Giorni intensi a Sorrento per Paolo del Brocco. Perennemente al telefono, gesticola mentre cammina, parla animatamente mentre mangiucchia dei salatini, saluta con un cenno del capo i conoscenti mentre beve a sorsi un cocktail. Non deve essere facile ricoprire la posizione più ambita dell’industria cinematografica. Mentre aspettiamo che finisca l’ennesima telefonata nella saletta vip delle Giornate Professionali del Cinema, fantastichiamo su chi possano essere i vari interlocutori del potente manager Rai e i motivi per cui lo chiamano incessantemente.
Potrebbero essere i vertici Rai che gli chiedono informazioni sulle vendite dei titoli del listino perché con il canone ci saranno degli inevitabili tagli anche nel suo compartimento? Oppure un produttore ansioso che vuole sapere se gli esercenti hanno gradito il film appena presentato? Magari è il regista che si lamenta di essere stato messo nel mese sbagliato in contrapposizione con un altro titolo troppo temibile, o ancora il talent impaziente di conoscere se farà parte di quel cast in cui tutti vorrebbero essere scritturati? O forse qualcuno di famiglia che chiede semplicemente quanto torni? Non lo sapremo mai ma tra una telefonata e l’altra gli chiediamo di fare due chiacchiere sul futuro di Rai Cinema.
Tutto ok?
Molto bene, sono, siamo soddisfatti.
Come sta il nostro cinema?
La qualità produttiva del nostro cinema si è molto elevata negli ultimi anni. Adesso dobbiamo fare un ulteriore passo in avanti. Dobbiamo far sì che tutti quelli che lavorano in questo settore, produttori, distributori e registi acquisiscano una piena consapevolezza dei loro film rispetto al funzionamento di un mercato della sala che è cambiato, che è sicuramente diventato molto più complesso e articolato rispetto al passato. Solo così si potrà migliorare e potremo riportare ancora più gente delle nostre sale.
Ha lasciato fuori i protagonisti dei giorni sorrentini: gli esercenti.
È un tema importante anche per gli esercenti, dopo questo boom enorme dovuto al post-covid arriveranno sicuramente tempi più difficili o perlomeno diversi. A Sorrento siamo tanti distributori, siamo competitor, perché naturalmente è un mercato fortemente concorrenziale, però penso sia arrivato il momento di trovare anche delle strade comuni, delle forme di collaborazione, delle alleanze per il bene del nostro cinema.
Con chi pensa di allearsi?
Abbiamo già fatto un film con Medusa, La Stranezza di Roberto Andò, abbiamo anche altre alleanze distributive, sicuramente continueremo anche su questa strada.
Come è andata sul palco di Sorrento?
Mi sembra di capire che il nostro listino sia stato apprezzato. In un mondo così complicato dobbiamo stimolare, dobbiamo colpire gli spettatori, suscitare emozioni e soprattutto non ci dobbiamo vergognare di essere produttori e distributori.
Non è molto gradito nell’ambiente il doppio ruolo di produttore e distributore della Rai.
Questa è una cosa che ogni tanto qualcuno ritira fuori. La verità è che se la Rai non avesse fatto anche la distribuzione non avrebbe potuto sostenere progetti per centinaia e centinaia di milioni in questo settore. Non solo in termini di investimento, perché Rai Cinema grazie a 01 Distribution ha dato una visibilità enorme ai film in sala, ha fatto crescere il cinema italiano d’autore e ha consentito ai produttori di avere margini commerciali che probabilmente da soli non sarebbero riusciti a fare. Questa è una polemica un p0′ vecchia, credo giri periodicamente nell’ambiente da vent’anni, francamente pensavo che nessuno ne parlasse più.
Come sarà il nuovo anno di 01 Distribution?
Abbiamo un listino sicuramente molto solido, l’ho definito scattante. Ogni anno trovo un aggettivo nuovo, non solo perché mi viene da Ferrari, il nostro primo film che uscirà per Natale, ma perché credo che sia uno scatto verso il futuro. Ogni otto anni abbiamo la responsabilità di cambiare un pò la rotta, per provare nuove strade, perchè se da un lato siamo un’azienda che sta sul mercato, dall’altro siamo anche servizio pubblico.
Abbiamo la responsabilità di provare a percorrere nuove forme di cinema.
Cosa vedremo al cinema prossimamente?
In questo calendario, al di là di alcune costanti consolidate come i due titoli dei signori della commedia italiana, Alessandro Siani e Leonardo Pieraccioni, come alcuni autori abituali nella nostra programmazione – penso a Paolo Virzì, Gabriele Muccino che torna finalmente al cinema – ci sono film che hanno una caratteristica, una narrazione che possa in qualche modo suscitare sentimenti, emozioni, toccare la pancia del pubblico.
Un film in particolare di Uberto Pasolini, regista italiano che vive in UK, che si cimenta addirittura con il ritorno di Ulisse a Itaca con un cast internazionale che va da Ralph Fiennes a Juliette Binoche.
Il mercato è davvero cambiato?
Oggi il mercato è molto cambiato, la commedia comica naturalmente non è più la parte principale del settore, dobbiamo andare verso i grandi autori o comunque le grandi storie, come hanno dimostrato i film che abbiamo visto nel corso dell’anno,
Nanni Moretti, Matteo Garrone, Marco Bellocchio, fino a Comandante di Edoardo De Angelis, sono autori e pellicole che hanno una raffinatezza stilistica e di contenuto ma che vogliono incontrare un pubblico vasto. E questa è la nostra linea. Grandi storie come Napoli New York: da un soggetto, un trattamento addirittura di Federico Fellini. Gabriele Salvatores ha costruito una “storiona” con Pierfrancesco Favino, con due bambini meravigliosi che emigrano negli Stati Uniti.
Che dire poi di Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con Toni Servillo e Elio Germano, la storia di Matteo Messina Denaro in un momento particolare della sua vita, peraltro scritto e realizzato prima della cattura.
La diversificazione è la chiave?
Noi facciamo opere per pubblici differenti, non solo, aggiungerei anche per strutture e segmenti dell’esercizio diversi. C’è il titolo per la sala di qualità, quello per il multisala con più action americana, come The Beekeeper con Jason Statham o Ballerina con Keanu Reeves. Poi abbiamo i film per la famiglia che possono essere le commedie più comiche o ad esempio Emma e il giaguaro nero.
Nessun azzardo?
Non ho azzardi in questo listino, abbiamo dei titoli molto solidi, naturalmente poi sarà il mercato a giudicare, capiremo quale opera incontrerà un pubblico maggiore e quale invece sarà meno fortunato, ma l’importante per noi non è solo l’incasso, è che ogni opera raggiunga il suo pubblico, grande e piccolo che sia e soprattutto che la qualità produttiva sia elevata, un obiettivo che perseguiamo da anni con sempre maggior successo.
Finalmente l’alba di Saverio Costanzo è un film con una qualità produttiva molto importante, con un cast internazionale, girato a Roma, a Cinecittà. Sembra veramente un film degli anni ’60.
Diciotto film presentati e nessuna regista come mai?
È l’unico difetto di questo listino, e me ne rammarico molto: per la prima volta non ci sono film diretti da donne in un nostro listino.
Ovviamente non è stata assolutamente una cosa programmata. Semplicemente in questo momento non c’erano dei film di cineaste pronti da poter inserire in questo semestre. Ce ne saranno sicuramente nel prossimo listino di giugno, perchè abbiamo decine e decine di titoli in produzione, anche di opere prime.
Noi di Rai Cinema abbiamo scoperto tantissime nuove autrici. In questo momento nelle sale ne abbiamo proprio una, Alice Rohrwacher. Penso anche che in futuro svilupperemo sempre più film di donne.
Nel calendario ci sono film italiani che ambiscono ad essere internazionali.
Finalmente abbiamo anche dei progetti in lingua inglese che nascono in Italia, come ad esempio l’opera di Piero Messina Another End o The Return di Uberto Pasolini o ancora Finalmente l’Alba di Saverio Costanzo per finire a The Penitent di Luca Barbareschi. Titoli che nascono da produttori, registi e anche maestranze italiane che però si confrontano con degli attori provenienti da diversi Paesi e che quindi riescono ad ottenere delle coproduzioni internazionali per il tipo di progetto, di cast e di storia.
Questo non può che inorgoglirci perchè questa volta non siamo noi a partecipare a opere internazionali ma sono gli altri che partecipano a film italiani che hanno caratteristiche globali. Questo è un altro di quei discorsi sulle nuove strade che noi stiamo provando a prendere.
Cambiare strada in Rai può essere pericoloso.
Un amico napoletano, un personaggio importante, che sta attraversando un momento di travaglio spirituale, credo sia diventato buddista, poco fa mi ha illuminato con la sua proverbiale saggezza, dicendomi che ‘non puoi viaggiare su una strada senza essere tu stesso la strada’.
Un pensiero molto profondo che mi spinge come sempre a provare ad essere la strada. Non dobbiamo più avere paura della pancia. Se colpiamo la pancia, colpiamo le persone, colpiamo la gente ed è più facile farlo in una sala al buio piuttosto che nel salotto di casa.
Cosa comporterà la riduzione del canone nel suo settore?
Per quanto riguarda il 2024 le risorse complessive della Rai dovrebbero ridursi solo di poco e questo è già un fatto positivo. Gli investimenti sull’audiovisivo sono funzione, perché sono quote obbligatorie per legge, del livello di risorse complessive del canone e della pubblicità.
Se queste tendenzialmente diminuiscono è evidente che anche l’investimento Rai complessivo sull’audiovisivo e quindi sul cinema potrebbe diminuire. Questo è sicuramente un rischio che corriamo e che in qualche modo dobbiamo vedere un pò il day by day per vedere cosa succederà.
È preoccupato?
L’audiovisivo e la produzione culturale italiana sono fondamentali anche per i nostri governanti e per la politica di qualsiasi segno, non solo per noi che ci lavoriamo.. Mi sorprenderebbe se dovessimo ridurre il tutto: la Rai confeziona e supporta il 70% del prodotto audiovisivo nazionale e quindi è un’industria fondante e fondamentale per il settore.
In questo momento sembra che le piattaforme, in alcuni paesi, abbiano deciso di ridurre i loro investimenti e quindi il settore avrà dei problemi. Ma è pure il momento in cui la Rai potrebbe essere usata come strumento di politica economica nel settore magari recuperando non tanto il canone tagliato, perché quello appunto già ce l’hanno fatto recuperare, ma quella parte di canone che oggi non arriva alla Rai ma viene usata per altre forme, che sono se non ricordo male sui 110 milioni.
Quelle risorse se indirizzate alla produzione audiovisiva che sia fiction, cinema, animazione, magari con delle regole anche stringenti, chiaramente farebbe il bene dell’industria della nostra produzione culturale, della nostra produzione identitaria e probabilmente anche della politica, di quella parte della politica qualora decidesse di percorrere questa strada.
Il prodotto italiano nelle sale ha raggiunto la quota di mercato intorno al 22%, potrà ancora aumentare?
Il cinema italiano quest’anno è cresciuto molto, finalmente e di nuovo.
Il film C’è ancora domani di Paola Cortellesi, titolo non nostro ma di Vision, ha portato veramente una nuova linfa e grandi risorse a tutto il cinema. Noi abbiamo avuto tanti film molto buoni, di ottimo incasso, come appunto Io Capitano con un box office stratosterico per il tipo di film.
E che dire de Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, di Rapito di Marco Bellocchio, di Comandante di Edoardo De Angelis, solo per citarne alcuni. Piano piano le gente sta tornando al cinema e lo fa anche per il cinema italiano.
Il film dell’anno è distribuito dal vostro oramai principale competitor, le dispiace?
Purtroppo non è nostro, e faccio ancora una volta pubblicamente le congratulazioni a Paola Cortellesi, che ha scritto e diretto il film magnificamente, naturalmente anche ai produttori e al distributore.
Il boom meraviglioso di C’è ancora domani è un fatto veramente molto importante perchè è un successo che fa bene a tutti noi ed apre anche delle strade molto significative in termini di prodotto. Abbiamo avuto finalmente un anno in crescita, molto importante per il cinema italiano, che ha raccolto molti successi al box office, ma anche a livello di prestigio internazionale.
Come si può migliorare?
Non è un percorso facile, non sarà così scontato, anche perché ci manca il cosiddetto cinema medio che una volta comunque aveva un suo pubblico. E anche il piccolo cinema d’autore, quello delle opere prime che aveva il suo discreto seguito, mentre oggi sembra che non lo abbia più o comunque si è molto ridotto.
Questo è il problema vero che dovremo capire e affrontare. Non si può andare solo su film eventizzabili, perché altrimenti non si potrebbero trovare e scovare i talenti del domani.
Qualcuno vorrebbe finanziare solo i film che incassano.
Chi dice che dobbiamo fare pochi film e tutti multimilionari secondo me sbaglia. Non credo che sia una politica giusta. Sicuramente abbiamo fatto troppi film in questi anni, forse dovremmo ridurli, però sono stati fatti per sostenere l’industria in un momento drammatico per l’occupazione, per le maestranze e per tutto il settore.
Adesso che quella fase è passata, sicuramente i numeri andranno ridotti anche da parte nostra, però un cinema sperimentale, delle opere prime, dei film con cui si provano a cercare delle nuove strade è fondamentale per qualsiasi cinematografia per poter far sì che se ne sviluppi sempre di nuova.
È quindi necessario non puntare solo sul box office per far crescere nuovi talenti?
Dobbiamo essere una palestra, se noi non facessimo più un certo tipo di cinema, quasi tutti gli autori importanti che ci sono oggi non ci sarebbero. Tantissimi registi, grandi maestri a parte, che c’erano già prima, sono nati facendo opere prime e opere seconde con la Rai, sia uomini che donne.
Credo sia doveroso fare la famosa attività di ricerca e sviluppo nella quale il servizio pubblico ha più responsabilità degli operatori privati.
Qual è il film prodotto che la rende fiero?
I film per me sono tutti uguali, poi ci sono quelli che hanno ottenuto risultati straordinari e altri magari meno.
Non ha risposto. Almeno ci dice il premio che l’ha più emozionata?
Il Leone d’Argento di quest’anno a Matteo Garrone per Io Capitano è stato molto emozionante, ma devo dire tutti i premi in generale mi hanno emozionato.
Il Leone d’Oro per Sacro GRA di Gianfranco Rosi nel 2013, l’unico per adesso che abbiamo preso, ma anche l’importantissimo Gran Prix speciale della giuria di Cannes nel 2014 ad Alice Rohrwacher per Le meraviglie.
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