Maria Grazia Saccà è la Ceo di Titanus Production: “Una serie su Berlusconi? Magari un giorno si farà”

Alla manager la responsabilità dei nuovi progetti della più antica casa di produzione italiana: le serie da Il camorrista e da Phenomena, poi La Ciociara e il biopic su Gigi D'Alessio. "Guardiamo ad ampio raggio: popolari nella vocazione, raffinati nell'esecuzione". E a proposito del Cavaliere dice: "Gli anni '80? Un ciclo eroico, di cui lui fu il più grande interprete"

La giornata è grigia e i grandi lampadari della Titanus sono accesi anche se è mattina. C’è un’atmosfera immobile, un gran silenzio, le pareti tappezzate da smisurate locandine d’epoca – di quelle fatte a mano, a tempera e acquarello, bellissime. La sede storica è a Roma, in un palazzo d’epoca a due passi da stazione Termini: location scelta dal fondatore in persona, Gustavo Lombardo, perché le pellicole dei film potessero arrivare velocemente e in sicurezza ai treni. Ai piedi dell’imponente scala della Titanus, fondata nel 1904 e con sede a Roma dagli anni Trenta, appare Maria Grazia Saccà a fare gli onori di casa. 

Da qualche giorno la dirigente è stata nominata Ceo e produttore dell’azienda, dopo un’esperienza decennale in R.T.I., direttrice generale di Pepito Produzioni e successivamente Ceo di C.I.A.O. S.r.l, insieme al co-produttore esecutivo di Game of  Thrones Vince Gerardis. Nelle sue mani i progetti in sviluppo annunciati a giugno dall’azienda (tra gli altri le serie da Il camorrista, Piedone, La Ciociara e il reboot di Phenomena), ma soprattutto la responsabilità della più prestigiosa casa di produzione d’Italia – una delle più antiche al mondo. Qualche metro sotto ai suoi piedi, al piano interrato, c’è la sala cinema dove Visconti controllava la copia de Il Gattopardo, con i portacenere a conchiglia e la moquette verde restaurata. In una delle tante stanze del palazzo è conservato il libro rivestito in legno, di foggia medievale, che Mario Monicelli consegnò ai giornalisti il giorno del lancio de L’armata Brancaleone, nel 1966. E nei depositi della casa di produzione c’è un archivio immenso di film, più di 400: lo stesso cui attinse Silvio Berlusconi, nel 1979, per il lancio della sua Telemilano. 

Saccà, come è arrivata a Titanus?

Massimo (Veneziano, ad dell’azienda, ndr) ha iniziato un grande lavoro di recupero della casa madre. La Titanus possiede 400 titoli in library, gli studi televisivi, beni immobiliari. È una vera e propria holding. Massimo, che è un manager esperto, ha capito che per fare produzione, oggi, è necessario possedere una società dedicata esclusivamente a questo, distinta da quella che già gestisce tutti gli altri beni. Noi, in C.I.A.O., cercavamo a nostra volta un socio finanziatore. Titanus ha fatto un’operazione di acquisizione e incorporazione dei prodotti che abbiamo sviluppato: hanno comprato C.I.A.O., e mi hanno nominata Ceo.

Che dote ha portato?

La capacità di sviluppare serie tv. Quello è da sempre il mio business. Ho cominciato a Mediaset nel 2000 e ho fatto soprattutto serie televisive, in anni in cui eravamo pochissimi a saperle fare: sostanzialmente noi e la Rai. Sono stata il produttore RTI su I Cesaroni: una squadra di cinque o sei persone, tutti trentenni. È stata la mia palestra. Fu un grande successo, il prodotto con cui Mediaset riuscì finalmente a fare il suo family: popolarità totale, estrema, orizzontale. Ho sentito che vorrebbero rifarlo. 

Dagli americani, Vince Gerardis in particolare, cosa ha imparato?

Modelli di business completamente diversi dai nostri, molto tecnici. Il modo di costruire coproduzioni, di lavorare con i talenti. Per loro i talenti sono lo scrittore e il regista, stop. Soci senza i quali non vai da nessuna parte. L’impresa la costruisci intorno alle loro qualità.

A che punto è il lavoro sui contenuti Titanus?

Sto portando avanti tutti i progetti “legacy”. Sono particolarmente contenta di Phenomena, stiamo cercando di svilupparla sia come film che come serie, con il produttore americano Brian O’Shea. Ho parlato con l’avvocato di Dario Argento, che è molto contento di come stiamo procedendo. La storia è magnifica: una ragazzina straniera chiusa in un collegio femminile, dotata di poteri che no sa di avere. Sembra scritta oggi. 

La sala cinema nella sede Titanus

La sala cinema nella sede Titanus

La serie di Piedone con Salvatore Esposito?

Siamo molto avanti, stiamo scrivendo le sceneggiature. Sarà una serie di episodi con una linea verticale, un personaggio ricorrente e casi di puntata. Il capo progetto è Peppe Fiore. La regia la stiamo definendo. È il progetto in stato più avanzato, lo vedremo tra un anno.

L’attrice de La Ciociara sarà italiana?

Dobbiamo prima capire chi sarà il regista, facciamo un passo alla volta. Ma sarà durissimo trovarla.

Il camorrista- La serie, quando? 

Presto. Il camorrista fu il primo film di Giuseppe Tornatore, prodotto da Titanus. Goffredo (figlio di Gustavo Lombardo, il fondatore, ndr) raccontava sempre un aneddoto. Diceva che Tornatore faceva su e giù sulla strada, qua davanti, per poterlo incrociare, e chiedergli di farlo esordire. Quando ci riuscì, Goffredo accettò di fargli fare il film solo se Tornatore avesse anche preparato, contemporaneamente, la serie tv dallo stesso film. Sa perché?

Perché?

“Il cinema è morto”, gli disse. Erano gli anni 80.

Il salotto della sala cinema in Titanus

Il salotto della sala cinema in Titanus

In cosa sarà diversa la serie?

Ci sono molti passaggi che nel film non ci sono, linee narrative nuove. Cinque puntate in tutto. Il restauro, curato da Digital Master, è finito. La serie non era mai stata editata, Tornatore ha voluto ripassare ogni singolo fotogramma. C’è tanto materiale in più, almeno tre ore.

È vero che state sviluppando un film su Gigi D’Alessio?

Sì. Gigi è il Billy Elliot del multiverso della canzone napoletana. Raccontiamo la sua giovinezza, fino alla prima canzone famosa, senza la parte successiva, il gossip e il resto. È la storia di un talento naturale nato in un contesto che non era pronto ad accoglierlo. La scrive Peppe Fiore, sta finendo il trattamento. Andremo in produzione nel 2024. 

D’Alessio collabora?

Si è messo completamente al servizio, ci ha raccontato tutto e non ha posto limiti. Sa che il pubblico va intrattenuto, che non gli si può dare una versione edulcorata e pulitina. Sarà divertente, devo dire. 

I vostri partner: Rai? Mediaset? Piattaforme?

Ho sei contratti sul tavolo da firmare. Guardiamo ad ampio raggio. Facciamo cose distintive, popolari nella vocazione, raffinate nell’esecuzione.

Quale l’investimento per le produzioni? 

Solo in sviluppo editoriale, quest’anno, Titanus Production è dotata di un milione di euro. Ci attesteremo su 500-600 mila euro l’anno.

È preoccupata per i cambiamenti in Rai?

È un ciclo. Certo, quando cambiano gli interlocutori devi un po’ ricominciare. Rischiare, riposizionare le tue carte. Paolo Mieli in questi giorni ha ricordato che ai tempi Berlusconi chiese la sua testa, dopo che con il Corriere fece quella prima pagina (nel 1994 diede la notizia dell’ordine di comparizione al Cavaliere in merito all’inchiesta Telepiù, otto ore prima che venisse consegnato, ndr). E giustamente lo ricordava notando come facesse parte del gioco. Anche nelle aziende private funziona così: sei di una scuderia perché sei stato chiamato da un capo, se se ne va lui magari devi andartene anche te. Certo, c’è l’anomalia che questo fenomeno in Rai è legato alla politica e non al management. E quindi questo inquina un po’ tutto. Ma è un gioco democratico. Cui partecipiamo tutti.

Suo padre ha avuto una grandissima esperienza in Rai.

È stato promosso ed è stato anche cacciato. L’ha vista tutta, diciamo, sul lungo periodo.

Titanus è un pezzo della storia di Berlusconi: una serie tv su di lui?

Ma no. No. È stato tanto raccontato, troppo. Farei più volentieri una bella serie su Goffredo (Lombardo, ndr). Ma magari tra qualche anno una serie su Berlusconi si farà. Gli anni ’80 come nuovo ciclo eroico, di cui sicuramente Berlusconi è stato il più grande interprete.

Lei che ricordo ne ha? Cosa è stato Berlusconi per lei? 

Purtroppo io non l’ho conosciuto personalmente. Pur avendo lavorato nella sua società, lui era già distante dall’azienda. Quello che posso dire è che senza dubbio quella Mediaset fu una, grande, irripetibile, fucina di talenti. 

L'ingresso della Titanus

L’ingresso della Titanus