Chi è MrBeast e perché non c’entra con la tragedia di Casal Palocco

TheBorderLine, il gruppo che in nome di una "challenge" alla guida di una Lamborghini ha travolto una Smart uccidendo un bambino di 5 anni, si sarebbe ispirato all'influencer con più follower al mondo. Eppure tra gli youtuber romani specializzati in sfide social e il modello statunitense c'è una differenza abissale. Ecco perché

Mi autodenuncio, sono un boomer. Guardo contenuti su Twitch – ma solo perché Prime mi consentiva l’abbonamento gratuito ad alcuni suoi canali – so chi sono gli influencer più importanti e alcuni li seguo, con moderato senso di vergogna con i miei amici intellettuali (tranne quelli con cui gioco a calcetto), ma a volte continuo a seguire la tv generalista, sento con soddisfazione la talk radio, soprattutto in macchina, e sì, quando ho saputo degli assassini in Lamborghini, che per una challenge del genere “50 ore” hanno ucciso un bambino e distrutto una famiglia, ho scosso la testa schifato da quella ricerca di fama a buon mercato. E pur sapendo chi fosse, sono caduto nella tentazione di pensare che un po’ di colpa fosse anche sulle spalle di MrBeast, Jimmy Donaldson.

Chi è Jimmy Donaldson, alias MrBeast, vi chiederete? Un 25enne che da 11 anni, da quando ne ha 14, ha intrapreso una carriera da influencer che ora lo vede come la persona fisica con il canale YouTube con più iscritti al mondo. Per intenderci, ha più follower lui che abitanti la Russia, si avvia a essere l’ottavo Stato più popolato al mondo, sia pure solo virtuale.

Perché se ne interessa un boomer? Perché appunto i TheBorderLine, con qualche centinaio di migliaia di follower su YouTube, lo hanno eletto a loro modello, per le loro challenge, tra cui quella maledetta 50ore alla guida di una Lamborghini a noleggio che, nella seconda giornata sull’auto di lusso in movimento lanciata a tutta velocità dalle parti di Casal Palocco, ha travolto una Smart con una donna e i suoi due figli. Uccidendo Manuel, 5 anni.

E gli organi di informazione, quasi a giustificarli, hanno subito inserito nei loro titoli, occhielli, articoli MrBeast. E così abbiamo scoperto, noi, che non c’entra nulla.

Non solo per la banale ma mai abbastanza ripetuta massima per cui l’emulazione è il segno inequivocabile dell’idiozia di chi imita e certo non di chi viene imitato – vale per Gomorra, i videogiochi o fumetti violenti o per qualsiasi cosa Moige, Codacons, associazioni genitori ansiosi e moralisti di vario genere abbiano stigmatizzato nell’ultimo secolo, a partire dal bikini per arrivare a Carmageddon – ma anche perché solo questi cinque peones della Rete (che hanno visto persino la Sony Italia cascarci, va detto) potevano pensare di essere comparabili a James Stephen Donaldson. Loro, che hanno continuato a filmare anche dopo l’incidente.

MrBeast: challenge pericolose, per chi?

MrBeast fa delle challenge pericolose? Sì, anche più estreme, visto che il suo video recente più popolare è il montaggio della sfida in cui ha pagato un sicario per ucciderlo. Ne è uscito un piccolo film d’azione, con tanto di inseguimenti e pure un carro armato. Si è fatto seppellire vivo per le famose “50 ore” che sono un suo marchio di fabbrica, ha trovato persino il direttore di un carcere che ha acconsentito a metterlo in isolamento nella sua struttura di massima sicurezza. Per due giorni e spicci, come sempre.

Avete intuito la prima grande differenza tra Jimmy e il quintetto capeggiato da Matteo Di Pietro (il ragazzo alla guida della Lamborghini Urus a noleggio, strano che potesse guidare un veicolo di quella cilindrata)?

Esatto, Jimmy mette in pericolo solo se stesso, al massimo qualcuno che è evidentemente consenziente (come quando prova tutti i velivoli che può noleggiare dal prezzo di un dollaro a mezzo milione, altro suo format, e decide di salire su un biposto con un uomo che l’ha guidato prima solo sei volte e mai con un passeggero), non un’intera comunità. E se lo imitate meritate di finire ai Darwin Awards e vincere in tutte le categorie, senza alcuna pietà.

Qui parliamo di ragazzi costituitisi in società fin dal 2020 – 190.000 euro circa i ricavi lo scorso anno – che puntavano a guadagnare sfruttando l’idiozia propria e altrui. Cosa che ha fatto anche MrBeast, ma riuscendo a diventare famoso perché davanti a una videocamera accesa e mandata in diretta sul canale YouTube ha contato fino a 100.000. Quando è cresciuto ha ordinato per 1000 volte lo stesso menu allo stesso fast food. Stupidi noi ad adorare queste surreali follie, non certo lui a monetizzarle.

Tra Squid Game e Jackass

Al di là della destrutturazione interessante che fa quasi debordianamente e probabilmente inconsapevolmente della società dello spettacolo, MrBeast è un milionario (50 i milioni di dollari guadagnati nel 2022) che da quando è maggiorenne è uno dei filantropi più attenti e attivi del panorama benefico statunitense, che pur avendo una faccia da schiaffi rara e uno sguardo che non appare tra i più arguti, invece di vantarsi e urlare incitando al rischio se stesso o qualcun altro, sottolinea i pericoli che sta correndo e che ha redatto un rigido protocollo di sicurezza per sé e per chi dovesse essere coinvolto nelle sue bizzarre sfide. Ovvio, preferirei che un 25enne così intelligente non avesse abbandonato il college (come Steve Jobs) e mettesse a frutto la sua genialità in altro modo, ma ve l’ho detto, sono un boomer.

E se mi dite che ha replicato Squid Game dal vivo, sappiate che vi consiglio di respirare prima di condannarlo. Ha tirato su 3,5 milioni di dollari per i giochi organizzati per i 456 concorrenti, in lizza per vincere i 456mila dollari finali: venivano eliminati attraverso un dispositivo elettronico, posizionato sul ventre, che simulavano una ferita d’arma da fuoco a sfida nel gioco fallita. Qualcuno sul petto aveva anche una GoPro per riprendere le sue azioni in soggettiva.

Stesso discorso per le ‘guardie’ in tuta rossa, che al posto delle armi hanno maneggiato videocamere per riprendere più da vicino i partecipanti. Un piccolo premio in denaro è andato anche a chi non è riuscito a raggiungere la finale, parte è andato in beneficienza, praticamente un Lol più coatto e movimentato (peraltro il tiro alla fune su ponte di vetro con atterraggio su un mare di gommapiuma pagherei per viverlo).

TheBorderline non è dunque il segno del decadimento dei costumi dovuto a influencer, social e affini, non più di quanto lo sia stato Berlusconi su Tik Tok. Sono il segno invece di quanto via sia una disinformazione dilagante in chi dovrebbe osservare, raccontare, decifrare la realtà, di come la chiave del successo, del guadagno diventi un modo per semplificare parabole esistenziali ed imprenditoriali così da ridurle a etichette, titoli, acchiappaclic. E giustificare cinque criminali.

Un modo come un altro per scavare una voragine tra generazioni, che leggeranno la moralistica condanna verso MrBeast, che ha l’unica colpa di avere adepti autonominatisi tali con una scarsa alfabetizzazione etica e culturale, oltre che un pubblico di dementi (molto più complice di MrBeast, peraltro, guardate i commenti in diretta). Come i tanti giornalisti che ne hanno parlato, come chi ha lasciato commenti social un tanto al chilo, come chi presto chiederà di oscurarne il canale o ne discetterà senza neanche averlo aperto, figuriamoci capito.

In fondo siamo in un mondo in cui i Jackass sono sempre stati fighi perché passavano in tv, e invece MrBeast che agisce altrove per noi boomer, è il male.