A Meta è arrivata una multa salatissima. L’autorità europea garante della protezione dei dati (EDPB) ha sanzionato la big tech di Mark Zuckerberg per 1,2 miliardi di euro. Si tratta della multa più alta mai inflitta dal regolatore irlandese per una violazione del GDPR (regolamento generale sulla protezione dei dati).
Una cifra astronomica che Meta Platforms Ireland Limited (Meta IE) deve ora pagare per aver violato le leggi europee sulla privacy. L’oggetto dell’accusa è il trasferimento di dati personali negli Stati Uniti effettuati “sistematicamente” da luglio 2020, con scarse garanzie sulla privacy rispetto all’Unione Europea. Andrea Jelinek, presidente dell’EDPB, ha affermato che la “violazione di Meta IE è molto grave, poiché riguarda trasferimenti sistematici, ripetitivi e continui.”
Ma l’azienda con sede al numero 1 di Hacker Way non è la sola a trasferire i dati degli utenti negli Stati Uniti, ed è anzi una pratica estremamente diffusa tra le aziende tecnologiche. Queste raccolgono i dati degli utenti nei loro data center americani, al fine di proporre i propri servizi e le pubblicità.
“Facebook ha milioni di utenti in Europa, quindi il volume di dati personali trasferiti è enorme – aggiunge Jelinek – una multa di questa portata è un segnale forte anche per altre organizzazioni”. Il garante ha anche ordinato a Meta di rendere i suoi trasferimenti di dati conformi al GDPR.
Meta presenterà ricorso
La big tech californiana ha però dichiarato di voler presentare ricorso contro la multa, definendola “ingiustificata e non necessaria”.
Nick Clegg, presidente degli affari globali di Meta e Jennifer Newstead, a capo dell’ufficio legale, scrivono in una nota ufficiale che “esiste un conflitto di leggi tra le regole del governo degli Stati Uniti sull’accesso dei dati e il diritto alla privacy europeo. Un conflitto che i responsabili politici dovrebbero risolvere in estate”.
E aggiungono: “Intendiamo impugnare sia la sostanza della decisione che le richieste, inclusa la multa”. Il nuovo quadro per la protezione dei dati concordato dall’UE e dagli Stati Uniti, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, potrebbe essere pronto entro luglio.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma