Per gli attori e per le attrici il 20 dicembre è stata una giornata storica. Gli interpreti, che ormai dal secolo scorso, dai tempi di Gian Maria Volonté, hanno cercato di ottenere un contratto collettivo nazionale, sono riusciti ora ad averlo per la prima volta in Italia, sull’onda degli scioperi hollywoodiani che hanno acceso il dibattito pubblico in tutto il mondo proprio sulle condizioni di lavoro degli attori, nonché degli sceneggiatori.
Gli scioperi statunitensi sono stati certamente una grande cassa di risonanza anche per la categoria italiana, anche se non sono stati la scintilla che ha portato a questa conquista. La spinta nasce infatti da una presa di consapevolezza maturata durante la pandemia di Covid, in quel periodo di insicurezze per tanti lavoratori e lavoratrici, anche dello spettacolo.
“Una conquista che ci fa passare un bel Natale”, commenta parlando con The Hollywood Reporter Roma Vittoria Puccini, attrice e presidente dell’associazione Unita, nata proprio nel periodo pandemico per manifestare la condizione della categoria, e che da novembre 2021 a oggi ha ottenuto un Ccnl tanto desiderato. E aggiunge: “La nostra vita professionale non era regolamentata fino ad oggi”.
Un accordo storico per gli attori
“Nel Ccnl vengono individuate”, recita la nota stampa congiunta tra sindacati e parte datoriale, “le forme contrattuali (prevedendo un doppio binario: subordinato ed autonomo), i minimi salariali e le modalità operative con cui la prestazione si espleta”. “In un momento di profondi cambiamenti che attraversano il settore, con l’introduzione di nuovi linguaggi, tecnologie e sistemi di fruizione”, commenta la presidente dell’Apa Chiara Sbirugia, “l’accordo di oggi rappresenta un segnale forte e profondo che risponde soprattutto all’esigenza di razionalizzare e di rendere maggiormente trasparenti le modalità di ingaggio tra le parti e le corrette tempistiche contrattuali”.
Durante il periodo del Covid, racconta di nuovo Puccini, si è infatti “cementata una coscienza di categoria”. “In una situazione d’emergenza, anche gli attori hanno sentito la necessità di riconoscersi come professione e come parte della categoria, puntando a raggiungere una serie di tutele e diritti che valgono e sono garantiti per tutte e tutti, indipendentemente dalla propria carriera e dal potere contrattuale di ciascuno”.
La firma di un’ipotesi di contratto collettivo nazionale, avvenuto dopo mesi di negoziazione tra la parte sindacale Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, e la parte datoriale di Anica, Apa e Ape, che dovrà comunque essere ratificata dai lavoratori entro il 31 dicembre, secondo Puccini è un segno di riconoscimento come categoria di lavoratori, perché prima “non esistevamo”. “Non eravamo ufficialmente riconosciuti, questo ora qualifica il nostro lavoro, è una conquista epocale”, aggiunge l’attrice nota per il ruolo di Elisa Scalzi nella serie Elisa di Rivombrosa, andata in onda dal 2003 al 2005.
“A livello industriale, avere delle regole, è importante anche per gli investitori stranieri, un passo in avanti che darà forza al cineaudiovisivo italiano da tutti i punti di vista”.
Attori, IA e pari opportunità
I due grandi temi all’interno del contratto sono la promozione delle pari opportunità e la protezione dall’intelligenza artificiale generativa, tema centrale anche degli scioperi della Sag-Aftra (il sindacato degli attori di Hollywood), ma anche dei doppiatori italiani, che il 6 dicembre hanno ottenuto – dopo quasi quindici anni – il rinnovo del loro contratto collettivo nazionale, fermo al 2008 sia per stipendi e adattamenti Istat che sulle nuove tecnologie, che prevede un intero paragrafo sull’IA, proprio mentre nell’Ue si discute sull’AI Act.
“L’attore oggi deve poter avere la garanzia che la sua performance non possa poi essere utilizzata dall’intelligenza artificiale, che non ci sia quindi una possibilità di campionatura della propria voce e del proprio volto”, commenta la presidente di Unita, che è stata anche parte del comitato di negoziazione. “I doppiatori e gli attori sono tra le categorie più investite, ma in realtà un po’ tutta la filiera dell’audiovisivo”, spiega invece la segretaria nazionale di Slc-Cgil Sabina Di Marco.
“Nell’ipotesi di contratto è scritto che ci saranno nuovi incontri con la parte datoriale, e che creeremo una sorta di ‘task force’ per monitorare ciò che accade dal punto di vista tecnologico e le evoluzioni di carattere normativo”, dice Di Marco a THR Roma. “Se questa ipotesi di contratto viene ratificata entro il 31 dicembre, allora faremo nell’immediato anche questa commissione”.
Sulle pari opportunità, la Legge Cinema aveva introdotto per la prima volta, nel 2016, degli incentivi. Ma c’è stato un incremento solo dell’uno per cento dei progetti gender balanced, contro i risultati molto più efficaci della analoga legge di incentivi in Francia (+ 36%).
La nota indica inoltre la presenza nel contratto di iniziative per la promozione della pari opportunità, ma anche per la prevenzione della violenza di genere, affermando anche la non discriminazione delle persone LGBTQIA+.
Intimacy coordinator e accesso alla professione
La prevenzione della violenza di genere, ha spiegato Puccini, arriva anche attraverso l’importanza della figura professionale dell’intimacy coordinator, “la figura che si occupa di verificare che quando sul set si girano scene che possono mettere a disagio l’interprete, che si uomo o che sia donna, che siano nelle condizioni farle nel rispetto reciproco, mettendo tutti a proprio agio”. E continua: “Questa figura è stata inserita nel contratto collettivo nazionale”.
La conquista di un contratto collettivo nazionale, secondo la segretaria nazionale Slc-Cgil, è anche una garanzia per facilitare l’accesso alla professione. “Questo è un settore molto familista, fatto di amicizie, di relazioni, di rapporti”, dichiara Di Marco. “Mettere delle regole apre anche alla possibilità di accesso, perché ci sono le regole, quindi non c’è solo ‘l’amico dell’amico’ oppure il ‘mi so muovere bene, quindi mi gestisco i rapporti, i contatti, le cose’, ma ci sono delle regole a cui attenersi”.
Ciò può avere effetti molto positivi per il cinema italiano, secondo Di Marco, nonché un aumento qualitativo, perché “apre al pluralismo, alla presenza delle persone, al di là di una sorta di entourage che si sviluppa, e una delle cose che noi pensiamo debba essere fatta, come orientamento di politica generale”. E continua: “E’ bello che si possa accedere al settore, che ci sia la possibilità per tanti ragazzi e tante ragazze di entrare in questo mondo, che è un mondo sicuramente bello come prospettiva di lavoro”.
In vista un “contratto di filiera”
A inizio dicembre è stato il turno dei doppiatori, ora degli attori e delle attrici, ma Di Marco spiega che ci sono anche altri tavoli aperti. “Siamo in una fase avanzata di negoziazione anche per le troupe, e possiamo chiuderlo all’inizio dell’anno prossimo”.
Nelle intenzioni dei sindacati c’è la volontà di creare un “contratto di filiera”, per contrastare la “proliferazione dei contratti”. “Cioè prendere tutti questi contratti, e metterli dentro un contratto unico, quello del cine-audiovisivo, che darà anche forza, identità, e rappresentanza sindacale per tutti, che esiste ma in questo settore è molto complessa, perché non sono tutti lavoratori dipendenti o a tempo indeterminato”.
Quindi è chiaro, conclude la segretaria nazionale Slc-Cgil, che c’è “una difficoltà nella gestione della rappresentanza, quindi vogliamo fare un protocollo specifico sulla rappresentanza”. Una forma di organizzazione collettiva, che a detta di Di Marco sta facendo un “salto di qualità importante in questo settore”.
Oltre alla ratifica degli attori e delle attrici – da effettuare entro il 31 dicembre – con l’entrata in vigore nei primi mesi del 2024, è previsto anche il tempo per il rinnovo, calendarizzato per il 2027, in cui le parti si riuniranno per gli adeguamenti Istat dei compensi, e quindi l’avvio di una nuova contrattazione.
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