La piattaforma Egair (European Guild for Artificial Intelligence Regulation) ha una missione: salvaguardare il lavoro degli artisti e dei creativi a fronte della rivoluzione tecnologica. L’intelligenza artificiale (IA) viene definita come la next big thing. Ovvero la prossima cosa che cambierà il mondo. Negli ultimi anni di cose che avrebbero dovuto cambiare il mondo ce ne sono state diverse, tutti buchi nell’acqua.
Prima gli NFT (non fungible token) e poi il metaverso, che dopo un annetto sulla cresta dell’onda è tornato – fortunatamente – ad essere uno spiacevole pensiero laterale. Ora ci sono le IA, queste sì che cambieranno il mondo, dato lo hanno già cambiato. Oggi usiamo questo termine ombrello soprattutto per indicare Chat GPT e Midjourney, le cosiddette IA generative. Servizi con i quali tutti ci siamo sbizzarriti negli ultimi mesi, ma che hanno un problema. Anzi più di uno.
Il 14 giungo, il Parlamento europeo ha dato il via libera al cosiddetto “AI Act”, la regolamentazione delle intelligenze artificiali. L’approvazione definitiva da parte dell’Unione europea è prevista per la fine dell’anno, secondo fonti vicine alle istituzioni riportate dal Sole 24 Ore.
Il progetto Egair, parola a Lorenzo Ceccotti
Le istituzioni hanno sempre avuto una palpabile difficoltà nel rimanere al passo con la next big thing. Questo, almeno, le istituzioni nazionali, perché quelle europee su questo fronte stanno dimostrando una certa lungimiranza, anche grazie alla regolamentazione sui dati nota come GDPR.
A denunciare i problemi di queste nuove IA sono in tanti, e questa voce è stata incarnata da Egair: una piattaforma, con un suo manifesto. Una rete di persone, di creativi, con la proposta di “chiedere un trattamento rispettoso dei dati sulle opere coperte da copyright”. “Il primo che regolamenta questo settore sarà anche il primo a trarne i veri vantaggi,” spiega Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ.
Romano classe ’78, disegnatore e fumettista che ha pubblicato con Bao Publishing fumetti fantascientifici e cyberpunk come Golem e Geist Maschine Vol.1, e poi Monolith per Sergio Bonelli Editore, Lorenzo Ceccotti è tra gli artisti che hanno lanciato il progetto Egair e che ora hanno ottenuto una vittoria. Diverse istanze del movimento saranno infatti incluse nell’AI Act dell’Europarlamento. E questa sfida per la regolamentazione delle intelligenze artificiali è proprio una “battaglia europea”, afferma l’artista. Un percorso che inizialmente sarebbe dovuto durare anni, ma che alla fine è durato solo cinque mesi: Egair è infatti un progetto partito a gennaio, e in poco tempo è riuscito ad avere un impatto significativo sui legislatori dell’Ue. “Non ti voglio dire che eravamo al settimo cielo visto che mancano ancora diversi aspetti per noi cruciali, ma è un enorme passo avanti”, racconta Ceccotti a THR Roma.
Una serie di coincidenze politiche, di finestre di opportunità: “L’impatto culturale di Chat GPT è stato così marcato che non hanno potuto ignorarci”.
Scraping e riciclaggio di dati
Tra i problemi delle nuove tecnologie c’è lo scraping. È la procedura di raccolta di dati da internet con dei bot, vuol dire letteralmente “grattare via”. Lo scraping è un modo di procedere problematico se fatto senza rispetto della privacy e del diritto d’autore. Si tratta – ci spiega Ceccotti – di “una specie di pesca a strascico di dati su internet: senza controlli, prendendoli solo perché disponibili”.
Lo scraping – in primo luogo – esiste e viene utilizzato ampiamente nella ricerca accademica, per analisi e statistica su grandi quantità di dati. “I dataset che vengono generati per la ricerca accademica sono fatti con delle eccezioni alla privacy e al copyright – spiega il disegnatore – perché rimangono argomenti di ricerca”. Per esempio, è come minimo discutibile se i dati presi con intento di ricerca finiscono nelle mani di compagnie.
E purtroppo sembra che siano diverse le aziende nel settore che fondano non-profit a scopo di ricerca per poter aggregare dati con permessi accademici, per poi donare gli interi dataset alle proprie compagnie. Questo processo, già documentato, viene definito proprio riciclaggio di dati, o all’inglese data laundering. Diverse aziende – spiega Ceccotti – hanno “utilizzato il fair use accademico come dispositivo di riciclaggio per dati illeciti”.
Il “training right”
Nel manifesto viene citato anche un altro concetto, coniato proprio dalla piattaforma Egair: il training right, un “nuovo” diritto. Una specie di “gemello” del copyright: “Se tu vuoi fare machine learning partendo da alcuni dati, devi chiedere il consenso alla persona”.
La persona – a quel punto – può scegliere se concedere gratuitamente i dati, oppure no. Oppure concederli su condizione. “Tu sfrutti i miei dati per il machine learning a patto che stringiamo una serie di accordi e questi accordi possono riguardare anche la durata dell’accordo – spiega Ceccotti – uno scambio economico, oppure che venga sfruttato su alcune piattaforme e non altre, per farci alcuni prodotti e non altri”. “Accorgimenti che – continua il disegnatore – sono sintetizzabili in termini e condizioni contrattuali, come accade normalmente con il copyright”.
I Big Data? Sono il “nuovo petrolio”
Il motivo per cui una regolamentazione è necessaria, secondo Ceccotti, è perché “i Big Data sono il nuovo petrolio”. “Dovremmo essere i primi a darci regole, siccome abbiamo delle infrastrutture che rispetto agli altri sono all’avanguardia sulla regolamentazione, per l’Europa si delinea un futuro felice se si muove bene e per tempo”.
Egair si sta concentrando ora sul Data Act e su tutti i principi di sovranità digitale, un termine – ammette Ceccotti – un po’ “bizzarro”, ma semplice: “Il paese di origine dei dati ha l’autorità su quei dati”. Insomma, la “battaglia europea” continua.
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