Un risultato “citofonato”, ma che rimane importante. Il contratto collettivo nazionale degli attori e delle attrici è stato confermato. I sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, hanno sciolto oggi 2 gennaio la riserva sulla ratifica del Ccnl, che doveva avvenire entro il 31 dicembre 2023.
Con una maggioranza bulgara, le attrici e gli attori italiani hanno votato favorevolmente al contratto collettivo in 761, con due astenuti e due contrari. Il testo, frutto della negoziazione tra sindacati e parte datoriale (Anica, Apa e Ape), non ha subito variazioni ed è stato quindi approvato nella sua interezza.
Gli interpreti italiani erano rimasti gli ultimi in Europa senza un contratto collettivo nazionale, una conquista arrivata solo il 20 dicembre del 2023, dopo mesi di contrattazioni e – in realtà – decenni di tentativi, dai tempi di Gian Maria Volonté.
Attori e attrici, coscienza di categoria
La spinta verso questo traguardo, però, nasce durante la pandemia di Covid. In questo momento di difficoltà per tanti lavoratori, quelli dello spettacolo compresi, si è “cementata una coscienza di categoria”, ha raccontato a The Hollywood Reporter Roma Vittoria Puccini, presidente dell’associazione Unita, nonché membro del comitato di negoziazione, nota al pubblico per la sua interpretazione di Elisa Scalzi nella serie Elisa di Rivombrosa.
“In una situazione d’emergenza, anche gli attori hanno sentito la necessità di riconoscersi come professione e come parte della categoria, puntando a raggiungere una serie di tutele e diritti che valgono e sono garantiti per tutte e tutti, indipendentemente dalla propria carriera e dal potere contrattuale di ciascuno”.
“Non eravamo ufficialmente riconosciuti, questo ora qualifica il nostro lavoro, è una conquista epocale”, aggiunge Puccini. Nel contratto, come recita la nota stampa pubblicata il 20 dicembre, “vengono individuate le forme contrattuali (prevedendo un doppio binario: subordinato ed autonomo), i minimi salariali e le modalità operative con cui la prestazione si espleta”.
Largo spazio anche al contrasto della violenza di genere, con la formalizzazione della figura dell’intimacy coordinator, ma anche la non discriminazione delle persone LGBTQIA+, e infine un occhio vigile anche per l’intelligenza artificiale generativa, seguendo l’esempio del contratto collettivo dei doppiatori, rinnovato a inizio dicembre dopo mesi di negoziazioni.
In attesa del “contratto di filiera”
Intanto, i sindacati hanno diversi tavoli aperti con la parte datoriale. Tra questi anche quello per la troupe, che secondo la segretaria nazionale di Slc Cgil Sabina Di Marco è in una “fase avanzata di negoziazione”. “Possiamo chiuderlo all’inizio dell’anno prossimo,” ha detto a THR Roma.
L’intenzione però è quella di raggiungere un “contratto di filiera”, per contrastare la “proliferazione dei contratti”, sostiene Di Marco. “Cioè prendere tutti questi contratti, e metterli dentro un contratto unico, quello del cine-audiovisivo, che darà anche forza, identità, e rappresentanza sindacale per tutti, che esiste ma in questo settore è molto complessa, perché non sono tutti lavoratori dipendenti o a tempo indeterminato”.
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