Il tempio nerd del San Diego Comic-Con senza i panel della Marvel, Christopher Nolan “abbandonato” dal cast alla prima di Oppenheimer, poche ore prima che Hollywood spegnesse i motori. Ma se c’è un evento che ha restituito con lampante chiarezza lo stato di confusione e di disagio del cinema di fronte al più lungo sciopero delle star della storia di Hollywood, è stata la cancellazione del film di apertura della scorsa Mostra del Cinema di Venezia, The Challengers di Luca Guadagnino. Una decisione definita dal direttore Alberto Barbera “difficile e complicata”, presa da Amazon e MGM nell’impossibilità di contare sulla star Zendaya – in sciopero – per la promozione del film. Due mesi dopo, con la ratifica dell’accordo tra studios e sindacato degli attori alle porte (oggi la votazione del direttivo SAG AFTRA) il direttore Barbera accoglie “con sollievo e soddisfazione” la fine dell’agitazione.
Barbera, lo sciopero è finito: che effetto fa?
Sollievo e soddisfazione. L’agitazione stava mettendo in ginocchio, per durata e ricadute, non solo il comparto delle produzioni losangelino ma l’intera filiera. Direi quasi a livello mondiale. Il blocco delle produzioni ha causato il ritardo e la rarefazione delle uscite in sala, l’arresto delle produzioni per le piattaforme, e genererà nei prossimi mesi carenza di prodotto per i grandi festival. Chiunque operi nella filiera ne ha patito le conseguenze.
Ne valeva la pena?
Lo sciopero era legittimo e le ragioni condivisibili. La soddisfazione principale è che alla fine si sia rimessa in moto la macchina. Ma è fondamentale che con questo accordo si siano raggiunti obiettivi significativi. In primo luogo un punto che riguarda tutti, cioè la condivisione della necessità di regolamentare le intelligenze artificiali: una preoccupazione globale e trasversale. E poi gli obiettivi economici. L’aumento delle royalties per i passaggi streaming, il miglioramento in termini di contributi per la sanità e le pensioni. Misure che tutelano le categorie più deboli. Sono convinto che lo sciopero abbia dato una spinta a tutti, anche al cinema europeo, che finirà per usufruire dei benefici prodotti. Nell’insieme direi che possiamo essere tutti soddisfatti.
Esiste un prima e un dopo lo sciopero?
Per l’industria sì, per i festival non credo. Abbiamo dimostrato di poter “reggere” senza soffrirne. Da questo punto di vista è stata una prova generale per tutti, che si è conclusa positivamente. Certo, magari si è cancellata qualche produzione, c’è stata qualche assenza, ma gli effetti sono stati contenuti e non hanno inciso sulla qualità della programmazione, sull’accoglienza dei film e sul loro impatto. È stato utile. Ci ha fatto capire che gli scioperi, a volte, sono necessari. E che tutti devono farsi carico delle responsabilità.
Come ha valutato l’impatto dello sciopero su Venezia?
I timori alla viglia erano forti. Poi, tutto sommato, se devo giudicare dall’esito direi che quest’anno abbiamo registrato il maggior successo in termini di seguito, ascolti e programmazione. Un’altra cosa che ci ha insegnato lo sciopero è che non bisogna mai temere di rivendicare ciò che si crede giusto e corretto, anche a costo di sacrifici. E ricordiamo che a farli, i sacrifici, non sono stati tanto i divi, che possono permettersi di non lavorare per qualche mese, ma le maestranze e i tecnici: quelli che non avrebbero potuto fermarsi, e che sono rimasti senza stipendio.
Il blocco delle produzioni del 2023 inciderà sul numero di film pronti per i festival del 2024: Venezia come farà?
Io non sono preoccupato. Abbiamo già attraversato periodi tremendi. Penso al primo anno del Covid, con una carenza altrettanto forte di prodotti. Si era bloccato tutto, anche i meccanismi legati all’approvazione delle uscite, con film ritardati persino di un anno. Anche lì ce la siamo cavata bene. Il sistema dei festival ha dimostrato di essere resistente. Certo, un minimo di preoccupazione c’è per la carenza di prodotto che implicherà una consistente limitazione nelle scelte. Ma rimango ottimista: penso che alla fine i festival riusciranno a svolgere la loro funzione ottimamente. Forse ci saranno più film europei, del resto la produzione europea continua a crescere: chissà cosa accadrà nei prossimi mesi, ma il dato è abbastanza certo. Se poi mancherà qualche film americano, il vuoto potrà senza dubbio essere compensato.
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