Continua il terremoto in casa OpenAI. Dopo il licenziamento dell’ex CEO Sam Altman, più di 500 dipendenti dell’azienda hanno firmato una lettera aperta chiedendo le dimissioni del consiglio di amministrazione e la riassunzione di Altman e Greg Brockman.
In chiusura alla lettera, i dipendenti dell’azienda madre di Chat GPT hanno inoltre annunciato che – se le condizioni non verranno soddisfatte – sono pronti a seguire Altman, da poco assunto da Microsoft, nella nuova divisione della big tech di Redmond legata all’intelligenza artificiale.
“Non possiamo lavorare per o con persone che non hanno competenza, giudizio e attenzione per la nostra missione e i nostri dipendenti”, si legge nella lettera. E continua: “Microsoft ci ha assicurato che ci sono posizioni per tutti i dipendenti di OpenAI in questa nuova filiale, qualora decidessimo di farne parte”.
Altman, una delle figure più importanti nel panorama delle intelligenze artificiali, dopo la notizia dell’assunzione in Microsoft ha semplicemente commentato con “la missione continua”, mentre il CEO di Microsoft Satya Nadella ha fatto sapere che l’azienda non vede l’ora di muoversi rapidamente “per fornire loro le risorse necessarie per il loro successo”.
Il weekend di fuoco di OpenAI
Dopo il licenziamento di Altman venerdì 17 novembre, il consiglio di amministrazione ha nominato come CEO ad interim la CTO dell’azienda Mira Murati, la cui amministrazione è durata circa due giorni. Nella notte tra domenica 19 e lunedì 20 novembre, infatti, Murati (che risulta come prima firmataria della lettera aperta) è stata sostituita con l’ex amministratore delegato di Twitch Emmett Shear.
Microsoft continua ad avere un rapporto con OpenAI. Nadella ha affermato che la big tech rimane impegnata nella partnership: “Abbiamo fiducia nella nostra roadmap di prodotti, nella nostra capacità di continuare a innovare con tutto ciò che abbiamo annunciato al Microsoft Ignite e nel continuare a supportare i nostri clienti e partner”.
La big tech di Redmond ha scommesso sulla partnership con l’azienda per potenziare la propria posizione e tecnologia nello spazio dell’intelligenza artificiale, integrando ChatGPT all’interno del motore di ricerca Bing. Google e Meta, invece, hanno sviluppato internamente il proprio strumento d’IA generativa.
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