I blockbuster americani continuano ad arrivare nelle sale russe, ma non legalmente. I mercati occidentali, dallo scoppio dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Putin, hanno interrotto gran parte dei rapporti commerciali con la Russia, e il mercato cinematografico non è esente. I festival occidentali (Cannes, Venezia, Berlino e Toronto) hanno infatti bandito le delegazioni e le società cinematografiche legate al governo, eccezion fatta solo per i singoli artisti e registi senza alcuna affiliazione statale.
Secondo quanto riportato in articolo del Post, le major americane hanno smesso di distribuire contenuti nel Paese, e il cinema americano – per le sale russe – era il responsabile dell’80% dell’incasso annuale. I loro film, però, continuano ad entrare in Russia, ma piratati.
Questi vengono infatti scaricati attraverso sistemi cosiddetti peer-to-peer come torrent, e successivamente copiati su supporti leggibili per i proiettori digitali. La pratica – per la legge russa – è considerata illegale, poiché è necessaria l’autorizzazione del ministero della Cultura sotto richiesta delle società concessionarie. Ma il fenomeno è cresciuto talmente tanto che una nuova legge potrebbe regolamentare la pratica.
Le “anteprime”
Le proiezioni di questi film sono chiamate “anteprime”, e sono programmate assieme a film prodotti in Russia. Proprio per questa dicitura, risulta quindi un’autorizzazione a livello formale. Ma nella pratica sono trasmessi anche i film americani, aggirando la legge. Ciò è permesso soprattutto grazie a scarsi controlli, nonché a una multa che – secondo l’articolo del Post – si aggirerebbe attorno ai €1000/€2000. Cifra risibile rispetto agli incassi che generano queste pellicole. Queste “anteprime” sono diventate talmente comuni e accettate da venire pubblicizzate persino in televisione.
Gli esercenti stanno ora facendo pressione affinché il governo russo lavori a una legge – attualmente in fase avanzata di bozza – che renderebbe legale la pratica di proiettare film piratati. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione russa, Dmitri Medvedev, la dice così: “Se tutti questi Netflix ci hanno lasciato scaricheremo tutto e ne fruiremo gratuitamente, e vorrei che li diffondessimo per tutto l’internet, in modo da causare loro la perdita massima possibile e mandarli in bancarotta”.
La pirateria in Russia, che già era a livelli molto alti, è aumentata del 39% da gennaio a settembre 2022, secondo i dati della società specializzata MUSO. La proposta di legge darebbe la possibilità, in assenza di accordi di licenza con i detentori del diritto d’autore, di tratte profitto, prevedendo per loro (le case di produzione) una remunerazione. Questa è pari circa al 10%, da versare a “un’organizzazione autorizzata” (questa la dicitura riportata dal Post) stabilita dalla Federazione Russa, che è anche incaricata di tenere conto e conservare il denaro nell’attesa di poterlo assegnare agli aventi diritto.
Gli indie continuano ad andare in Russia
I film indipendenti, nonostante il boicottaggio, stanno continuando a vendere i propri film nel mercato russo, in modo più silenzioso. Si sono assicurati un’uscita nelle sale russe il film The Covenant di Guy Ritchie, il Thriller iraniano Holy Spider, e poi il successo splatter Winnie The Pooh: Blood and Honey.
Alcune delle uscite sono frutto di accordi presi prima dell’inizio della guerra, ma diverse case di produzione fanno utilizzo di società offshore per vendere i propri film nel Paese senza avere contatti diretti con società Russe. John Wick 4 – prodotto da Lionsgate – è stato venduto prima dell’invasione a Unicorn Media, un gruppo con sede a Malta, e poi sul territorio russo da Atmosphere Kino.
“Le società offshore vengono utilizzate per colmare la distanza tra Hollywood e la Russia – spiega Polina Tolmachova, dell’associazione Ucraina dei produttori cinematografici FILM.UA Group, E aggiunge che ciò viene fatto per fare in modo che “non vengano firmati contratti diretti e le società occidentali che vogliono ancora commerciare con la Russia non rovinino la loro immagine”. “Non possiamo dire ai nostri colleghi come fare affari – continua Tolmachova – ma la federazione Russa non mostra alcun pentimento o volontà di cambiare rotta, assomiglia sempre più a una Corea del Nord europea”. E conclude: “Chiunque si adatti a fare affari senza la Russia ora, si troverà meglio nel lungo periodo”.
“Il mercato russo è apertissimo in questo momento, il margine di crescita è enorme, quindi è molto allettante vendere ai russi”, ha osservato un rappresentante delle vendite veterano, che ha voluto parlare solo in via ufficiosa con The Hollywood Reporter.
La Russia accolta a Shangai
Allo Shangai International Film Festival, uno dei più grandi mercati cinematografici cinesi, le delegazioni russe sono le benvenute. Si sta consolidando anche nel mercato cinematografico un’asse di collaborazione tra il Cremlino e la Cina.
Ekaterina Naumova, Ceo di Roskino (l’ente statale russo per la promozione del cinema), in un comunicato ufficiale visto da The Hollywood Reporter prima dell’evento ha dichiarato che: “Stiamo costruendo il nostro rapporto con la Cina, interagendo sia con la comunità industriale professionale che con un pubblico più ampio”.
Negli ultimi anni, i film russi non sono stati molto presenti al box office commerciale cinese. Un’eccezione è rappresentata dal franchise della Regina delle Nevi, prodotto dal Voronezh Animation Studio, famoso a livello internazionale. La Regina delle Nevi 3: Fuoco e Ghiaccio ha guadagnato 11,5 milioni di dollari in Cina nel 2018, mentre La Regina delle Nevi 4: Mirrorlands ha incassato 3,3 milioni di dollari nel 2019. Il quinto film della serie, La regina delle nevi e la principessa, uscito in Russia a febbraio, sarà uno dei nuovi titoli offerti allo stand russo di Shanghai.
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