Dentro l’odissea di Nour, migrante siriana: i videogiochi e la realtà virtuale ora raccontano anche l’immigrazione

Un gioco organizzato come una chat di Whatsapp: i giocatori chattano con una profuga, seguono il suo viaggio verso l'Europa, tra trepidazioni, rischi di morire in mare o per per mano di trafficanti. Rossella Miccio, presidente Emergency: "Sono strumenti utili per avvicinare i giovani alla realtà dei conflitti"

Nour è una migrante siriana. Scappa dal suo paese natale e sogna una vita migliore. In fondo chi non desidera vivere tranquillo, lontano da guerre, fame e governi autoritari. Lei è la protagonista del videogioco Bury Me, My Love (in italiano Se mi ami, non morire), un’esperienza interattiva realizzata dallo studio francese The Pixel Hunt e che ha trasformato una grande inchiesta del quotidiano francese Le Monde in un videogioco. 

Un videogioco che si presenta esattamente come una chat di Whatsapp. I giocatori e le giocatrici interpretano Majid, marito di Nour. E mentre lei intraprende il viaggio per arrivare in Europa, noi messaggiamo con lei, che ci racconta le sue giornate, i pericoli e il rischio di morire in mare, per mano di trafficanti o polizia di frontiera. Proprio come una chat, i messaggi arrivano tutti i giorni. Ma a volte non ci sono sue notizie, per giorni. Ogni minuto senza notizie è straziante, fa sentire impotenti e impossibilitati ad aiutare Nour. Poi un messaggio, sta bene. Oppure, il tragico epilogo.

Bury Me, My Love è uno dei primi esempi di quello che viene definito interactive journalism, i videogiochi al servizio del giornalismo, ma in generale il “battesimo” di questo nuovo linguaggio di comunicazione di massa al servizio civile e al racconto del mondo. 

“I nuovi media sono strumenti utili ad avvicinare il pubblico italiano alle realtà dei conflitti che vediamo in giro per il mondo”, ha dichiarato a The Hollywood Reporter Roma Rossella Miccio, presidente della Ong Emergency, che dal 2017 ha iniziato invece a produrre contenuti per la realtà virtuale e video a 360 gradi non soltanto per promuovere le sue attività, ma anche per mostrare le crisi nei vari teatri globali, soprattutto per quanto riguarda l’immigrazione.

Una crisi dell’accoglienza

La recente cronaca che arriva da Lampedusa, che ha visto l’arrivo dall’11 settembre di più di 11mila persone con centri al collasso e incapacità nella gestione, ha dimostrato l’inconsistenza della retorica dell’estrema destra meloniana, ma anche – come ha sottolineato il quotidiano francese Libération – l’inesistenza di una crisi migratoria quanto di accoglienza. 

Una crisi alimentata da politiche migratorie miopi e da un dibattito politico esacerbato, che ha preso di mira le Ong che soccorrono le persone al largo – spesso definite dell’estrema destra come “taxi del mare” – e che ha alimentato l’odio xenofobo nei confronti di persone che – anche per colpa del cambiamento climatico – decidono di intraprendere un viaggio della speranza per arrivare in Europa.  

“Più che una crisi dell’accoglienza”, spiega ancora Rossella Miccio, nel corso dell’evento Pace e Pace svoltosi a Roma tra piazza Sempione e Parco Nomentano il 30 settembre, “è una crisi costruita a tavolino, legata alla non volontà di gestire i flussi migratori, e quindi di creare situazioni vergognose come quelle di Lampedusa, sulla pelle delle persone e per scopi puramente politici e di parte”. E continua: “Le risorse ci sono, le soluzioni pure. Basta soltanto volerlo”. 

Un fotogramma dal video realizzato da Emergency sulla Life Support.

Un fotogramma dal video realizzato sulla Life Support di Emergency. (Courtesy of Emergency)

L’impegno dei videogiochi e dei nuovi media

Se il cinema ha già dimostrato, dai tempi del neorealismo di Rossellini e Visconti, il suo impegno civile, i videogiochi – nonostante i loro cinquant’anni di storia – stanno ora cominciando ad abbracciare tematiche sociali e rappresentazioni più aperte e informate, di attualità.

C’è del potenziale in quella che viene definita decima arte. Lo dimostra non soltanto l’uscita di alcuni dei videogiochi indie più importanti degli ultimi anni, come Papers, Please di Lucas Pope, un gioco in cui si interpreta un ispettore di frontiera; Not Tonight di Panic Barn, in cui vestiamo i panni di un cittadino europeo in una distopico Regno Unito post-Brexit; oppure Venba di Visai games, un videogioco di cucina in cui il cibo è il leit motiv con cui si affronta l’immigrazione e l’affermazione della propria cultura. Ma grande impegno si sta vedendo, più in generale nei media immersivi, e molto sul fronte della realtà virtuale. 

Lo dimostra l’investimento sempre maggiore di Emergency nella realizzazione di filmati a 360 gradi dai luoghi in cui operano, partendo dai campi profughi siriani in Iraq passando per l’Afghanistan e arrivando in Uganda. L’ultimo dei loro progetti è stato realizzato sulla Life Support, l’imbarcazione in missione nel Mediterraneo che dall’inizio della sua missione nel dicembre 2022 ha soccorso in mare 983 persone. 

L’attenzione è sul pubblico più giovane, ed Emergency ha intenzione di continuare a procedere su questa via, anche se per adesso non c’è ancora una distribuzione vera e propria.