Continua l’effetto Barbie, anche in Arabia Saudita. Se fino al 2017 i cittadini uscivano dal Paese per riuscire a vedere un film, ora succede esattamente il contrario. Nel 2006, il regista saudita Abdullah Al Eyaf ha raccontato in un documentario come i sauditi che volevano andare al cinema dovevano recarsi nei Paesi limitrofi per farlo. La pellicola racconta la storia di un uomo di nome Riyadh, nel suo viaggio di 500 km fino al Bahrain, solo per vedere un film.
In Bahrain – a breve distanza dal ponte di re Fahd per chi vive vicino alla città saudita di Dammam – Al Eyaf ha parlato con il direttore di un cinema che ha affermato che il 90% dei suoi clienti proveniva del regno. Ma il Bahrein non era l’unica destinazione per i sauditi amanti del cinema. Nel 2012, l’allora sindaco di Riyadh affermò che circa 230.000 turisti del suo Paese erano volati negli Emirati Arabi Uniti nell’estate del 2010 “semplicemente per guardare film”.
A distanza di oltre un decennio, e grazie all’abolizione del divieto di accesso alle sale cinematografiche, durato 35 anni, alla fine del 2017, l’Arabia Saudita ha ora un’industria cinematografica fiorente e vanta uno dei botteghini in più rapida crescita del pianeta. Un’impennata dovuta anche all’apertura di tantissimi multisala in ogni città.
I sauditi potrebbero non aver più bisogno di viaggiare all’estero per fare il pieno di azione sul grande schermo. Ma, in un’importante inversione di tendenza culturale e storica, sono ora i residenti dei paesi limitrofi ad essere costretti a recarsi in Arabia Saudita se vogliono aggirare le rigide restrizioni cinematografiche sul loro territorio nazionale.
Tutti a vedere Barbie, ma non in Kuwait
Barbie della Warner Bros. è stato vietato in Kuwait. Per il presidente del comitato di censura cinematografica del paese Lafy Al-Subei’e, la pellicola di Greta Gerwig promuove “idee e credenze che sono estranee alla società kuwaitiana e all’ordine pubblico”, e anche “idee che incoraggiano comportamenti inaccettabili e distorcono i valori della società”.
Nel frattempo, il film sembra destinato a essere vietato in Libano, dove il ministro della cultura Mohammad Mortada ha affermato che “promuove l’omosessualità” e “contraddice i valori della fede e della morale”, sminuendo l’importanza dell’unità familiare.
La notizia è arrivata a pochi giorni dall’annuncio dell’arrivo di Barbie nelle sale cinematografiche dell’Arabia Saudita, dove è stata finalmente distribuita il 10 agosto (e sta attualmente affollando i palinsesti con molti siti che mostrano più di 10 proiezioni al giorno).
In risposta agli annunci del Kuwait e dell’Arabia Saudita, un blogger kuwaitiano ha pubblicato rapidamente sui social media informazioni per i residenti che desiderano vedere il film e sono disposti ad attraversare il confine.
Con il titolo “Come vedere Barbie se vivi in Kuwait”, il sito 248.com ha pubblicato su Instagram i dettagli dei tre cinema più vicini che proiettano il film nelle città saudite di Al-Jubail, Dammam e Al Khobar. “Se non avete mai guidato fino in Arabia Saudita, è facilissimo”, ha aggiunto. E continua: “Inoltre, non dovete preoccuparvi del visto, poiché qualsiasi residente del Kuwait può ottenerlo”.
Il viaggio
Dato che il cinema più vicino alla lista si trova a più di due ore di distanza, il lungo viaggio di andata e ritorno potrebbe scoraggiare diverse persone, soprattutto quelle interessate unicamente al clamore mediatico suscitato dalla pellicola.
Al momento non ci sono dati su quante persone hanno intrapreso questo viaggio. Ma la diversa fortuna di Barbie nel Golfo e il suo significato per gli spettatori offrono un esempio di quanta strada sia stata fatta in pochi anni dall’Arabia Saudita, dove i cinema pubblici e qualsiasi altra forma di industria cinematografica semplicemente non esistevano prima del 2018.
Per quanto riguarda il regista di Cinema 500km, Al Eyaf, sottolineando ancora una volta i notevoli cambiamenti avvenuti nel suo Paese per quanto riguarda il cinema, è attualmente a capo della Saudi Film Commission.
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