L’Authors Guild, organizzazione degli autori e scrittori statunitensi, sta studiando un modello che consenta ai suoi membri di aderire all’offerta di una licenza generale da fornire alle aziende di intelligenza artificiale per l’utilizzo di contenuti al fine di creare chatbot automatizzati. Le prime discussioni prevedono una tassa per l’utilizzo delle opere come materiale di formazione, nonché il divieto di produrre contenuti che prendano troppo spunto da materiale esistente.
“Dobbiamo essere proattivi perché l’intelligenza artificiale generativa è destinata a rimanere”, ha dichiarato Mary Rasenberger, amministratrice delegata dell’organizzazione, in un’intervista a The Hollywood Reporter. La dirigente fa notare che l’autore di bestseller James Patterson ha contribuito a finanziare il progetto. “Hanno bisogno di libri di alta qualità. La nostra posizione è che non c’è nulla di sbagliato nella tecnologia, ma deve essere legale e autorizzata”.
Il modello prevede una tassa per la ricezione delle opere e un’altra per gli output che fanno riferimento ai contenuti. I colloqui includono restrizioni sulla richiesta ai chatbot di produrre materiale “nello stile” degli autori, di utilizzare personaggi di altre opere e di produrre riassunti di libri.
“La parte di controllo è importante quanto il compenso”, afferma Rasenberger, che sottolinea come il modello di licenza sarebbe un regime di opt-in, cioè gli autori devono iscriversi volontariamente. Tra i circa 2.400 membri intervistati, circa il 38% ha dichiarato di essere interessato a partecipare. Le questioni non sono ancora state risolte: se le tariffe debbano essere legate alla lunghezza e alla popolarità delle opere.
Un registro degli autori
La piattaforma, che potrebbe chiamarsi “Registro degli autori”, distribuirebbe le tariffe per le licenze. Verrebbe istituito un consiglio di amministrazione, insieme a una nuova organizzazione, per supervisionare il progetto. Per quanto riguarda i tempi, Rasenberger afferma: “Non è detto che sarà operativo entro quest’anno, ma abbiamo i fondi per farlo”.
Finora le aziende di intelligenza artificiale hanno resistito a stipulare accordi di licenza con gli autori, scegliendo di ottenere i dati dalle raccolte di libri su Internet. Tra le ragioni per cui l’Authors Guild sta esplorando un accordo di licenza c’è il fatto che si prevede che le aziende di IA sosterranno in tribunale di non avere altra scelta se non quella di utilizzare materiali provenienti da siti di biblioteche ombra per formare i chatbot, dal momento che non sarebbe pratico negoziare individualmente le licenze con migliaia di autori.
A settembre, il gruppo – guidato da importanti autori di narrativa, tra cui George R.R. Martin, Jonathan Franzen e John Grisham – ha citato in giudizio OpenAI, accusando l’azienda di aver intrapreso “un percorso sistematico di violazione del copyright su larga scala” per “alimentare la propria lucrosa attività commerciale”.
Sebbene non sia noto quali opere siano state utilizzate come materiale di formazione, gli autori indicano che ChatGPT ha generato riassunti e analisi approfondite dei temi dei loro romanzi.
Traduzione di Pietro Cecioni
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