando 661,3 milioni di dollari in tutto il mondo. Sulla carta, non un brutto numero. Ma ancora una volta, rispetto ai 300 milioni di dollari di budget, un disastro. “È stato un duro colpo”, afferma Deborah del periodo trascorso con DC e Warners. “È stato fantastico creare un nuovo Superman e portare Wonder Woman sul grande schermo per la prima volta. Ci sono così tanti momenti straordinari. Poi, alla fine, ci sono stati tanti momenti strazianti”.
La Snyder Cut e il suo “esercito”
Nel 2019, durante il suo primo giorno di lavoro come presidente e amministratore delegato della Warner Bros, Ann Sarnoff entrò nel suo ufficio e trovò decine di mazzi di fiori e cesti di frutta. Pensava fosse la generosità di Hollywood, che dava il benvenuto all’esperta dirigente televisiva nel ruolo di supervisore di tutte le divisioni della Warner.
Poi aprì il primo biglietto con scritto: “Benvenuta alla Warner Bros, ora rilascia la Snyder Cut”. Ha aperto un secondo biglietto. C’era un messaggio simile. “Uno dopo l’altro, dopo l’altro”, racconta Snyder, che riferisce come Sarnoff gli abbia raccontato questa storia. “Non sapeva nemmeno cosa fosse. Non era nemmeno a conoscenza della saga. Quando mi ha raccontato la storia, mi ha detto: è questo il lavoro? Gestire questo? Non sapevo che esistesse. Ora è diventata una cosa”.
All’inizio si pensava che il montaggio di Snyder fosse solo una voce. Nessuno sapeva con certezza se fosse in possesso di una versione incompiuta di Justice League, che si diceva fosse di gran lunga migliore di quella uscita. Ciononostante, l’hashtag #ReleasetheSnyderCut ha iniziato a spuntare online, finendo per trasformarsi in qualcosa di simile a un movimento organizzato. Hanno affisso un cartellone a Times Square. Hanno noleggiato un aereo con uno striscione per sorvolare il lotto della Warner, in modo che i dirigenti lo vedessero a pranzo.
Il mito, ovviamente, si rivelò reale. Snyder aveva davvero un montaggio, come ha chiarito quando ha mostrato sui social media le immagini dei contenitori della pellicola, mandando in fibrillazione le sue legioni di fan. Altre conferme sono arrivate da amici attori come Momoa di Aquaman, che hanno pubblicamente ribadito di aver visto dei frammenti.
A volte, la rivolta dei fan è stata decisamente esagerata; alcuni dirigenti dello studio, come Walter Hamada e Geoff Johns, sono stati ferocemente intimiditi. La sicurezza del lotto è stata aumentata. Ma l’esercito di Snyder aveva anche un cuore. Dopo la morte della figlia del regista, i fan hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione e di raccolta fondi per l’American foundation for suicide prevention, raccogliendo più di un milione di dollari.
Ci si è chiesti anche quanto fosse reale l’Esercito di Snyder: un articolo di Rolling Stone ha affermato che una buona parte del traffico online dello Snyder Cut era generato da bot. “La verità è che non ha importanza. Il film è stato fatto”, risponde Snyder. “Se sono stati abbastanza furbi da impiegare i bot in questa cosa, allora hanno vinto. Quel film non dovrebbe esistere – e invece esiste”.
Bot o no, l’esercito di Snyder ha fatto pressione sullo studio per ottenere 80 milioni di dollari affinché Snyder potesse distribuire la sua versione del film. Naturalmente, il fatto che la Warner stesse per lanciare Hbo Max e avesse bisogno di contenuti interessanti per attirare gli abbonati, non ha danneggiato la sua causa. In effetti, la disperazione dello studio potrebbe aver incoraggiato Snyder a spingersi oltre le sue possibilità, girando nuovamente scene importanti e aggiungendo nuove trame e materiale.
Un nuovo universo-Snyder
Tornato nel suo complesso che domina Pasadena, Snyder si sta preparando al lancio di un nuovo tipo di SnyderVerse. Solo che questa volta, fa notare, sarà lui a controllarne la proprietà intellettuale. Dopo la prima di Rebel Moon a dicembre, la seconda parte arriverà su Netflix ad aprile. In mezzo, ci saranno una graphic novel, un podcast e un libro fotografico. Poi, incrociando le dita, un terzo film.
Per quanto riguarda l’universo dei supereroi che si è lasciato alle spalle, non sembra avere nostalgia. “Siamo rimasti sul tapis roulant, non si è evoluto. Non ho più l’entusiasmo di un tempo”, dice del genere prima di fare un giro nel suo nuovo studio di ceramiche, dove file e file delle sue creazioni – tazze e ciotole, per lo più, più alcuni coniglietti per la figlia dodicenne – sono allineate sugli scaffali. Dice di avere un piano segreto per fare 100 tazze e venderle al mercatino delle pulci di Rose Bowl. E non sta scherzando.
È rimasto in contatto con alcuni vecchi amici del mondo DC. Di tanto in tanto parla con Ezra Miller, offrendo sostegno all’attore che ha scritturato per il ruolo di Flash durante le recenti sfide legali e di salute mentale. “Hanno fatto un ottimo lavoro in quel film su Flash”, afferma. “È molto difficile recitare contro se stessi”.
È anche in contatto con Ray Fisher, lo sconosciuto che ha assunto per interpretare Cyborg in Justice League (e che in seguito ha accusato Whedon di razzismo sul set). Ed è rimasto sconcertato nel vedere Amber Heard subire abusi online tra le polemiche per il suo divorzio da Johnny Depp. “Non capisco”, afferma il regista. “Se non piace agli altri, non so cosa dire. Lavorerei con lei subito”.
Ma Snyder conferma anche che quel capitolo della sua vita è ormai chiuso e sarebbe difficile convincerlo a riaprirlo. Se il suo amico Gunn chiamasse e lo invitasse a tornare alla DC, potrebbe prendere in considerazione la possibilità di fare un adattamento de Il ritorno del cavaliere oscuro (ma solo “una rappresentazione fedele della graphic novel”). Se la Marvel chiamasse, potrebbe pensare per un attimo a un film su Daredevil ed Elektra, magari adattando Elektra vive ancora di Frank Miller. Ma non oltre.
Per ora è interamente concentrato sul nuovo universo che sta plasmando su una luna lontana e remota, dove nessuno indossa lo Spandex o vola senza un’astronave. Ed è impegnato a espandere il suo SnyderVerse del mondo reale, che è la sua famiglia: l’anno scorso è diventato nonno.
“Alla fine”, dice dei suoi caotici anni alla DC, “non sarebbe potuta andare diversamente”.
Traduzione di Pietro Cecioni
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