“Twitter è morto, viva Twitter”, afferma l’imprenditore e informatico Stefano Quintarelli. Il social acquistato da Elon Musk lo scorso ottobre, e costato 44 miliardi di dollari, ha ora ricevuto un gigantesco rebranding. L’applicazione ha cambiato completamente faccia, partendo proprio dal suo logo. L’uccellino blu che lo ha reso famoso nel mondo ora è stato sostituito da una “X”. Si può dire, quindi, che l’imprenditore sudafricano abbia messo una croce – letterale – sopra Twitter, social network di microblogging creato da Jack Dorsey.
Da una settimana, il logo è già cambiato sul social network. Dalla sera alla mattina, e il dominio X.com rimanda alla piattaforma di Musk, e da marzo 2023 la società che possiede il social si chiama X Corp. “Il più grande dilapidamento nella storia dei social, incomprensibile”, afferma ancora Quintarelli, sostenendo che questa mossa è in tutto e per tutto un “ritorno al passato”, ma soprattutto una scelta “senza senso”.
Guardando il suo storico imprenditoriale, l’idea di Musk non è completamente nuova. Al contrario arriva da lontano, dagli anni Novanta. Dopo un’esperienza in Scotiabank, una grossa banca canadese, l’imprenditore aveva fondato una sorta di banca online, chiamata – per l’appunto – X. Un eterno ritorno di questa lettera, anche con l’azienda spaziale SpaceX, con la società di intelligenza artificiale X.AI di prossima fondazione, e ora con Twitter.
X, fallita un anno dopo la sua fondazione, ha dato poi origine a PayPal, e il suo dominio internet X.com è sempre stata un’ossessione per il miliardario sudafricano, aveva per lui un “valore sentimentale”, tanto che ne ha riacquistato il dominio da PayPal nel 2017.
Un ritorno al passato di Musk
Elon Musk sta tornando, secondo Quintarelli, ai fasti di PayPal, che lo hanno portato al successo mediatico ed economico. “Vuole far diventare Twitter un marketplace di contenuti tra produttori e consumatori. Però c’è una grande differenza, quando è nato PayPal il settore non era affollato, ma soprattutto non era regolato”, spiega l’esperto a THR Roma. E continua: “Adesso i concorrenti ci sono, così come i regolamenti: ogni anno più forti e più stringenti”.
Il suo progetto, assieme alla nuova amministratrice delegata Linda Yaccarino (ex responsabile della pubblicità di NBCUniversal), è quella di trasformare la piattaforma in una “app di tutto”. Un servizio che nel gergo è conosciuto come super-app, ovvero un’applicazione mobile o web in grado di offrire diversi servizi, tra cui transazioni finanziarie ed elaborazione pagamenti. Un esempio celebre di cosiddetta super-app è WeChat di Tencent, con grande diffusione in Cina e che attraverso WeChat Pay permette scambio di denaro.
“Le applicazioni tipo WeChat è difficile che nascano in Occidente”, analizza Quintarelli. “Quando WeChat è nato non c’erano vincoli regolamentativi forti in Cina – continua – e poi è diventato organico con il governo cinese per la possibilità di controllo delle persone”. E continua: “Il caso cinese, non nasce in un contesto di libero mercato come il nostro, e già competitivo. Nasce in un contesto in cui non c’era competizione e con la concorrenze guidata dallo Stato”. La super-app è quindi un concetto che è “difficile si possa replicare in Occidente”.
Twitter super-app, tra privacy e antitrust
“Musk è superficiale nei confronti delle regole”, afferma Quintarelli, ricordando la compravendita di Twitter avvenuta proprio in circostanze di manipolazione di mercato. Elon Musk aveva infatti annunciato di voler acquisire Twitter, portando il valore delle azioni alle stelle, solo per rivenderle. Costretto poi all’acquisto della piattaforma, “altrimenti andava in galera”, afferma Quintarelli.
“È ignorante non nel senso di non sapere, ma nel senso proprio di ignorare o di non essere interessato alla regole”, continua l’esperto. E il concetto stesso di super-app porta con sé diversi rischi per quanto riguarda privacy e antitrust. Ma Quintarelli è fiducioso, per così dire: “Non credo ci arrivi proprio alla super-app”. “Nel momento in cui dovesse avere successo ci saranno problemi antitrust, di privacy. Ce ne saranno un’infinità di problemi. Ma lui ha dimostrato una scarsa comprensione del sistema regolatorio oggi”, osserva Quintarelli.
Inoltre, continua l’esperto, “da quando ha comprato Twitter, i ricavi si sono ridotti enormemente e la compliance alle regole è diventata un casino”. “È un marchio che si è indebolito tantissimo, con la fuga di utenti e media”, annota Quintarelli. E continua: “Se prima era vero che Twitter non andava benissimo, durante il Covid ha comunque sempre guadagnato. Ora sta perdendo”. Elon Musk è in una fase in cui sta cercando di trovare un’idea che possa convincere il pubblico e gli investitori, “di trovare qualcosa che funzioni”. “Auguri”, conclude Quintarelli.
Livia Paccarié ha contribuito a questo articolo
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