Disney contro Ron DeSantis: la causa legale in Florida diventa una battaglia sulla libertà di parola

Il gigante dell'intrattenimento ha fatto cadere gran parte delle accuse mosse al governatore. Restano quelle relative al diritto di espressione, per l'opposizione della società alla legge "Don't say gay"

La Walt Disney Company ha ritirato buona parte delle accuse della causa contro Ron DeSantis, che dovrebbe stabilire se l’azienda ha il diritto di controllare l’area intorno al suo vasto parco a tema. Ha scelto invece di concentrarsi esclusivamente sulle accuse di violazione del primo emendamento della costituzione e la libertà di parola.

In una denuncia depositata giovedì, la Disney ha modificato la sua causa per eliminare le accuse di violazioni delle leggi sui contratti, sulle espropriazioni e sul giusto processo. Si concentrerà invece sulle accuse presso la corte federale, secondo cui il governatore della Florida avrebbe compiuto ritorsioni contro l’azienda, violando il suo diritto alla libertà di parola, per essersi opposta alla cosiddetta legge “Don’t say gay”.

La Disney ha citato in giudizio DeSantis ad aprile presso la corte federale della Florida, sostenendo che il consiglio di sorveglianza da lui nominato ha illegalmente annullato un accordo che avrebbe trasferito a Disney alcuni poteri del distretto speciale della società, ora sciolto. I contratti di sviluppo in questione erano stati firmati in sordina dal precedente consiglio di sorveglianza l’8 febbraio, il giorno prima che la legislatura statale approvasse una legge su indicazione di DeSantis che ridisegnava la struttura dirigenziale del Reedy Creek Improvement District (Rcid) della Disney. In base alla nuova legge, al governatore è stata concessa l’autorità di nominare tutti i membri dell’organo di governo del distretto fiscale speciale, composto da cinque persone. La mossa era intesa come ritorsione nei confronti dell’azienda, con l’obiettivo di scoraggiarla dal parlare di questioni sociali.

Dopo che DeSantis ha chiesto di archiviare la causa a giugno, la Disney ha risposto proponendo di ritirare le sue rivendicazioni non legate al primo emendamento perché “la validità delle rivendicazioni della Disney basate sul contratto è attualmente in discussione nell’azione giudiziaria statale in corso”. La società ha spiegato: “Al fine di risparmiare l’inefficienza di una controversia sulla validità del contratto simultaneamente in due fori, la seconda denuncia emendata della Disney elimina i quattro capi d’accusa basati sul contratto da questa azione legale. L’accusa rimanente, che contesta la legge che ha ricostituito l’Rcid con il Consiglio dei supervisori scelto dal governatore, come arma di ritorsione del governo in violazione dei diritti del primo emendamento di Disney, può essere pienamente giudicata in questa sede, indipendentemente da come il tribunale statale si pronuncerà sulle richieste contrattuali di Disney”.

Il 1° settembre il giudice distrettuale Allen Winsor ha respinto la richiesta della società, affermando che avrebbe potuto farlo solo “dopo aver conferito con i convenuti e aver rispettato le regole locali”. La presentazione della denuncia emendata giovedì 7 settembre indica che DeSantis ha permesso alla Disney di ritirare le sue rivendicazioni contrattuali senza pregiudizio, il che significa che possono essere ripresentate, prima che il giudice si pronunci sulla mozione di archiviazione.

La Disney sta portando avanti le rivendicazioni contrattuali in una causa avviata dal consiglio dei supervisori in un tribunale statale. Sono state presentate in risposta alla causa che accusa la società di aver privato illegalmente il consiglio della sua autorità. In un comunicato, la Disney ha dichiarato: “Continueremo a lottare vigorosamente per difendere questi contratti, perché questi accordi determineranno se la Disney potrà o meno investire miliardi di dollari e generare migliaia di nuovi posti di lavoro in Florida”.

Traduzione di Nadia Cazzaniga