Una edizione con risultati straordinari, oltre 1500 accreditati, 2500 studenti nelle matinée nelle scuole, 2000 spettatori nelle proiezioni per la città. Questi i numeri della 46° edizione delle Giornate Professionali di Cinema a Sorrento, organizzata dall’ANEC in collaborazione con l’ANICA, con il sostegno della Direzione generale Cinema e Audiovisivo, del Comune di Sorrento, della Regione Campania e della SIAE; con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
La manifestazione, principale appuntamento professionale dell’industria cinematografica italiana, ha visto la partecipazione delle oltre 1000 imprese di esercizio attive in Italia che insieme hanno venduto nel 2023 circa 62,8milioni di biglietti a fine novembre. con una quota di film italiana pari al 24%, comprensiva delle coproduzioni. Durante la kermesse tutte le società di distribuzioni hanno presentato agli esercenti i propri film in uscita al cinema nel 2024, alcuni facendo intervenire anche i talent protagonisti degli stessi titoli.
Durante la cerimonia di premiazione dei Biglietti d’Oro ANEC la vincitrice Paola Cortellesi chiamata sul palco per ritirare l’ambito riconoscimento per il suo film C’è Ancora Domani (Wildside – Vision Distribution) nonché le “Chiavi d’oro del successo” si è lasciata sfuggire che “questa regia non rimarrà isolata, ci sarà un “dopodomani” e anche oltre! Ma non penso ci sarà un seguito di questo film”. Annunciate anche le date della prossima edizione: nel 2024 la manifestazione si svolgerà dal 2 al 5 dicembre, sempre a Sorrento.
Ne abbiamo parlato con Mario Lorini, presidente ANEC, l’associazione nazionale esercenti cinematografici che organizza l’evento di Sorrento.
Come sono andate le Giornate Professionali di Cinema?
Sono andate particolarmente bene, il clima era già positivo perchè gli accrediti per partecipare alle Giornate Professionali sono partiti immediatamente in modo forte. L’estate ha dato risultati veramente incredibili grazie anche a Cinema Revolution che sui film italiani ha lavorato molto con i suoi 19 milioni di biglietti venduti. Film che durante l’estate hanno fatto due o trecentomila euro, dati eccezionali.
Alcuni pensano che il biglietto scontato per i titoli italiani e europei possa far sembrare i film meno pregiati.
Non abbiamo svenduto il prodotto, se andate a vedere i quasi due milioni che rappresentano la quota dei film italiani di Cinema Revolution, è molto alta considerando anche la poca offerta che c’era di nuovi titoli. Abbiamo lavorato sostanzialmente andando a riprendere film usciti nel periodo precedente a quello estivo come Le otto montagne, La stranezza e tutti quei film che avevano dato quella sensazione di un cambio diverso, un cambio di storia, e che magari avevano bisogno di un pò più di programmazione, un pò più di coda.
Quanto ha contribuito il successo dei film in concorso a Venezia?
Il Festival ci ha fatto bene, con sei bei film italiani, a partire da quello di Matteo Garrone. Alle Giornate Professionali di luglio a Riccione c’era stata una standing ovation quando vedemmo il trailer, anche solo guardando il manifesto di pvc del film davanti al palacongressi. Inoltre con Io Capitano ho fatto decine e decine di proiezioni scolastiche e me le stanno ancora chiedendo, un lavoro straordinario. Poi senza star americane al Lido, per via dello sciopero, si è aperta una autostrada per i talent italiani.
Il successo delle storie raccontate dai nostri registi hanno fatto superare la diffidenza delle sale nei confronti del cinema italiano?
Certamente, oltre a Garrone c’è stata la sorpresa del film di Claudio Bisio, importante non solo per il risultato ottenuto al box office ma anche per la lunga vita che avrà con le scolaresche, perché usa sapientemente il linguaggio dei bambini. Poi il 26 ottobre è arrivato il neorealismo in bianco e nero di Paola Cortellesi che secondo noi può arrivare a superare Barbie e poi Comandante di Edoardo De Angelis. Credo che ci sia stata una svolta importante nel cinema italiano sulle storie da raccontare.
Finite quindi le preoccupazioni di un tempo?
Oggi sappiamo che supereremo i 70 milioni, rispetto all’anno scorso, che era il primo anno post-Covid vero, credo che riusciremo ad arrivare a un più 82%, riducendo molto il gap del confronto col triennio precedente, 2017/18/19.
C’è ancora molta strada da fare?
Ovviamente si! Ma il 2024 sicuramente parte con delle belle aspettative. Sappiamo che probabilmente non potremo avere la stessa produzione ma come associazione stiamo facendo dei laboratori ogni 2-3 mesi in modo che distributori, marketing, esercenti capiscono qual è la chiave per dire che in quel film c’è qualcosa che arriverà al pubblico.
È diminuita l’età media degli esercenti?
Stiamo lavorando su un database generale che dia tutte le informazioni possibili sulle sale, però non abbiamo ancora un’anagrafica, però in questa edizione ho visto molti più giovani. Ho visto un ricambio generazionale.
Ancora poche le donne per questo tipo di attività.
Uno dei progetti importanti a cui teniamo molto è quello di LED, Leader Esercenti Donna, per offrire alle professioniste dell’esercizio cinematografico opportunità e strumenti di crescita in un’industria che ha bisogno di rinnovamento e di sviluppare nuovi modelli imprenditoriali, di colmare il gender gap nelle figure chiave del settore.
Abbiamo cominciato a Riccione con alcune ragazze, sono tutte giovanissime e secondo me daranno una spinta forte perché tutti noi maschi ancora facciamo un pò i furbetti. Ma sappiamo benissimo che l’altra metà del cielo ha sempre un’idea in più, una spinta in più rispetto a quello che riusciamo a fare noi. Purtroppo ancora nei consigli di presidenza siamo tutti uomini.
Come è diventato esercente?
Di solito l’esercizio cinematografico viene da una storia che purtroppo non mi appartiene perché io non sono un figlio d’arte. Quella dell’esercente è una professione che si è quasi sempre tramandata di padre in figlio. Alcuni di loro poi rimangono attivi fino ai 70-80 anni. Persone che vengono da una tradizione importante creata sia dalla posizione che da un ruolo che prima dell’avvento della tv era fondamentale.
Io ho studiato medicina ma avevo la passione per il cinema e invece di fare il medico mi sono messo a gestire delle sale in provincia, nel Chianti.
C’è ancora molta differenza tra le sale urbane e quelle di provincia come la sua?
La provincia è un terreno che non possiamo far finta di non vedere, ricordiamoci che siamo un paese che ha 8 mila comuni, in cui il 12-15% della popolazione vive in comuni sotto i 5 mila abitanti, non abbiamo grandi metropoli e ancora oggi abbiamo circa 700 monosale.
Abbiamo la necessità di fare molta formazione sull’esercizio a favore della multi programmazione. Invece di tenere un solo film per tutto il giorno, magari allo spettacolo delle 15 e delle 17 si fa un film per la famiglia, alle 19 un titolo per un pubblico di qualità, e l’ultimo spettacolo si programma un film per i nottambuli, altrimenti è finita.
Cosa intende fare come associazione per migliorare la situazione?
In provincia dobbiamo togliere gli ultimi retaggi di vecchie logiche che appartengono al passato, mi riferisco a quelle distributive. Io quando sono arrivato ero un dissidente, brontolavo, scrivevo lettere tutti i giorni, ma facevo parte di un sistema, che però resisteva, perché non è che all’epoca non si potevano fare manifestazioni di protesta, era che lavoravano tutti.
Oggi dobbiamo andare a vedere, a controllare, perché in provincia ci sono delle eccellenze che vanno tirate fuori, ci sono sale in ottime condizioni.
I talent per invogliare il pubblico vengono sempre più spesso alle proiezioni dei film in sala.
Hanno deciso di punto e bianco di farlo perchè si sono accorti che possiamo decidere le sorti di un film. Il titolo Un mondo a parte era in listino come data di uscita per il 25 gennaio.
Il regista Riccardo Milani ha chiesto ai distributori di spostarlo alla fine di marzo perché vuole liberi da impegni i protagonisti Virginia Raffaele e Antonio Albanese, perché devono girare nelle sale, anche in provincia, perchè in quelle zone diventa un evento che ha una coda lunga, riporta anche la gente al cinema, ci sono delle differenze, rispetto alle centinaia di presentazioni a Roma o Milano.
Ci sarà un ritorno anche alle arene estive?
Io ne faccio una nel giardino del palazzo Pretorio di Certaldo, la città di Boccaccio (e del ct della nazionale di calcio Luciano Spalletti), un luogo dove non posso mettere neanche un chiodo ma di grande bellezza dove arrivano anche tanti stranieri. Gli metto un pò di uva di vernaccia, due grissini e uno spicchio di parmigiano e gli faccio vedere un film sottotitolato. E loro gradiscono.
Pensi che il 5 dicembre del 2018, conservo ancora una foto, fu il primo anno che il Sottosegretario Lucia Borgonzoni venne qui e chiese di poter capire e ascoltare come funzionava il sistema. Poi durante la pandemia, a causa delle restrizioni, furono messi a disposizione 20.000 euro, per allestire uno spazio all’aperto, risorse con cui pagare il suolo pubblico, uno schermo, l’americana, il proiettore, il casottino, le poltroncine.
Servono maggiori fondi?
Dobbiamo aumentare necessariamente i fondi perchè l’arrivo delle grandi produzioni estive richiederanno un bilanciamento. Le arene, per quanto un posto da amare soprattutto in Italia, di fronte ai blockbuster americani fanno un pò fatica. Oggi noi andiamo anche su un’altra sfida che è quella tecnologica. Allo stesso tempo dobbiamo convincere gli esercenti a tenere aperte le sale, dotarle di aria condizionata, mettere belle e comode poltrone.
Oggi si è capito che le risorse per le sale non sono denari per il settore, la produzione, il web, le serie, la distribuzione. I contributi che vengono dati per le sale sono sempre più considerati i soldi di tutti, perché devono essere finalizzati al fatto che vogliamo una sala confortevole, bella, un bell’impianto audio, insonorizzata. Si sta ritornando a questa esperienza di comunità che avviene anche in provincia.
Il Governo vi ascolterà?
Ci saranno 20 milioni ogni anno, l’ha annunciato il Ministro Sangiuliano insieme alla sottosegretaria Borgonzoni, che potrebbero essere proprio utilizzati proprio per andare rimodernare le sale con aria condizionata, nuovi impianti tecnologici, etc. anche per le sale di provincia
Cinema Revolution ci sarà ancora?
Verrà rimodulata, avete sentito qui il direttore generale per il Cinema Nicola Borrelli che ha confermato l’intenzione di non sospenderla più.
I biglietti d’ oro sono andati inaspettatamente anche a città come Sassari.
Perché lì c’è un gruppo di giovani esercenti che si sono messi insieme e hanno lavorato sodo creando uno dei modelli positivi con cui appunto variegare la programmazione, stando però sempre attenti al territorio. Mi fa piacere perché in Sardegna hanno come esercente uno dei più bravi che segue dei cinema un pò più particolari.
C’è ancora tanta differenza geograficamente in Italia nella gestione delle sale?
Il divario c’è! Così come ci sono degli esempi virtuosi ovunque. È chiaro che quando andiamo in Molise, in Abruzzo, in Calabria, o in alcune zone della Campania, o in quelle zone dove il divario sociale c’è mi sembra ovvio che influisca sulle scelte di spesa della gente.
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